VI RACCONTO LA MITICA ESPERIENZA DI RADIO GEMINI, DIVISA A META’ FRA DON CAMILLO E PEPPONE
MA LIBERA E…”libera veramente”, PERCHE’ FATTA DI PASSIONE
di Roberto Molle______
Aver avuto 15 anni intorno alla seconda metà degli anni Settanta ha voluto dire, tra le tante cose, confrontarsi con l’avvento delle radio libere, un fenomeno che ha cambiato la concezione dell’ascolto in radio. Come dire, mi sono trovato nel posto giusto al momento giusto, e allo stesso modo anche altri miei (più o meno) coetanei, tra tutti Davide, che era l’esperto di elettronica che ci voleva.
Eravamo così affascinati dal fatto che si potesse mandare in onda tutta la musica del mondo, senza regole e senza limiti, che facemmo il giro delle radio locali della zona (radio Alliste ci sembrò la più tecnologica per l’epoca) per cercare di capire come potessimo “farci” la nostra radio libera.
Il problema era principalmente uno: i soldi! Riuscimmo a imbastire un trasmettitore fm e mettendo insieme un paio di giradischi, un mixer rigorosamente casalingo, e un po’ di dischi (un gran numero lo rastrellammo da amici e parenti): eravamo pronti a trasmettere.
Per la verità c’era un ultimo ostacolo, non da poco… ci serviva una sede con uno studio e soprattutto, un luogo in cui non ci fosse già una radio. A Ugento, da qualche mese ce n’era già una, così, decidemmo di optare per Gemini; ci armammo di tutto il candore adolescenziale di cui disponevamo e cominciammo a cercare un posto da dove poter trasmettere. Lo facemmo decidendo di chiedere al primo che si fosse trovato a passare in strada… E la prima e unica persona che incrociammo fu il parroco.
Mi feci avanti e chiesi se conosceva qualcuno che avesse un monolocale o una cantina da affittare (magari a costo zero… per simpatia!). Lui ci sorprese offrendoci una mansarda che si trovava proprio sopra sul tetto della chiesa.
Iniziammo a trasmettere con un palinsesto scarno e ben definito, a metà strada tra easy- listening e tiepidi approcci rockettari. Avevamo il timore che il parroco, in qualche modo, potesse condizionarci e voler mettere mano ai programmi, ma non avvenne.
Dopo qualche tempo, quel posto cominciò a starci stretto e in più, volevamo allargare la copertura in termini di potenza di trasmissione, a quel punto ci servivano anche un po’ di soldi (considerato che disdegnavamo di prenderne dalla pubblicità) per aggiornare l’attrezzatura e gli scaffali dei dischi.
Quella volta ci venne in sostegno un’altra persona molto particolare, che per noi diventò speciale, si chiamava Francesco Grezio, e all’epoca era il segretario della locale sezione del partito comunista (prima di andare in pensione, era stato un poliziotto abbastanza sopra le righe, non facendo mistero del suo credo politico e spesso partecipando all’attacchinaggio clandestino rischiando grosso, in quegli anni si poteva finire processati per molto meno).
Uomo mite e carismatico, con una visione politica che appassionava. Non sapevamo da dove iniziare a parlare delle nostre esigenze e…Ci sorprese anche lui, fu laconico e lapidario, ci diede di tasca sua i soldi che servivano e ci offri anche una stanza al piano superiore della sezione, molto più comoda di quella sopra la chiesa.
Da lì ripresero le trasmissioni di “Radio Gemini”. Si era diventati un po’ più maturi e meno cazzoni, io avevo ormai messo ben a fuoco i miei gusti, orientati verso una musica più “colta” e meno “leggera”, e questo si ripercosse sui programmi che conducevo.
In “Cantautori pro e contro” passavo esclusivamente quel genere di canzoni, cercando di proporre anche quelli meno conosciuti; “Woodstock” era un programma di musica rock, country e folk, ma anche di tutto quello che ci ruotava intorno; poi c’era “Reportage”, lo spazio che mi impegnava di più. Con l’ausilio di un numero speciale della rivista “Ciao 2001″ (all’epoca considerata tra le migliori riviste musicali specializzate) che affrontava dieci anni di musica e controcultura.
Cercavo ad ogni puntata di ricostruire il percorso musicale di alcuni musicisti attivi dal 1968 al 1978. Insomma, un radio anomala che è passata a trasmettere da uno studio allocato sopra una sede sacra a uno situato su una del tutto profana; senza dover essere scesi a compromessi, senza pubblicità, senza tentativi di intrusione da chi ci aveva dato una mano, e soprattutto, una radio libera… ma libera veramente (per dirla con Finardi), fatta con la passione.
Altri tempi. “Radio Gemini” finì di trasmettere a ridosso dell’estate del 1980, e noi ci preparavamo, a malincuore, a smettere di essere adolescenti.______
L’APPROFONDIMENTO nel nostro articolo del 28 luglio 2016
Category: Cultura
Fantastici ricordi Roberto! Collimano coi miei. Di notte, si studiava, al suono di queste radio, per l’interrogazione di Laino, del giorno dopo. La sufficienza, bastava, ed arrivava.