ARTISTI SALENTINI / LUIGI AMMASSARI
di Raffaele Polo______
La ‘scuola napoletana’ ha avuto tanti ottimi discepoli nel nostro Salento. Che là hanno appreso la tecnica di base e, tornati in Patria, hanno dato lustro all’Arte nostrana.
Diciamo di Gioachino Toma, certo. Ma anche dei meno noti Stanislao Sidoti, Maccagnani, Lucrezio. E vogliamo aggiungere Luigi (Gino) Ammassari, intrigante figura di artista ‘vecchio stampo’ che ci piace ricordare quando, nel suo studio di Piazzetta Luca Epulione, a Lecce (a due passi dalla Chiesa di san Matteo) ci spiegò come fosse importante, per lui, la scelta e la disposizione degli oggetti che sarebbero serviti, poi, alla realizzazione di una delle sue ‘nature morte’.
Si era negli anni Settanta (Ammassari, nato nel 1930, ci ha lasciati nel 1996) e Luigi aveva, oltre che la pittura, anche la responsabilità di una stimata compagnia teatrale che, unica nel suo genere per quei tempi, non rappresentava commedie in dialetto, ma si cimentava con brani in lingua di ottimo spessore: da Rosso di San Secondo a De Benedetti, a Pirandello e Pinter.
Ammassari era, da regista, come nei suoi dipinti: meticoloso, preciso al limite della pignoleria, ricco di trovate ma soprattutto geniale nella impostazione e nella formazione degli attori che si sottoponevano, con lui, a dei veri e propri tour de force sfiancanti, per raggiungere sicurezza e professionalità sul palco…
Ammassari pittore era un tutt’uno con le sue immagini: riusciva a creare quell’aria d’antan, di ‘vecchie buone cose’ che parlano direttamente allo spirito dell’osservatore, penetrando nei suoi ricordi e nella sua sensibilità affettiva.
Qualche frutto (“I limoni”, particolare, nella foto), una pipa, magari un fagiano morto o qualche strumento di lavoro sono i protagonisti dei suoi quadri. Ma è la scelta delle disposizioni sul piano, delle ombre e dei riflessi, che costituiscono la vera maestria di Ammassari. Che non cerca una libera interpretazione ma, come facevano i grandi Maestri dei secoli passati, vuole fornire una chiave di lettura partendo proprio dalla scelta degli oggetti e dalla loro studiata disposizione su un piano che, a sua volta, non è un casuale appoggio ma riveste una basilare importanza per la riuscita di tutta l’opera.
E’, anche sulla tela, un palcoscenico su cui far recitare gli oggetti, non più semplici cose inanimate, ma messaggeri di luce e colore…
Gino, dal canto suo, non è mai contento: sbircia e rimira cosa ha posto sul tavolo, fuma le sue puzzolenti sigarette, si arrabatta a cercare un bottone perduto dallo stinto gilè che ha deciso di celarsi fra tubetti, pennelli e ciotoline.
Ma poi, con pochi tocchi sulla tela, ecco abbozzata la fotografia guida di quello che sarà, tra poco, uno splendido quadro. ‘Così si fa, questo è il modo giusto’ borbotta tra sé Luigi Ammassari, indimenticabile regista attore pittore di una Lecce che non c’è più.
Category: Cultura
Grazie per questo articolo. Lucio Ammassari (nipote)
Grazie per la descrizione di papà molto veritiera, ci ha lasciati troppo presto avrebbe potuto dare ancora molto all’arte leccese.