“Non m’interessa il cinema in sé, ma quello che resta impigliato nelle sue maglie”: AL FESTIVAL EUROPEO DI LECCE E’ STATO ASSEGNATO IL PREMIO “ULIVO D’ORO ALLA CARRIERA” AL REGISTA FRANCESE OLIVIER ASSAYAS

| 7 Novembre 2020 | 0 Comments

di Chiara Evangelista______

Il cinema come strumento per comprendere la realtà, uno sguardo sul mondo per poterne cogliere l’umanità. Il cinema di Olivier Assayas ieri è stato il protagonista del Festival del Cinema Europeo di Lecce attraverso il collegamento streaming pomeridiano sulla pagina social della kermesse cinematografica (nella foto). Durante l’evento Assayas ha ricevuto il premio “Ulivo d’oro alla carriera”.

 

Il regista si pone come anello conciliante tra la Nouvelle Vague e l’eclettismo cinematografico contemporaneo. Dai registi francesi il cineasta ha assorbito il cinema narrativo alla Truffaut, l’indagine psicologica dei personaggi, ma nello stesso tempo tende ad essere ancorato alla realtà in un chiaro rifiuto dell’ortodossia chiesastica cinefila.

 

“Non m’interessa il cinema in sé, ma quello che resta impigliato nelle sue maglie. Ho sempre ritenuto il cinema uno strumento per esplorare la realtà e poter cogliere l’umanità del mondo” – dichiara il regista.

 

Olivier Assayas non si ritiene un critico cinematografico, tanto meno un cinefilo. E per questo prende le distanze dalla Nouvelle Vague. “Truffaut, Godard hanno nutrito la passione per il cinema nei cinematografi. Io invece mi sono avvicinato al cinema attraverso i film che venivano trasmessi la domenica sera in tv. Fino ai 25 anni credevo di voler fare il pittore, anche perché i tempi erano diversi. Fare cinema era troppo costoso, oggi tutti possono realizzare un filmato con il cellulare. La mia passione però nasce sicuramente dall’esigenza di incidere sulla realtà”.

 

Assayas è tra i registi francesi più apprezzati nella dimensione internazionale. Un nome ben voluto nelle kermesse cinematografiche: dal lido di Venezia ai contest americani. Un cineasta che è riuscito a evadere dalla gabbia del cinema francese per trovare una propria identità, frutto anche delle inferenze inglesi e tedesche. I suoi capolavori sono “Qualcosa nell’aria” e “Personal Shopper”.

 

Tra i registi italiani ammette di avere una profonda ammirazione per Antonioni (“i suoi film prendevano tutto il mondo come scena”) e per Pier Paolo Pasolini (“adoro il suo essere tra la gente”).

 

A chi gli chiede il futuro del cinema, tenendo in considerazione anche le numerose piattaforme streaming (come Netflix e Amazon) che hanno attecchito negli ultimi tempi, risponde: “Troppe immagini sono tossiche, non bisogna perdere di vista la realtà”.

Category: Cultura, Eventi

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