103 ANNI FA LA BEFFA DI BUCCARI
Ricorre oggi l’anniversario di una delle imprese più memorabili della Marina Militare.
All’inizio del 1918 fu decisa una nuova operazione di forzamento, ancora più audace del forzamento di Trieste, e dell’affondamento della corazzata Wien. Tale operazione era da realizzarsi nella Baia di Buccari, incastonata all’interno di uno stretto canale in prossimità delle principali basi avversarie.
Una preventiva ricognizione a mezzo idrovolante su Pola, Fiume e Buccari, consentì di acquisire un importante materiale fotografico dove si evidenziava la presenza a Pola di 4 “Viribus”, 3 “Radetzki”, 3 “Erzherzog”, una “Monarch”, due esploratori e vari cacciatorpediniere, di 23 piroscafi nel porto di Fiume e di 4 navi a Buccari.
La notte tra il 10 e l’11 febbraio si passò all’azione: un’incursione a sorpresa per distruggere il naviglio militare e mercantile che si trovava nella Baia di Buccari, utilizzando i piccoli ma letali Motoscafi Armati Siluranti (MAS).
I MAS 94, 95 e 96 al comando del capitano di fregata Costanzo Ciano, scortati da tre gruppi navali di cacciatorpediniere ed esploratori, effettuarono al rimorchio di torpediniere il lungo percorso tra le due coste adriatiche, per circa 25 miglia attraverso canali ristretti tra le isole nemiche navigando poi per arrivare notte tempo al lancio contro i quattro mercantili alla fonda, che avvenne regolarmente senza reazione da parte avversaria.
Le unità attaccanti ripresero quindi la via del rientro giungendo indenni ad Ancona. Le navi austriache, tuttavia, protette da reti antisiluri non riportarono danni. Il poeta Gabriele d’Annunzio, a bordo del MAS 96 al comando del capitano di corvetta Luigi Rizzo, lanciò nella baia tre bottiglie contenenti un messaggio di scherno che diede all’azione l’appellativo di “Beffa di Buccari”.
Anche se non furono provocati danni, infatti, l’impresa costrinse il nemico a impegnarsi nella ricerca di nuove strategie di difesa e di vigilanza, ed ebbe “una influenza morale incalcolabile”.
Dopo Buccari, addirittura, il Comando della Marina austriaca tentò un attacco diretto contro i MAS all’ormeggio in Ancona, avendo constatato che non c’erano altre possibilità di colpire con decisione la nuova arma. Tuttavia questo tentativo fallì e l’operazione si concluse con la resa degli Austriaci.
Fu proprio in occasione di questa memorabile impresa che Gabriele d’Annunzio coniò l’immortale motto dei M.A.S. “MEMENTO AUDERE SEMPER”
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