LA PROTESTA / «Pagare la tassa sui rifiuti quando bar e ristoranti sono stati chiusi?». UN RISTORATORE NON CI STA
di Francesco Buja______
«Non pagherò un servizio di cui non ho beneficiato». È la protesta, questa, di un ristoratore leccese costretto, durante la scorsa primavera, a non lavorare a causa delle restrizioni dovute al coronavirus 19.
Il Comune batte cassa per la tassa sui rifiuti, ha inviato ai cittadini avvisi di accertamento del pagamento in questione, poiché mancherebbero alle case di Palazzo Carafa circa due milioni e 163mila euro per il 2020; ma quale servizio ha ricevuto chi non ha prodotto affatto immondizia, come nel caso del ristoratore?
Questo esercente, titolare di un’attività di somministrazione di cibi e bevande ubicato in viale Lo Re, nel capoluogo salentino, ha tenuto le serrande abbassate dal 9 marzo al 30 maggio, quindi fa notare: «In quel periodo non ho battuto alcuno scontrino, a dimostrazione di non aver lavorato, quindi non ho lasciato rifiuti. E se non è stata effettuata la raccolta di rifiuti miei, non mi sembra giusto che si chieda il pagamento della tassa sui rifiuti per quei mesi di chiusura dell’attività di ristorazione decisa dallo Stato».
Il ristoratore che adesso si è rivolto a leccecronaca.it lo scorso 24 agosto aveva chiesto all’amministrazione comunale l’agevolazione prevista dalla delibera di Consiglio comunale numero 64 del 30 giugno che detta norme a favore delle utenze non domestiche maggiormente colpite dalla chiusura forzata nel periodo di emergenza. Disagio identico a quello di altri esercenti che non hanno usufruito del servizio di raccolta dei rifiuti durante il periodo di chiusura imposta nella primavera scorsa.
Il Comune non ha risposto, però ora ha inviato avvisi di accertamento per omessa o infedele denuncia.