IL TEATRO DIALETTALE DI WILLIAM FIORENTINO
di Raffaele Polo______:
Se le compagnie teatrali sono costrette ad una forzata assenza dal palcoscenico (i teatri sono chiusi da secoli, ormai…) chi scrive testi e commedie trova da questa inattività un ulteriore stimolo per produrre e ideare nuove situazioni da trasformare in applausi, una volta che i sipari torneranno ad aprirsi…
Parliamo di teatro dialettale, di quel tanto bistrattato teatro ‘dilettante’ che fa storcere il naso ai fini intenditori ma che è rimasto l’unica, incrollabile testimonianza di una lingua ‘familiare’ che ha radici profonde e che bisogna continuare ad alimentare, nonostante tutto.
Ecco, allora, che William Fiorentino (nella foto di copertina) confessa candidamente di avere in cottura un nuovo, esilarante lavoro che parte, naturalmente, dalle situazioni attuali legate alla pandemia, ma si arricchisce di battute e scoppiettanti situazioni, proprio come è caratteristica delle commedie del bravo autore leccese.
Proprio venti anni fa, veniva dato alle stampe e presentato la raccolta delle sue prime commedie (Il mio teatro, Edizioni Raggio Verde) che, oggi, è praticamente introvabile. (Un suggerimento: se ce l’avete, in libreria, conservatela con cura: è obiettivo di collezionisti e amanti delle rarità letterarie).
Il grosso volume, tirato in un migliaio di copie, è infatti andato esaurito quasi subito: c’era (e c’è) bisogno di testi teatrali in dialetto leccese. Testi che servono alle compagnie per le rappresentazioni ma anche a quella intrigante sezione letteraria che è ‘teatro in vernacolo’, dove pochi, pochissimi sono gli autori salentini presenti con pubblicazioni specifiche.
Vent’anni dopo (come nei romanzi di Dumas..), cosa è cambiato?
Tanto e niente, a pensarci bene.
Perché le difficoltà e i problemi contingenti non hanno affievolito il piacere di assistere ad una bella commedia in dialetto: e le compagnie di attori del settore sono andate vieppiù affinandosi e specializzandosi, coscienti che solo una precisa, puntuale e meticolosa preparazione del testo da rappresentare, può sortire il premio finale dell’applauso e del consenso del pubblico. Che, è vero, non è sempre particolarmente acculturato e preparato alle vaghezze teatrali, ma sa gradire un divertimento, una battuta, una situazione che, riallacciata al proprio entroterra salentino, insaporisce la vita di tutti i giorni e strizza con un po’ di malinconia l’occhio al nostro passato, a quel genere di vita semplice e tradizionale che, sulla scena, è ormai focalizzato dal tavolo in bella vista, attorno al quale si ritrovano i protagonisti delle vicende salentine ricche di malintesi, di equivoci, di corna e di terni al lotto…
Fiorentino promette, col suo ultimo lavoro, tante risate. E l’inossidabile commediografo, con serenità, afferma: ‘ Ho l’appuntamento per i primi di marzo con il vaccino….’. Scopriamo, con sorpresa, che fa parte della meravigliosa categoria degli ‘over 80’ e, nonostante tutto, è ancora ad insegnarci, con capace e illuminata sapienza, che il riso liberatorio di una battuta ben recitata sul palcoscenico, è il miglior toccasana per tutte le sciagure che ci circondano…Parola di William e di Arpazia, la protagonista del suo prossimo lavoro….
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