LA STORIA / QUELLA STUPIDA AGENDA DELLA “Musica leggerissima” CANTATA DA COLAPESCE E DIMARTINO
di Mariangela Rosato______
E’ di nuovo tardi oggi, mannaggia a me. Questa cavolo di agenda dove scrivo tutto dove l’ho messa? Oh Cristo, ma come mai non trovo niente, sembra che lo faccia apposta, sembra che tutto sia fatto apposta: gli appuntamenti rimandati, le carte dimenticate a casa, questo santo telefono di Dio che quando hai bisogno di un numero, e ce ne vuole per trovarlo.
Oh Cristo, ma dove l’ho messa questa agenda di Dio, dove? Non ce la faccio più!
Ieri Marta mi ha detto che vuole andare via di casa, che basta è finita, mi lascia così su due piedi: una grande bastarda e basta, senza troppi giri di parole. Non pensa a me, a Sofia, a noi? Lei è ancora piccola e la volevamo così tanto Sofia. Quando mi disse per la prima volta che voleva costruire una famiglia con me non ci credevo. Avrebbe potuto avere chiunque, ma lei aveva scelto me e nessun altro e io, nonostante le perplessità, avevo finito per crederci così tanto che ad un certo punto sembrava che tutto, persino il più insensato tormento, avesse trovato finalmente il posto che avrebbe dovuto occupare da sempre: sotto terra, sepolto in una buca profonda che a ritrovarlo ci sarebbero voluti anni, ma che dico anni, secoli, un’eternità. E invece, guardati, ora Fede, lei mi chiamava così: sei un uomo per cui il nulla è la cosa più importante che possa avere.
Na na na na, bella questa canzone alla radio: Metti un po’ di musica leggera/ perché ho voglia di niente/ anzi leggerissima/ parole senza mistero/ allegre ma non troppo. Metti un po’ di musica leggera/ nel silenzio assordante/ per non cadere dentro al buco nero/ che sta ad un passo da noi, da noi/ più o meno.
Mi sa che io nel buco nero ci sono già finito da un pezzo. Cristo, questa bastarda di agenda dove l’ho messa per amor del cielo! Non ce la faccio più, ieri ha detto che sarebbe andata via con lei e che mi avrebbe proibito di vederla e tutto questo l’ha detto vicino alla mia piccola Sofia, ma perché ha fatto così? Avremmo potuto parlarne in disparte, avrei potuto provare a frenarla, avrei potuto provare a recuperare… ma cosa vuoi recuperare Fede oramai è finita, e basta fine della storia. Eppure, io non ce la faccio ancora a dimenticare, a cancellare in un batter di ciglia quello che è stato, a far eclissare gli eventi uno dietro l’altro quasi fossi in un domino che tassello dopo tassello, secondo dopo secondo: crolla.
Si annida nei pensieri/ in palestra/ tiene in piedi una festa/ ripensi alla tua vita/ alle cose che hai lasciato/ cadere nello spazio/ della tua indifferenza/ animale
E ne ho fatte cadere di cose nello spazio io, prima di tutto me stesso. Ma questa cavolo di agenda di Dio, dove mai l’avrò messa? E ce ne vuole a rovistare in questa macchina. Che ci fanno tutti questi cataloghi qui? Vediamo un po’ cos’è questo… ah, quel farabutto del mio capo mi deve ancora pagare ed il progetto gliel’ho consegnato più di tre mesi fa, qui non si parla certo di un giorno. E menomale che mi aveva detto di non preoccuparmi, che questa volta avrebbe rispettato i tempi e che non ci sarebbero stati più ritardi e l’ha fatto in nome di sua madre.
Che bastardo eh! Ed io come un fesso ci ho creduto, anche lui mi ha fottuto, in realtà lui mi fotte sempre. Il mio capo mi fotte e io continuo a farglielo fare perché, in realtà, la cosa conviene anche a me: nel suo studio ho sempre un posto libero, ogni tanto mi rifila qualche progetto e, anche se dopo mesi, alla fin fine mi paga sempre.
Il problema reale è legato a quegli altri bastardi per i quali ho fatto un progetto di parco giochi per bambini più di un anno fa e ancora devo ricevere uno stralcio di centesimo. Era un bel parco giochi e non solo a parer mio, l’avevo progettato pensando proprio a Sofia. Ci avevo messo due altalene di colore blu chiaro, il colore preferito della mia Sofia, due giostrine che ruotavano con un motivo tutto floreale, a Sofia piacciono così tanti i fiori, un piccolo pony, Sofia mi ha sempre detto di voler andare al maneggio un giorno e io ho promesso.
Che orribile che sono, avrei forse fatto meglio a portarla al maneggio piuttosto che di spendere il mio tempo per un progetto inutile. Inutile sì, perché non soltanto non mi hanno pagato, alla fin fine avrei potuto sempre accontentarmi di giocare con la mia Sofia, ma la cosa scioccante è che ancora le devono mettere quelle due giostrine, ancora li devono fare quei lavori che avevo previsto. Ieri ho chiesto spiegazioni, ma nessuno mi ha risposto e ancora una volta ho deluso la mia Sofia: le avevo promesso tante di quelle cose…
Metti un po’ di musica leggera/ perché ho voglia di niente/ anzi leggerissima/ parole senza mistero/ allegre ma non troppo Magari potessi svuotare la testa di tutti questi pensieri che si accavallano uno dietro l’altro.
Non è possibile, io non la trovo ancora questa cavolo di agenda del signore, l’avrò lasciata a casa? Non posso neanche ritornare perché è troppo lontano e sicuramente non farò in tempo per l’appuntamento con quel cliente con cui ho parlato ieri al telefono. Sembra essere un buono progetto.
Lo so che non devo farmi fregare, che devo essere più furbo di quello che sono, ma mi sa tanto che qui qualcosa c’é. Sì, qualcosa qui c’è Fede. Mi ha solo accennato per il momento parlandomi dello ristrutturazione di alcuni appartamenti, la messa a nuovo di un insieme di case autonome ed io ho detto di sì. Ho visto giusto qualche bozza, ma l’idea c’è: il progetto, le prospettive, l’utilizzo dei materiali. Che sia la volta buona per una svolta finalmente in questa fottuta esistenza? Fottuta Federico, sì fottuta, eh accidenti a me e al mio carattere che non sono riuscito a cambiare in tutti questi anni.
Come fanno loro, gli altri a cambiare? Dicono tutti che è facile, che basta volerlo, che in fondo basta fare quel passettino alla volta, quel salto in più e tutto si sistema andando per il verso giusto. Ma sai che ti dico Federì? Dimenticati di ciò che ti dicono perché mentono, mentono sapendo di mentire, mentono perché nessuno può cambiare se non abbattendosi nella sofferenza. Mentono quando ti dicono che loro sono migliori di te, che loro ce l’hanno fatta e tu no. Mentono, perché anche loro si crogiolano in qualcosa che non hanno e che vorrebbero avere. Lo sai qual è la verità Federì? La verità è che non siamo contenti mai!
Metti un po’ di musica leggera/ nel silenzio assordante/ per non cadere dentro al buco nero/ che sta ad un passo da noi, da noi/ più o meno. Ci sono caduto con tutte le scarpe in questo buco nero e quando ne uscirò?
Cristo! Dove sta questa maledetta agenda? Dove?
Federico, ma se non riesci neanche a trovare la tua agenda ed ogni santo giorno è sempre la stessa cosa vuol dire che hai perso anche quel briciolo di sensatezza che ti restava. E’ da ieri che non parlo con Marta, che non sento la voce di Sofia. Crede forse che può portarsi via la mia Sofia così? Troppo fesso mi fa, ma io fesso non lo sono per niente.
Rimane sottofondo/ dentro ai supermercati/ la cantano i soldati/ i figli alcolizzati/ i preti progressisti/ la senti nei quartieri/ assolati/ che rimbomba leggera/ ripensi alla tua vita/ alle cose che hai lasciato/ cadere nello spazio/ della tua indifferenza/ animale.
Sono proprio un animale, sì. Ma che vada al diavolo questa agenda! Pure lei mi prende per i fondelli e io non ci sto più. Niente agenda oggi e si va alla conquista di questo nuovo progetto. Dai Federico, mordi il tuo cliente da animale!
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