8 MARZO E SAN REMO. LA VENEZI, UNA DONNA GIOVANE, PREPARATA, CAPACE E BELLISSIMA… ATTACCATA DALLA FEMMINISTA BOLDRINI. E’ SOLO INVIDIA?
Melcore Valerio_______Beatrice Venezi 31 anni è la più giovane donna a dirigere un’orchestra in Europa.
Sul palco dell’Ariston ha fatto una bellissima figura, nonostante si sia dovuta confrontare con due mostri sacri del palcoscenico come Amadeus e Fiorello, se poi pensiamo che il lavoro che di solito svolge non è quello della conduttrice, abbiamo un quadro completo della bravura di questa donna.
La Venezi nell’intrattenere il pubblico, tra le tante cose, in un passaggio ha detto che preferiva essere chiamata Direttore d’Orchestra e non Direttrice.
Questo è bastato per scatenare l’ira di un politico che risponde alone di Laura Boldrini.
Adesso ci chiediamo, una volta tanto che in Italia abbiamo un’eccellenza di cui andare fieri, alla quale anche come conduttrice a San Remo le è stato riconosciuto un impeccabile comportamento, non potevamo farle un plauso tutti quanti?
Ma quando mai.
E dato che la visibilità, nel commercio come in politica è fondamentale, per cui nel bene o nel male purché se ne parli, l’importante è essere al centro del dibattito, ci si inventa l’ennesima polemica per poter apparire sulle prime pagine di giornali e telegiornali.
A spargere odio in televisone e sui social ci sono coloro che pretendono di imporre il loro punto di vista, chi non lo condivide deve essere messo alla gogna mediatica.
Ci stiamo accorgendo che è in atto una strategia tesa a limitare la libertà, ogni giorno ci sono parole che è vietato utilizzare per definire il prossimo, ora qualcuno pensa di impedire al prossimo di utilizzare le parole che meglio crede per autodefinirsi o definire il proprio ruolo o il proprio lavoro.
Mentre a parole si dichiara di volere l’emancipazione femminile, nei fatti si punta a limitare la libertà della Donna.
E’ capitato anche a Beatrice Venezi perché non accetta il “verbo che la Onorevolessa” Boldrini vuole imporre al mondo.
Del resto essendo uno degli esponenti di quella sinistra che ormai da anni non ha più nulla da dire, che si caratterizza solo per le diatribe sulla spartizione del potere, si cimenta nella battaglia alle parole, ai titoli, poi arriveremo ai prefissi ai suffissi ed infine alle virgole.
Ecco cosa scrive Laura Boldrini : “la declinazione femminile la si accetta in certe mansioni come ‘contadina’, ‘operaia’ o ‘commessa’ e non la si accetta quando sale la scala sociale, pensando che il maschile sia più autorevole. Invece il femminile è bellissimo – dice la deputata del Pd – È un problema serio che dimostra poca autostima. Inviterei la direttrice Venezi a leggere cosa dice l’Accademia della Crusca, la più alta autorità linguistica del nostro Paese. Se il femminile viene nascosto, si nascondono tanti sacrifici e sforzi fatti”.
Ora che il Direttore Beatrice Venezi abbia poca stima di sé fa veramente ridere, dato che appartiene alla categoria di persone che è arrivata a ricoprire i ruoli che ha grazie alle sue capacità, all’impegno profuso negli studi e nella professione, e non come tante oche che riempiono il talk show telesevisi nella veste di conduttori o di ospiti fissi grazie a uomini importanti che hanno permesso loro di fare carriera in politica, in televisione o nel mondo dello spettacolo.
Sulla femminilità della Venezi credo che la Boldrini farebbe bene a sorvolare, l’onorevole sarà brava in altre cose ma certamente come modello di femminilità da proporre alle donne italiane, non mi sembra il massimo.
La Venezi tra le tante doti ha dimostrato anche quella di essere una Donna coraggiosa in grado di dire ciò che pensa sfidando il Potere, ben sapendo delle conseguenza a cui si va incontro quando sulla RAI si esce fuori dai protocolli del politicamente corretto, ha coraggio e quindi autostima da vendere, a tante donne dello spettacolo ma anche a tantissimi uomini.
Per quanto riguarda l’Accademia della Crusca, i cui membri sono in gran parte uomini, anche loro subiscono i condizionamenti delle mode e dal contesto in cui operano e anche loro temono le ire di coloro che potrebbero tacciarli di maschilismo. Per cui se si adeguano al politicamente corretto della sinistra e non c’è da meravigliarsi se scrivono che sarebbe poco rispettoso della donna dire, sindaco e non sindaca, chirurgo e non chirurga, ingegnere e non ingegnera, ecc. per cui a questi santoni del sapere rispondo con una battuta che una mia amica ama ripetere quando qualche maschietto seguace della moda boldriniana la apostrofa come Architetta.
“Io sono un Architetto, e serve a definire non la persona ma il ruolo, questo titolo vale per gli uomini e per le donne si tratta di una estensione del suo uso ed è più opportuno parlare di professioni e di ruoli ricoperti da donne declinati al maschile”, e ridendo aggiunge – ” Se proprio ci tenete a femminilizzare il mio titolo non mi dovete chiamare Archi Tetta ma Archi Tette, perché sono una donna e di tette ne ho due.
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