LA RIFLESSIONE / QUESTO NATALE SENZA PANETTONE IN TV
di Raffaele Polo______
Accasciato sul divano, anzi, diciamo meglio: stravaccato sul divano, pigramente faccio zapping, oscillo tra un film di Totò e il telegiornale, opto infine per il Televideo che mi informa, a pagina 111, dell’andamento del Covid.
Ormai è una sorta di abitudine, confrontare i dati dei morti di oggi con quelli di ieri, neanche fosse una classifica di Champions o un gioco a premi che si aggiorna in continuazione… Anche gli avvenimenti più gravi e tragici, ormai, si mescolano alle fiction e ai film in bianco e nero, ogni tanto emerge Crozza che imita De Luca o è De Luca originale quello che stiamo vedendo, a volte non si capisce chi faccia più ridere.
La TV, insomma, è l’unico, inperturbabile gestore della nostra realtà, che è fatta di frammenti di reale, ma solo frammenti. Il resto pare che sia come nelle trasmissioni di Mediaset, quelle con il pubblico pagato e registrato, che deve applaudire a comando e dimostrare, sempre, un grande entusiasmo.
Cambio canale, quando c’è la pubblicità. È strano il modo di proporre la pubblicità televisiva, adesso. Prima erano ‘spot’ abilmente separati da un microsecondo, ma chiaramente non collegati fra loro. Adesso, invece, paiono essere un tutt’uno, che lega Fiorello alla Juvenia e la Tim allo sgombro grigliato.
Però, da qualche tempo, c’è qualcosa che mi mette a disagio, come se si fosse interrotta una importante e conclamata tradizione, come se qualcosa non fosse inserito armonicamente nella nostra esistenza. Un po’ come quando si allestisce l’albero di Natale, che bisogna disporre le luci in maniera uniforme e le sfere secondo uno schema che dura da sempre: le grandi sotto e le minuscole in alto, con quelle difettose messe abilmente nelle retrovia, dove nessuno può accorgersi che sono ammaccate o decisamente brutte.
Ecco, nella sequela delle pubblicità, che finiamo per seguire con un po’ di trepidazione, manca qualcosa. Ci pensiamo un poco e risolviamo subito l’arcano: siamo in prossimità del Natale e non compaiono gli avvertimenti pubblicitari relativi ai panettoni e ai pandori.
Niente, neanche uno. E pensare che, fino all’anno scorso, era una gara per convincerci a comprare Maina, Melegatti, Bauli, Motta, Tre Marie, Balocco, tutti ampliamente pubblicizzati e presenti con spot debordanti di arie natalizie, Babbi Natale e famiglie in festa sotto l’albero…
Ecco, che sia proprio questo il motivo della scomparsa di questi siparietti, ovvero le disposizioni relative al Natale in tempo di Covid, che ha spinto i produttori dei dolci natalizi a desistere dalla pubblicità?
Ma no, è un mistero perché, in realtà, panettoni e pandoro sono da tempo in bella vista negli scaffali dei negozi e noi per primi abbiamo già acquistato il pandoro Bauli panna e cioccolato, quello col budino e il panettone Motta tiramisù, con crema mascarpone e caffè…
Li danno già in offerta, 3 a 10 euro e anche questa è una tradizione spezzata, ovvero quella che voleva le offerte a partire dal 7 gennaio, quando ormai le feste sono finite e, per un giorno, puoi comprare i più arzigogolati dolci a prezzi stracciati (il Tartufone andava a ruba, bisognava sbrigarsi ad accaparrarselo sennò finiva in un batter d’occhio).
Niente, adesso sono scomparse le pubblicità principe del Natale italiano, e non si capisce perché.
Immerso in questi futili pensieri, sto sempre sul divano, ma spengo il televisore.
Per un attimo, mi viene da pensare che la gravità della pandemia è data più da questi aspetti squisitamente mercantili che non dall’arida sequenza delle centinaia di decessi, testimoniati ogni giorno a pagina 111 di televideo.
Sospirando, vado a coricarmi.
Fuori, infuria la tormenta, fa freddo.
Come direbbe Lucariello, in Natale in casa Cupiello, ‘Quest’anno Natale viene con tutti i sani crismi’….