TAP: IL GASDOTTO FUNZIONA, ABBIAMO RIPRISTINATO I LUOGHI, ORA RESTITUIAMO I TERRENI ATTRAVERSATI, E POI VI SPIEGHIAMO COSA POTETE, O NON POTETE FARE. DOPO POCHI MINUTI ARRIVA LA REPLICA DEL MOVIMENTO NO TAP: MA CHE BELLA FACCIA TOSTA CHE C’AVETE!
(Rdl)______Qui di seguito il testo del comunicato che Tap Italia ha inviato questo pomeriggio ai mass media______
Con il gasdotto pienamente operativo e il completamento dei ripristini ambientali nelle zone interessate dalla posa della tubazione, a partire dalla prossima settimana TAP avvierà la campagna di riconsegna dei terreni ai legittimi proprietari, ultimo passaggio necessario a restituire il territorio nelle medesime condizioni in cui TAP lo ha trovato prima di iniziare i lavori.
I proprietari dei terreni potranno disporne in base alle loro necessità, rispettando alcune indicazioni fondamentali per garantire la sicurezza e l’integrità del gasdotto.
Si tratta di una fase importante e delicata per assicurare l’esercizio sicuro del gasdotto, nel quale i flussi di gas scorrono ininterrottamente dal 31 dicembre scorso. La fase di riconsegna verrà pertanto supportata da una campagna di sensibilizzazione sulle corrette pratiche di gestione delle attività in prossimità della condotta.
TAP utilizza processi di monitoraggio 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e conduce regolarmente controlli e manutenzioni dell’infrastruttura lungo tutto il percorso del gasdotto, tra cui ispezioni visive in situ, sorvoli aerei, protezione catodica e un controllo costante in remoto dell’integrità della condotta e dei flussi di gas in transito dalla sala di controllo del PRT di Melendugno.
Allo stesso tempo, saranno altrettanto importanti il contributo e la collaborazione di tutte le persone, delle imprese e degli enti coinvolti a vario titolo in eventuali lavorazioni lungo l’asse della condotta. Ogni attività intrapresa deve essere effettuata in completa sicurezza, attenendosi ad alcune regole e avvisando preventivamente TAP attraverso il numero verde dedicato 800 484 484.
La riconsegna dei terreni sarà accompagnata da una più ampia campagna di sensibilizzazione su tutta l’area interessata dal progetto. La campagna informativa, intitolata “Prima chiami, poi scavi”, avrà inizio il 15 marzo e comprende affissioni, post sui canali social di TAP, un pieghevole con linee guida per lo svolgimento in sicurezza delle attività lungo il percorso del gasdotto e un video tutorial che mostra le attività ammesse e non ammesse in prossimità del gasdotto.
Dal punto di interconnessione di Melendugno vengono consegnati ogni giorno, in questa fase iniziale, circa 10 milioni di metri cubi che vengono quindi immessi nella rete nazionale di trasporto. Ad oggi, sono arrivati in Italia circa 700 milioni di metri cubi, pari al quantitativo necessario per soddisfare il fabbisogno annuo di circa 1 milione di famiglie.
I dati sui volumi di gas trasportati da TAP sono pubblici, aggiornati quotidianamente e accessibili da diverse piattaforme, tra cui quella proprietaria dedicata, quella disponibile sul sito web di Snam con i dati operativi di tutta la rete nazionale e la Transparency Platform dell’ENTSOG (European Network of Transmission System Operators for Gas).
In parallelo alla piena operatività del gasdotto, si è svolto negli scorsi mesi il completo ripristino dei territori attraversati. Le attività, iniziate a novembre 2020 e terminate in questi giorni, hanno comportato la ripiantumazione lungo il percorso della condotta degli alberi di ulivo, delle piante forestali, ovvero arbusti e cespugli tipici della macchia mediterranea, e la ricostruzione dei muretti a secco, temporaneamente smontati e conservati per consentire l’apertura della pista di lavoro e la posa del gasdotto sottoterra.
Sono tornati al loro posto, in ottima salute e georeferenziati, 828 ulivi originari, tra cui alcuni monumentali, che durante i lavori sono stati custoditi e curati nei canopy a Masseria del Capitano. Gli altri ulivi, che sono stati abbattuti come disposto dalle autorità fitosanitarie poiché affetti da Xylella, sono stati sostituiti da 930 nuove giovani piante, di varietà resistenti al batterio.
Quelli dell’area del microtunnel sono stati i primi ulivi ad essere espiantati, nell’aprile del 2017, e sono stati gli ultimi a tornare nella loro posizione originaria. Sono quelli che meglio di tutti si sono conservati, perché essendo stati rimossi per primi sono sfuggiti alla diffusione della Xylella nell’area di progetto e grazie alla protezione e alle cure ricevute nei canopy si sono mantenuti sani e in forza.
TAP ha inoltre completato il ripristino dei muretti a secco interferiti dal gasdotto, prevedendo sin dalla fase di smontaggio l’impiego di maestranze specializzate e di una squadra di archeologi per verificare l’eventuale presenza di reperti e documentare le strutture, riscontrando la coerenza dei ripristini con le condizioni ante operam. I circa 120 muri a secco che incrociano il tracciato del gasdotto sono stati catalogati, numerati e documentati e successivamente smontati, divisi per sezioni costruttive e stoccati in pallet delle dimensioni di 1 metro cubo, per essere poi rimontati nelle medesime condizioni precedenti alla realizzazione dell’opera.
Con la ripiantumazione degli ulivi, la ricostruzione dei muri a secco interferiti e la messa a dimora di cespugli e arbusti spontanei, si ricostituisce quindi pienamente l’assetto paesaggistico e architettonico del territorio. A Masseria del Capitano, proprio dove fino a poche settimane fa sorgevano i canopy a protezione degli ulivi, sono stati piantati alberi e arbusti che daranno vita ad una nuova area boscata di oltre due ettari che, grazie a un ulteriore investimento di TAP, sarà fruibile al pubblico con un sentiero dedicato. Al netto dei ripristini, sono state messe a dimora circa 12.000 nuove piante autoctone, in un’area in cui la copertura forestale attuale è molto bassa e si aggira intorno all’1% del patrimonio provinciale.______
In una prima valutazione, il Movimento No Tap ricorda che “sono ancora in attesa di autorizzazione i lavori a mare sulla condotta. Come da conferenza dei servizi in Capitaneria di Porto di Gallipoli TAP deve ancora eseguire lavori sulla condotta nel tratto antistante il punto d’approdo fino alla profondità di 50 m. Per il momento si attende ancora il parere finale sulla concessione demaniale. Quindi i lavori del TAP non sono finiti “.______
Subito dopo, il Movimento no Tap ha diffuso tramite social il seguente comunicato:
OGNI COSA È ILLUMINATA.
Una nuova campagna informativa appare su cartelloni 6 x 3 in provincia di Lecce. Più che informativa, sembra l’ennesima campagna pubblicitaria di Tap messa su con l’intento di dimostrare all’Europa che si sta costruendo un buon rapporto con la popolazione, che ad essa ci tengono, come ci tengono al territorio.
IN PRINCIPIO
Nel momento stesso in cui è stato presentato il progetto (2012) era chiaro, e tecnicamente esplicito, che i terreni “bonariamente espropriati” (o ce li dai o ce li prendiamo e te li paghiamo quanto diciamo noi), dopo la costruzione della conduttura, sarebbero tornati, si, nella disponibilità dei proprietari, ma con molte limitazioni.
Tra queste, la libertà di scegliere cosa farne per trent’anni di quel terreno. È evidente che non si potrà costruire, è evidente che sarà problematico coltivarli e difficilissimo venderli! Chi lo comprerebbe un terreno con un gasdotto nel mezzo?
TUTTO TORNERÀ COME PRIMA.
A questa narrazione ci siamo sempre opposti, perché non è tornato proprio nulla come prima!
Tap e Sanm sono a processo per disastro ambientale!
Non è solo un problema di aspetto del territorio, ma anche e soprattutto di percezione del pericolo, di convivenza con un mostro criminosamente esentato dalla direttiva SEVESO!
In ogni suo movimento, Tap gode della copertura politica e militare dello stato, gode dell’appoggio degli industriali, e figuriamoci se potevano mancare, Tap ha a disposizione un esercito di giornalisti che riportano ogni loro bugia senza far domande! Va tutto bene: lavori conclusi ad opera d’arte, impatto zero, il mare non subirà ripercussioni, ogni filo d’erba tornerà al suo posto… L’Europa deve essere rasserenata e tranquillizzata affinché paghi!
A noi resterà il disastro ambientale e ciò che ne consegue per la nostra salute.
EPPURE.
Eppure ci troviamo con una struttura che non va da nessuna parte, perché, se è vero che il Tap è finito, manca ancora tutta la dorsale adriatica a completare l’opera!
Snam (socia nel Tap) dice che il Gas passa, ma dove va? che giri compie? chi lo sta utilizzando? Ma soprattutto, a fronte dell’utilizzo di beni comuni – fonti fossili, terra, alberi, aria, acqua– da parte di privati che ne fanno profitto, le popolazioni interessate cosa ne avranno in cambio?
Fino ad ora hanno subito solo zone rosse (ancor prima del covid), criminalizzazione e limitazione delle libertà di espressione del pensiero! Potranno mai bastare i ristori e le compensazioni offerte ai comuni da parte di Snam e Tap la panacea di ogni male?
Possono mai essere quei pochi spiccioli, a margine di miliardi di investimenti, a soddisfare la sete di giustizia di migliaia di persone che vedono deturpata la propria terra, storia e cultura e vivranno col rischio esplosione?
OPPURE.
Oppure tutto questo è servito a nascondere assenza totale di democrazia, l’assenza di accordi preliminari tra proponente e stato ospitante, la mancanza di trasparenza, la mancanza di penali e costi benefici e i loro ritardi dovuti a incompetenza e approssimazione.
Insomma, se quest’opera sarà termina o non vedrà mai la fine, in ogni caso, a guadagnarci saranno in pochi e non certo la popolazione che dovrà limitarsi a sentire su di se il peso del pericolo che la minaccia.
Tap cadrà sempre in piedi perché, pur dichiarandosi privata, ha quella componente statale offerta da Snam che sarà chiamata a risanare qualsiasi eventuale perdita.