LA PROVINCIA DI LECCE MONITORATA DALLA DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA AL PRIMO SEMESTRE 2020
(Rdl)______La Direzione Investigativa Antimafia ha reso noto questa mattina la relazione semestrale al Parlamento riguardante il primo semestre del 2020.
Pubblichiamo qui di seguito la parte dedicata alla provincia di Lecce______
Nel semestre lo scenario criminale della provincia di Lecce è stato incisivamente segnato
dagli esiti giudiziari dell’inchiesta “Final Blow”167 che ha scompaginato i saldi assetti raggiunti
negli ultimi anni tra i clan PEPE168 e BRIGANTI, consorterie dominanti del capoluogo la cui
intesa criminale è appoggiata dai TORNESE di Monteroni di Lecce169. L’indagine, conclusa
il 26 febbraio 2020 dalla Polizia di Stato con l’esecuzione di un provvedimento restrittivo
nei confronti di n.72 soggetti, ha ripercorso i recenti sviluppi della criminalità organizzata
nel territorio leccese certificando il ridimensionamento del clan BRIGANTI e l’egemonia
del sodalizio mafioso PEPE nel capoluogo salentino, “mediante l’esercizio di una supremazia
riconosciuta anche da gruppi operanti nelle province limitrofe”. La ricostruzione degli equilibri
criminali nel Salento ha messo in luce gli accordi intercorsi tra i reggenti dei sodalizi PEPE e
BRIGANTI, altri clan operanti nella provincia di Lecce – come i DE PAOLA di Acquarica del
Capo – nonché la compagine brindisina dei MARTENA che “siglavano il nuovo statuto della
scu”. Le risultanze investigative, infatti, hanno consentito di acquisire chiari elementi relativi
al consolidato rapporto con le organizzazioni criminali brindisine che hanno individuato
nel reggente del sodalizio leccese dei PEPE e nei suoi affiliati i principali interlocutori per
la gestione delle relazioni criminali tra le due province. L’elevata forza di intimidazione
esercitata dai PEPE si realizzava anche attraverso summit appositamente organizzati, al fine
di delineare le strategie operative compresa quella di preservare in tutti i territori – incluse
le zone non direttamente soggette al controllo del clan – la cd. pax mafiosa volta a garantire
ai diversi gruppi l’esercizio pacifico delle attività illecite nei rispettivi territori di competenza
mediante l’integrazione tra i capi di nuova generazione e gli esponenti della “vecchia guardia
della sacra corona unita”.
Significativa in proposito, come rilevato dal Procuratore Distrettuale della Repubblica di
Lecce, Leonardo Leone De Castris170, “…la quotidiana opera di personaggi…” di spicco “…volta a
rimuovere i contrasti sul territorio tra le varie fazioni al fine di assicurare il migliore andamento degli affari illeciti. La presenza e la piena operatività sul territorio di tali soggetti rappresenta la continuità nel tempo dell’organizzazione mafiosa e tenta in qualche modo di limitare – sinora con apprezzabile successo – quelle che sono le spinte dei componenti più giovani dell’organizzazione, troppo spesso portati a emulare modelli resi famosi anche grazie ai successi di serie televisive aventi ad oggetto fenomeni criminali imperanti su altri territori…”.___
167 OCCC n.9621/2017 RGNR-88/2017 DDA-8125/2018 GIP, emessa dal GIP del Tribunale di Lecce nei confronti di n. 72 soggetti accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione, violazione delle leggi sulle armi, danneggiamenti ed esercizio aggravato del gioco d’azzardo.
168 Attivo nei comuni di Cavallino, Lizzanello, Melendugno, Merine, Vernole, Caprarica, Calimera, Martano, Surbo.
169 Il clan TORNESE è, nel panorama leccese, uno dei più strutturati, presente in molti territori della provincia salentina
come Guagnano, Carmiano, Veglie, Leverano, Arnesano, Porto Cesareo e Sant’Isidoro prevalentemente nel traffico
delle sostanze stupefacenti e nelle estorsioni. Oggetto delle mire espansionistiche del clan è anche il territorio di Gallipoli, un tempo area criminale ad appannaggio esclusivo del clan Padovano, colpito da numerose inchieste giudiziarie e da lotte fratricide.
170 Così come da indicazioni informalmente assunte.
Le articolate investigazioni hanno messo in luce “lo svolgimento continuativo e perdurante delle
più tradizionali attività illecite: dalla più antica costituita dalle estorsioni171, alla più remunerativa,
il traffico di droga, per finire alla più recente, le scommesse clandestine”. Dalle mire egemoniche
del clan non era sfuggito l’interesse verso vari settori commerciali e imprenditoriali leciti in
cui venivano reimpiegati i proventi illegalmente acquisiti. Ciò a ulteriore riprova di come le
compagini strutturate si stiano evolvendo verso la gestione delle attività criminali in forma
“imprenditoriale” funzionale al processo di infiltrazione del tessuto economico. L’assunto ha
trovato conferma in alcune interdittive antimafia adottate, tra i mesi di marzo e aprile 2020,
a seguito degli importanti esiti dell’inchiesta “Final Blow” che ha acclarato cointeressenze
criminali fra esponenti di vertice del clan PEPE con amministratori e rappresentanti legali di
alcune società salentine attive nella gestione finanziaria e nel marketing, nel settore pubblicitario
e in quello della vigilanza. Le attività investigative hanno fatto luce sull’azione intimidatrice
posta in essere da elementi vicini al clan PEPE nei confronti del titolare di una società che,
per scongiurare il pericolo di ulteriori attentati dinamitardi, aveva stretto un accordo con il
sodalizio allo scopo di mitigare il prezzo della richiesta estorsiva.
La disarticolazione dei vertici dei clan e dell’intera filiera criminale coinvolta nell’indagine,
compresi diversi familiari, ha determinato un improvviso vuoto nel sodalizio le cui
conseguenze, complice il lockdown, al momento non sono ancora compiutamente valutabili.
L’inchiesta ha inciso in modo rilevante non solo sugli equilibri del capoluogo ma anche su
quelli di quasi tutti i comuni del nord Salento e delle marine di Melendugno, fino alla zona
neretina e gallipolina, dove il clan legato ai PEPE aveva ormai da tempo allungato il proprio
controllo sia per le piazze di spaccio che per alcuni servizi connessi con la movida e il turismo,
come quello di security e guardiania.
Si riconferma, quindi e ancora una volta, quanto già emerso in passato tanto dalle attività di
analisi quanto da indagini, cioè la spiccata vocazione della sacra corona unita leccese verso il
settore imprenditoriale, testimoniata dalle intuizioni affaristiche di alcuni giovani luogotenenti,
dagli investimenti dei proventi accumulati con la compravendita di droga ed estorsioni, dal
controllo delle attività di security nei locali di intrattenimento, soprattutto nell’area di Gallipoli,
e, infine, dalla gestione del settore ittico al controllo del gaming.
Proprio il business dei giochi rappresenta uno dei settori prediletti anche per i clan della
provincia, come ad esempio quello dei COLUCCIA di Noha di Galatina172 che, sebbene più___
171 Ne è recente conferma l’esecuzione, ad opera della Polizia di Stato, il 24 Febbraio 2020, di un decreto di fermo di indiziato di delitto (p.p. n. 7022/2019 RGNR, emesso dalla DDA di Lecce) nei confronti di sette soggetti responsabili, a vario titolo, dei reati di detenzione e vendita di sostanze stupefacenti del tipo cocaina e marijuana, estorsione in concorso, furto aggravato. Tra gli arrestati spicca il nome di uno degli indagati dell’inchiesta “Final Blow”, ritenuto attuale reggente del clan PEPE, accusato di estorsione in concorso, per avere agevolato la restituzione con il sistema
del cd. “cavallo di ritorno” di un gommone rubato dai suoi sodali.
172 Attivo nei comuni di Noha di Galatina, Aradeo, Cutrofiano, Neviano e Sogliano Cavour. L’operazione “Off side” (2018) ne ha evidenziato la capacità criminale non solo nel lucroso settore degli stupefacenti ma anche nella commissione dei reati di frode sportiva avendo garantito la promozione nel campionato regionale della locale squadra di calcio “Pro Italia Galatina”. Significativi, al riguardo, gli esiti dell’inchiesta che hanno portato all’emissione dell’interdittiva antimafia nei confronti di un’associazione sportiva, di recente costituzione ma comunque condizionata dal predetto clan nella gestione della squadra e del tifo organizzato.
volte scompaginato dalle inchieste degli ultimi anni e in ultimo indebolito dalla collaborazione
con la giustizia di un suo noto esponente, si è mostrato particolarmente interessato a infiltrare
l’economia legale. È del 22 gennaio 2020 l’inchiesta “Dirty slot”173, conclusa dalla Guardia di
finanza di Lecce, che ha individuato un sistema economico illecito dei gaming avente a oggetto
l’organizzazione e la gestione del gioco d’azzardo anche a distanza. Secondo quanto emerso
dall’operazione, il sodalizio, legato non solo ai COLUCCIA ma anche ad alcune frange brindisine
della sacra corona unita174, gestiva un enorme giro d’affari nel settore delle slot e nella raccolta
di scommesse di eventi sportivi fatte confluire sulle piattaforme informatiche di bookmaker
esteri privi di concessione statale. Nel dettaglio, il sodalizio di Noha di Galatina è “risultato
avere una cointeressenza nelle imprese … partecipando agli utili economici da esse prodotti nel mercato del gaming”. È emerso che gli indagati esercitavano il gioco d’azzardo consumando reati di
frode informatica con il contributo dei titolari di esercizi commerciali presso i quali venivano
installati i dispositivi elettronici, nonché attraverso la costituzione di aziende “satellite”
intestate a prestanome ai quali imputavano le eventuali contestazioni amministrative e penali
dissimulando il loro diretto coinvolgimento. Dalle evidenze investigative acquisite, inoltre, è
risultato il trasferimento del denaro provento dell’attività illecita presso conti correnti accesi in
alcune banche della Repubblica di San Marino. Sulla base delle indagini espletate, che hanno
portato al sequestro preventivo di beni per un valore di oltre 7 milioni di euro, il Prefetto di
Lecce ha emesso numerose interdittive antimafia a carico di società e ditte operative nelle
attività di video-giochi e scommesse.175
In tale contesto, rilevano le riflessioni del Questore di Lecce, Andrea Valentino176: “…È importante,
in prospettiva, porre attenzione in modo costante all’ambito aziendale e commerciale della provincia, ovviamente interessato dalle ripercussioni determinate dall’adozione dei provvedimenti governativi per fronteggiare l’emergenza Covid-19. È fondamentale monitorare continuamente la situazione, non solo sviluppando al massimo l’attività informativa, soprattutto tenendo contatti con le associazioni di categoria, ma anche elaborando ogni possibile notizia che dovesse emergere dalle abituali attività investigative, in modo da poter cogliere immediatamente quei cambiamenti o altri alert che possono celare interventi della criminalità organizzata pronta a cogliere le difficoltà del momento di imprenditori e commercianti…”.
Nella strategica ricerca di più ampi margini di consenso, la criminalità organizzata salentina
estende i propri tentacoli del malaffare non solo nel tessuto socio economico ma anche in quello___
173 OCCC n. 6447/17 RGNR-59/17 RG DDA, emessa il 17 gennaio 2020 nei confronti di n. 6 soggetti e alla sottoposizione agli obblighi di PG di ulteriori 42 per i reati di cui all’articolo 416 bis c.p., nonché per reati inerenti all’esercizio abusivo del gioco d’azzardo.
174 Fra gli indagati anche un elemento affiliato al clan CAMPANA di Mesagne (BR).
175 La consolidata capacità imprenditoriale del sodalizio COLUCCIA era già emersa anche dagli esiti giudiziari dell’inchiesta “Labirinto” (luglio 2018) nei confronti di n. 33 soggetti, tra i quali n. 5 albanesi, accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, traffico e spaccio di stupefacenti, estorsione, rapina, detenzione illegale di armi, favoreggiamento, intimidazioni nei confronti di commercianti ed imprenditori, condotta dai Carabinieri. Nel documentare
l’operatività criminale dei RIZZO e dei POLITI, appartenenti al clan TORNESE, l’inchiesta acclarava la posizione concorrenziale nell’ambito dei giochi illeciti, di due gruppi imprenditoriali, quello dei DE LORENZIS, “espressione del clan PADOVANO di Gallipoli (LE)”, e quello dei MARRA, vicino al clan COLUCCIA. Quest’ultimo, in particolare, per l’installazione delle macchinette da gioco, era costretto al pagamento del c.d “pensiero di Pasqua” alla frangia del clan TORNESE, facente capo ai RIZZO.
176 Così come da indicazioni informalmente assunte.
della pubblica amministrazione. A tal proposito, è lo stesso Procuratore Distrettuale di Lecce177, a
evidenziare come, da un lato, i sodalizi ricorrano ad “…affiliazioni e rituali verso gli strati più umili e giovani della popolazione, dall’altro stringono accordi con il mondo dell’imprenditoria, della politica e delle professioni venendo ricambiati dalla parte meno sana di tali ambienti, facilmente affascinati, al di là di un diffuso atteggiamento culturale di indulgenza, dalla possibilità di avvalersi dei servizi dell’organizzazione mafiosa per resistere alla forte crisi economica indotta da ragioni di mercato, da catastrofi naturali (vedi epidemia di xilella) e oggi dalla pandemia da Covid 19; il complesso di queste circostanze è oggi in grado di portare ad un pericoloso ampliamento della cd. “zona grigia”. E ancora, è “…fonte di preoccupazione e di costante attenzione investigativa la constatata diffusione sul territorio di iniziative di vari candidati ad elezioni amministrative volte a contattare i locali esponenti della criminalità organizzata per ottenere dagli stessi sostegno elettorale; invero tale pratica, che costituisce certamente un vulnus ai principi costituzionali
di diritto e partecipazione del cittadino alla vita democratica, è purtroppo risultata talmente diffusa, in capo ad alcuni candidati nelle passate tornate elettorali, da non risultare neppure pienamente compresa nel suo pieno disvalore morale oltre che penale…”
Su questo piano, l’interesse criminale nei confronti della cosa pubblica è confermato dallo
scioglimento del Comune di Scorrano, avvenuto con DPR del 20 gennaio 2020, essendo
emerse forme di ingerenze da parte del clan AMATO178 riconducibile al clan TORNESE di
Monteroni di Lecce, che hanno compromesso il buon andamento e l’imparzialità dell’attività
comunale, come rilevato dall’inchiesta “Tornado” 179 coordinata dalla DDA di Lecce e conclusa
dai Carabinieri il 24 giugno 2019. Il quadro investigativo ha evidenziato, altresì, la presenza
tra i dipendenti comunali di un elemento vicino al clan COLUCCIA, per i cui comportamenti
riottosi il dirigente dell’Amministrazione comunale di Scorrano aveva espresso il preciso
intento di risolvere “il problema attraverso il canale della criminalità organizzata e non, come tra
l’altro sarebbe auspicabile da parte di un esponente delle istituzioni pubbliche, attraverso quello della giustizia”.
Nello stesso contesto si inseriscono alcuni provvedimenti interdittivi del Prefetto di
Lecce nei confronti di imprese ritenute infiltrate dalla criminalità organizzata.
Per quanto attiene al restante territorio provinciale, a Nardò e Galatone operano alcuni
pluripregiudicati epigoni di boss ergastolani della frangia neretina della sacra corona unita, che
controllano il mercato delle sostanze stupefacenti e il racket estorsivo, in particolare, sulle
“marine” dove si avverte l’influenza dei clan del capoluogo.___
177 Sempre come informalmente dichiarato.
178 Inserito “non solo nel contesto sociale ma anche in quello politico del Comune di Scorrano”, come emerso dagli esiti dell’inchiesta “Tornado”, di seguito ricordata. È attivo anche a Maglie, Otranto, Sanarica, San Cassiano, Poggiardo e Santa Cesarea Terme, nel traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsioni ed il recupero crediti con metodi violenti
mediante l’utilizzo di armi ed esplosivo. Il 10 giugno 2020 il GUP del Tribunale di Lecce ha condannato, con rito abbreviato, alla pena di anni 19 e mesi 4 di reclusione, un pregiudicato responsabile dell’omicidio, avvenuto il 25 aprile 2019, di un elemento del clan AMATO.
179 Eseguita nel giugno 2019 dai Carabinieri nei confronti di n. 36 soggetti, accusati, a vario titolo, di aver fatto parte di un’associazione di tipo mafioso finalizzata al traffico e allo spaccio di stupefacenti, estorsione, sequestro di persona, minacce, danneggiamento a seguito d’incendio e detenzione abusiva di armi, munizioni ed esplosivi.
Nell’area di Casarano, dopo alcuni recenti fatti di sangue180, l’attività criminale si è frammentata
tra più gruppi composti da ex appartenenti al clan POTENZA-MONTEDORO tuttora in lotta
tra loro per l’egemonia sul territorio.
Il territorio di Parabita, la cui Amministrazione è stata sciolta nel 2017 per infiltrazione
mafiosa181 a seguito delle risultanze dell’operazione “Coltura” (2015) contro il clan GIANNELLI,
non sembra subire l’operatività di alcuna alleanza criminale.
Con riferimento al comune di Taurisano, da sempre feudo della famiglia SCARLINO, una
recente interdittiva antimafia emessa dal Prefetto di Lecce ha interessato un’azienda attiva
nell’assistenza socio sanitaria riconducibile a soggetti contigui al clan predetto.
Il mercato delle sostanze stupefacenti182, oltre alle attività estorsive, continua ad essere il core
business delle organizzazioni criminali anche in concorso con narcotrafficanti albanesi.
Nel panorama criminale leccese, inoltre, riscontri investigativi del semestre hanno accertato
l’ingente disponibilità di armi delle consorterie locali. L’inchiesta “Efesto”183, ad esempio,
avviata a seguito di un controllo amministrativo finalizzato a verificare la regolare detenzione
delle armi, ha evidenziato le responsabilità di due degli indagati che avevano dolosamente
immesso nel circuito clandestino n.18 armi da fuoco complete di munizionamento.
Nella provincia si sono registrati attentati incendiari e danneggiamenti in danno di beni
mobili e immobili nella disponibilità di imprenditori, artigiani e amministratori pubblici184.
Particolarmente colpito risulta il Comune di Cavallino, dove si sono verificati, già dalla fine
del 2019, numerosi atti intimidatori perpetrati con l’uso di ordigni ad alto potenziale e colpi
di kalashnikov in pregiudizio di attività commerciali. Tutti segnali che portano ad ipotizzare
una recrudescenza dell’attività estorsiva che, almeno inizialmente, sembrerebbe aver trovato
forme di resistenza nel tessuto socio-economico.
La costa leccese continua ad essere interessata dall’immigrazione clandestina185 nel cui ambito
resta sostanzialmente immutato il modus operandi utilizzato dalle organizzazioni criminali
transnazionali, per trasportare, prevalentemente dai litorali greci e turchi con potenti gommoni
e imbarcazioni a vela, i migranti nel territorio italiano attraverso il Canale d’Otranto. Il luogo
di approdo d’elezione degli scafisti è la costa del basso Adriatico, segnatamente il litorale che
da San Cataldo si estende fino Santa Maria di Leuca con saltuari sbarchi sulle coste Joniche.
180 Nell’ ottobre 2019 i Carabinieri di Casarano hanno eseguito un decreto di fermo emesso dalla DDA di Lecce nei confronti di un pregiudicato del clan MONTEDORO, ritenuto autore materiale di un tentato omicidio, nonché responsabile di altri episodi di sangue delittuosi verificatisi nel 2016, quali l’omicidio e il tentato omicidio, rispettivamente, di un boss del clan POTENZA (ottobre 2016) e di un suo affiliato (novembre 2016).
181 Con DPR del 16 febbraio 2017.
182 Numerosi sono stati gli arresti, in flagranza di reato, per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, con contestuali
sequestri, talvolta, di ingenti quantitativi. Da rilevare che tra gli arrestati figurano anche soggetti albanesi accusati di
detenzione e traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
183 Il 10 febbraio 2020 la Polizia di Stato ha eseguito l’OCCC n. 7811/2018 RGNR-78/20 RG GIP-15/20 RMCP, emessa
il 3 febbraio 2020 dal GIP del Tribunale di Lecce nei confronti di n. 6 soggetti responsabili di traffico clandestino di
armi da fuoco e relativo munizionamento, danneggiamento ed estorsione.
184 Come avvenuto il 1° febbraio 2020, con l’esplosione di un ordigno nei pressi di un immobile di proprietà del Sindaco
di un comune in provincia di Lecce.
185 Nel corso di distinte operazioni di polizia, sono stati rintracciati numerosi migranti, tra cui diversi minori, anche non
accompagnati, prevalentemente di etnia pakistana ma anche curdi, iracheni, iraniani e siriani. Sono stati individuati anche alcuni scafisti
Category: Cronaca