NOVITÀ EDITORIALI / ESCE PER iQdB EDIZIONI
“Decameron57″ DEL POETA UNGHERESE SÀNDOR HALMOSI
di Chiara Evangelista______
La casa editrice salentina “I Quaderni del Bardo Edizioni” di Stefano Donno dà alle stampe “Decameron 57 – (The Dual Nature of Silence) La duplice natura del silenzio” (pp.230, € 11,53) dell’autore ungherese Sàndor Halmosi (nella foto).
Il libro è nato dalla collaborazione con l’associazione culturale “La Casa della Poesia di Como”. La presidente della no-profit, Laura Garavaglia, ha curato anche la traduzione del testo. In copertina è raffigurata un’opera dell’artista Paola Scialpi.
Sàndor Halmosi, poeta, traduttore letterario, editore e matematico naturalizzato ungherese, è nato a Satu Mare (Romania) nel 1971. Ha vissuto in Germania per sedici anni, ma attualmente vive a Budapest, in Ungheria. Oltre a tutte le sue attività letterarie, tiene conferenze e laboratori sulla tradizione, la poesia, la preistoria della lingua, la simbologia.
Un cambio di passo e di paradigma si evince nelle poesie contenute in questa sua ultima raccolta. Il poeta ungherese, che ha vissuto i deliri e i fervori delle avanguardie, entra in uno spazio aperto, tutto personale, dove le immagini sono ricche di pathos.
<< Una bella svolta, ma il suo verso non ha perduto l’incandescenza primordiale, la capacità di captare il delirio delle sillabe, il desiderio della parola di diventare mondo assoluto. Naturalmente il “maledettismo” gli è rimasto dentro; le abbuffate di Gregory Corso, di Ferlinghetti, di Bukowski ancora cercano la digestione per stemperarsi […].
Non solo, come ogni diavolo si diverte a invertire la rotta dei significati, a squarciare i nessi, a scomporre la sintassi e a rompere la linearità d’ogni discorso, in modo da rendere la realtà un cerchio infernale nel quale scorgere la sintesi della vita, della morte e dell’amore >> scrive nella prefazione Dante Maffia.
Le liriche di Sàndor Halmosi sono il tentativo del poeta di arieggiare le stanze del significato e della struttura sintattica, lasciandosi trascinare in una dimensione introspettiva che non soffoca il lettore di pretese cognitive-esistenzialistiche. Si limita a soppesare l’umidità e la siccità del vissuto, perché in fondo “solo se ci pensi, inizi a tremare dal freddo”.
L’umidità non può essere separata dalla vita.
È come un aranceto per noi.
Non capisci, non lo conosci,
Ma ti manca.
Anche la sabbia.
Muori durante il giorno,
E di notte geli senza il tuo lenzuolo polare.
Lo sai bene.
Se solo ci pensi, inizi a tremare dal freddo.
Oppure sudi.
Ma in ogni caso, tremi.
La parola è una bestia proprio come il silenzio.
Deve essere messa all’ingrasso. Con la bocca, il cuore e l’anima.
Con l’occhio di un buon maestro.
Sul dipinto a pastello c’è un leggio,
Che odora di polvere, tavolato logoro.
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