LA DOMENICA DELLA CITTA’ GIA’ IN LOCKDOWN: ECCO COME HO SANTIFICATO, E POI HO SANIFICATO, LA FESTA
di Raffaele Polo______
La domenica andando alla messa, circondata dai miei amatori: anni addietro è stata Gigliola Cinquetti a riprendere questa vecchia canzone popolare, interessante perché focalizzava benevolmente l’idea della Messa, come era tempo addietro. Che si andava la domenica, non si vedeva l’ora perché arrivassero le nove o le dieci, quando c’era la ‘messa dei giovani’ e allora si potevano incontrare i coetanei, soprattutto le ragazze che, altrimenti, non sarebbero potute uscire da sole… E il momento più bello della Messa era l’uscita, con la famosa frase ‘Ti posso accompagnare?’, che era un preludio ambitissimo alle successive richieste.
Altri tempi, che ricordiamo con nostalgia.
Oggi, vado ancora a messa. Adesso la chiamano ‘Messa delle famiglie’, dovrebbe essere dedicata ai più giovani e, in realtà, un po’ di ragazzi ci sono, turbolenti come eravamo anche noi, indisciplinati sotto lo sguardo delle ‘catechiste’ che si agitano, si sgolano per farli rimanere fermi e attenti.
Io sto nel coro, e anche qui c’è una maestra che ci fa mille segni, che ci esorta al silenzio e, ultimamente, al ‘distanziamento’. Tutti con le mascherine, naturalmente. E chi l’avrebbe immaginato un coro con le mascherine, eppure eccoci qui, a intonare gli inni sacri con la tenuta anti-Covid e il telefonino in mano. No, non siamo maleducati, ma ai tradizionali spartiti raccolti nella cartellina nera, abbiamo sostituito il telefonino, che ha tutto, accordi, testo, musica, parole, spiegazioni, c’è da sbizzarrirsi e poi, nelle pause, c’è anche WhatsApp, lo so che non si dovrebbe fare ma la tentazione è troppo forte…
Anche qui, il momento più esaltante, ma non lo diciamo, è quando c’è la formula finale, tutti si precipitano verso l’uscita (Uscita a destra, mi raccomando, non vi accalcate) e rimane solo il coro che canta a gran voce, la maestra fa cenno che può bastare, è finita anche per noi. Fuori dalla chiesa, non ci sono i tradizionali capannelli e non c’è nessuno da accompagnare, però…
Ci rimane la tradizionale visita con acquisto alla pasticceria.
Inutile dire che anche qui, davanti alla porta c’è uno sbarramento costituito da un tavolo messo di traverso, ad impedire l’entrata. In religiosa fila e confabulando con i nostri vicini di mascherina, aspettiamo il turno, arrivati davanti alla signorina che prende le ordinazioni, il dialogo pare una commedia di Beckett:
-Quante?
-Dieci, mignon. Zeppole?
-Fritte o al forno?
-Un po’ e un po’
-Basta?
-Uno sciù.
-Vedo se c’è. Avanti un altro.
Intravediamo, con la coda dell’occhio, la vetrina con i cannoli in bellavista. Ma la ragazza se n’è andata e adesso siamo in un’altra fila, ad aspettare il turno per il pagamento e il ritiro merce. Niente da fare, oggi niente cannoli.
Torniamo a casa col prezioso pacchettino in mano. Anche questa volta, nonostante il Covid, abbiamo ‘santificato la festa’.
Posiamo le paste sul tavolino appena in tempo, prima di sentire una voce interiore che ordina: ‘Lavati le mani!’. E ci rechiamo subito in bagno, a lavarci le mani.
Ma, ancora una volta, il dubbio ci assale: la mascherina la togliamo prima o dopo?______
LA RICERCA nel nostro articolo di ieri
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