IL MALE AMERICANO
(g.p.)______Questa foto passerà alla storia. Mai sia era vista prima una cosa simile, nemmeno nei parlamenti degli Stati considerati di Terzo Mondo.
E’ accaduto negli Stati Uniti, da ieri sera a questa notte. I sostenitori di Donald Trump, il quale contesta la vittoria del presidente eletto Joe Biden, si sono radunati a Washington, per protestare contro la certificazione parlamentare del risultato delle elezioni. La situazione è sfuggita di mano, e non solo ai dimostranti.
C’è stato un vero e proprio assalto alle aule, con i rappresentanti del popolo costretti a rifugiarsi nelle aule bunker, e un altro popolo fuori e dentro a contestare in maniera plateale.
La Polizia ha sparato.
Poi, solo dopo molte ore, è intervenuta la Guardia Nazionale, a ristabilire l’ordine.
Mentre scriviamo – le 9.30 in Italia – a Washington sta per spuntare l’alba di un nuovo giorno.
Il bilancio aggiornato è di quattro morti, di cui sicuramente una è una donna dei rivoltosi, Ashli Babbit; non si hanno altre informazioni al riguardo.
I feriti sono tredici, gli arrestati cinquantadue.
Il Senato ha ripreso i lavori per certificare la vittoria di Joe Biden.
Donald Trump appare sempre più isolato, negli ambienti politici e giornalistici, isolato un po’ da tutti, fra l’altro “bannato” da Facebook e da Twitter, come un povero “terrapiattista” qualunque.
Tranne che dal suo popolo, le cui reazioni appaiono al momento imponderabili, anche perché, come riporta la Cnn, la principale televisione, si va verso una risoluzione che anticipi l’insediamento del nuovo presidente, la presa di potere effettivo, senza aspettare gli altri quattordici giorni che mancano secondo il protocollo.
A Washington è stato proclamato lo stato di emergenza pubblica appunto per quindici giorni.
Tutto questo in uno Stato considerato esempio di “democrazia”, la stessa usata come pretesto, per esportarla altrove, delle sue guerre imperialistiche.
Una strana democrazia, dove le leggi razziali sono state abolite negli anni Settanta; dove vige il regime dell’egoismo elevato a sistema, della sopraffazione dei ricchi sempre più ricchi e dei poveri sempre più poveri, altro che “sogno americano”, dove si discute con le armi, la cui vendita è consentita come i succhi di frutta o i formaggini; dove i due partiti di massa appaiono comitati di affari e di gestione degli interessi economici.
Dove se stai male e vai al Pronto Soccorso di un ospedale per prima cosa ti chiedono la carta di credito.
Dove le lezioni avvengono in un groviglio pressoché inestricabile di modalità tali da consentire di parlare apertamente di brogli, per quanto non ne siano state fornite le prove e per quanto sia arrivata la certificazione notarile della magistratura, che però non è indipendente, ma di nomina politica.
Dove il popolo di Trump appare fuori dagli schemi, ora fatto di una moltitudine di schegge impazzire, e la cui protesta va interpretata anche e forse soprattutto come manifestazione di disagio, inquietudine e ribellione, per quanto il New York Times, il principale quotidiano, parli apertamente di malviventi organizzati, tutto acuito e amplificato dall’emergenza sanitaria ed economica.
L’America sta pagando salato questi mesi di campagna elettorale intossicata, da entrambe le parti, con ogni genere di veleno politico, sociale, personale. Una frattura profonda nel paese dovuta alla irresponsabilità di molti…
Trump invita i violenti a rientrare a casa “in pace “, dopo aver pronunciato l’ennesimo discorso incendiario. Il presidente eletto Biden chiede di fermare la violenza, perchè “il mondo ci sta guardando” e poi cita Lincoln. Sì, proprio lui, il presidente della guerra civile che abolì la segregazione razziale ed a cui è dedicato il Memorial in Washington. Quel Memorial che gli stessi radical amici di Biden vorrebbero distruggere in nome del political correct, visto che anche Lincoln ebbe al suo servizio schiavi afroamericani…
Se non stessimo assistendo al tragico declino di quella che per decenni è stata la più grande democrazia del mondo ci sarebbe da ridere.
Chi è causa del suo mal, pianga se stesso.