DI NUOVO IL PERICOLO TRIVELLE NEI NOSTRI MARI

| 28 Dicembre 2020 | 1 Comment

Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Il consigliere regionale de La Puglia Domani Paolo Pagliaro ci scrive______

Ha quanto meno dell’incredibile la vicenda delle trivelle al largo dei nostri mari che, a conti fatti, rischiano di poter riaccendere i motori a partire dal prossimo febbraio. La moratoria prevista dal D.L. 135/2018 – che sospendeva le operazioni di ricerca di idrocarburi nei mari del Mediterraneo – non è stata rinnovata nell’ultimo decreto Milleproroghe approvato dal Consiglio dei Ministri il 23 dicembre.
La vecchia disciplina (varata esattamente due anni fa) aveva fatto tutti sperare che, nel termine dei 18 mesi previsti dalla legge, ci sarebbe stato un piano serio e deciso che avrebbe portato alla fine di quest’incubo per i mari italiani e pugliesi, soprattutto.

Invece, l’incapacità di questo Governo ha solo posticipato l’agonia.

La proroga, inizialmente inserita nella prima bozza del Milleproroghe, è scomparsa nottetempo, ufficialmente per motivi di incompatibilità della materia. E di questo qualcuno, molto presto, dovrà darne conto.

Adesso il rischio, anzi la certezza, è che tra circa un mese prenderanno forma ben 54 permessi di ricerca nello Jonio e nell’Adriatico. Molte localizzate anche in Salento, con una tra le più imponenti al largo di Santa Maria di Leuca.

Tutto questo è inaccettabile.

Il Governo PD e 5 Stelle, nelle persone dei ministri dell’Ambiente Sergio Costa e dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, hanno preso in giro gli italiani, non riuscendo in 18 mesi a mettere a punto un piano che loro stessi avevano promosso. Una vera indecenza.

Mesi e mesi di prese in giro, rese ancora più gravi se si pensa che nel 2016 il referendum indetto sulla durata delle trivellazioni in mare, sebbene non legalmente valido per non aver raggiunto il quorum necessario, aveva comunque bocciato le trivelle con l’86% dei consensi (ben il 95% in Puglia). Si tratta di oltre 13 milioni di voti letteralmente calpestati.

Assordante, in tutto questo, anche il silenzio del presidente della Regione Michele Emiliano, che in campagna elettorale e in tutti questi mesi non ha fatto alcun accenno alla questione. Ecco perché ho presentato una mozione in Consiglio regionale, per suonare la sveglia al governo Emiliano affinché batta i pugni sui tavoli romani in difesa del nostro patrimonio costiero.
La battaglia, naturalmente, non finisce qui.

 

Category: Cronaca, Politica, Riceviamo e volentieri pubblichiamo

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  1. Gruppo Consigliare M5S Regione Puglia - tramite mail ha detto:

    “Se nei mari pugliesi è stato bloccato qualsiasi tipo di prospezione e ricerca degli idrocarburi sulla terra e in mare fino a luglio del 2021 è merito del M5S. Grazie al lavoro dei nostri parlamentari due anni fa è stato ottenuto un risultato storico e ora si sta continuando a lavorare in questa direzione per bloccare definitivamente le trivellazioni.

    Quella per la tutela del nostro mare deve essere una battaglia comune, non un pretesto per qualcuno per fare sterili polemiche politiche.
    Come consiglieri regionali auspichiamo che, anche su sollecitazione della Regione Puglia e di tutte le altre Regioni, come avevamo già chiesto con una mozione approvata a marzo 2018, si arrivi quanto prima alla definizione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, ora disciplinato dal decreto legge 135/2018.
    Il Piano delle Aree è uno strumento di pianificazione fondamentale per identificare quali aree del territorio e del mare debbano essere definitivamente sottratte alla disponibilità delle compagnie petrolifere, per far sì che le attività di ricerca e di coltivazione di gas e petrolio tengano conto dei diversi interessi economici ed ambientali esistenti.

    Per le aree marine in particolare, il Piano terrà principalmente conto dei possibili effetti sull’ecosistema, delle rotte marittime, della pescosità delle aree e della possibile interferenza sulle coste. In questo modo le attività petrolifere potranno svolgersi in modo più razionale, sulla base di criteri scientifici e di dettagliate procedure, garantendo al contempo i necessari processi di coinvolgimento e partecipazione democratica.

    Riteniamo, infatti, fondamentale che le Regioni e le comunità interessate debbano ricoprire un ruolo importante nell’ambito di questo procedimento di pianificazione. Contiamo fermamente di poter lavorare a una moratoria definitiva, perchè guardando al futuro l’unica strada percorribile è quella della promozione delle energie rinnovabili favorendo un modello di generazione dell’energia sempre più diffuso e distribuito.
    Stiamo cercando con sempre maggior forza di percorrere questa strada, come dimostra anche la legge regionale da noi proposta che istituisce il Reddito energetico regionale che, con la sottoscrizione del protocollo tra la Giunta e il GSE e con la prossima definizione del Regolamento, diventerà presto realtà”.

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