NOVITA’ EDITORIALI / UN SAGGIO DI ANDREA COTTICELLI RACCONTA “Gli esordi del Colonialismo Italiano”
(Rdl)______“Nella seconda metà dell’Ottocento una frenetica espansione coloniale pose la maggior parte delle terre del globo sotto l’ombra delle bandiere europee. Nelle feconde e spesso inesplorate regioni dell’Africa lo scontro tra le potenze, grandi e piccole, vecchie e nuove, si rivelò con tutto il suo impeto colonizzatore.
In Italia l’interesse coloniale dei governi postunitari della Destra non era però in parallelo con quello delle altre potenze europee, nonostante l’ardita opera dei nostri esploratori, missionari e commercianti […]
In quel periodo però l’attenzione della politica italiana era interamente rivolta alla stabilizzazione del nuovo Stato unitario, che presentava enormi problemi economici e sociali di non facile soluzione e che richiedevano la massima urgenza.
La politica estera quindi si limitava unicamente a difendere l’Unità raggiunta con tanti sacrifici, preferendo rimanere estranei ai grandi eventi europei, rendendosi conto che per il momento l’Italia non possedeva sufficienti mezzi per essere una “Grande Potenza […]
Con la svolta parlamentare del marzo 1876 che portò al potere la Sinistra mutò anche l’approccio del governo sul colonialismo. Il piemontese Agostino Depretis, protagonista indiscusso di questa fase politica […]
All’inizio i governi della Sinistra mostrarono in politica estera di voler seguire quella stessa “linea di equilibrio” e di isolamento che era stata dei governi della Destra […]
Un radicale cambiamento ci fu il 29 maggio 1881, quando Agostino Depretis chiamò a far parte del suo governo nel ruolo di Ministro degli Affari Esteri Pasquale Stanislao Mancini. Egli si trovò all’improvviso proiettato in un clima particolarmente difficile, dove lo scacchiere europeo era agitato da molteplici problemi, soprattutto nazionalistici, e ogni Stato si preoccupava solo di accrescere la propria influenza in un gioco delle parti che vedeva il continuo pericolo di aggressioni esterne e quindi la necessità di bilanciare costantemente le forze in campo a scopo difensivo […].
Il primo scoglio che dovette affrontare Mancini fu la necessità di togliere l’Italia dall’isolamento. La soluzione fu la realizzazione del Trattato della Triplice Alleanza con gli Imperi Centrali“.
Comincia così, con un opportuno inquadramento nello scenario nazionale e internazionale del periodo, il saggio storico dedicato a “Le chiavi del Mediterraneo. Gli esordi del Colonialismo Italiano”, Palombi Editori (208 pagg- 15 euro),, da Andrea Cotticelli (nella foto), 39 anni, di Roma, giornalista e scrittore.
Arricchito da una preziosa documentazione iconografica, il libro racconta, dopo le occasioni mancate in Tunisia, Egitto e Libia sulle sponde del Mediterraneo, l’ambizioso programma di portare il Tricolore su un esteso territorio dell’Africa Orientale, comprendente Eritrea, Sudan, Somalia ed Etiopia, che però non ebbe la possibilità di realizzarsi, se non in minima parte, sia per interferenze parlamentari che per incomprensioni internazionali.
Le navi italiane sbarcarono nel 1885 sulle coste eritree del Mar Rosso dove si creò la prima colonia che si espandeva per 400 chilometri da Assab a Massaua.
Il lungo tratto di costa occupata costituirà la base dell’Impero Coloniale Italiano che nell’arco dei successivi cinquant’anni si svilupperà nel Corno d’Africa.
Un periodo storico misconosciuto, soprattutto ai giorni nostri, o forse semplicemente rimosso, quando tutta una diversa sensibilità culturale generalmente e uniformemente acquisita, ha fatto maturare la convinzione degli errori del colonialismo e degli orrori della guerra.
Ma la Storia non si cancella, e conoscerla, nelle sue luci e nelle sue ombre, pure nei suoi buchi neri, serve a comprendere dinamiche sociali che arrivano fino ai giorni nostri.
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