UNA RIVOLUZIONE LENTA, MA POTENTE, FATTA DI BELLEZZA, CULTURA E INTRAPRENDENZA ECONOMICA. A leccecronaca.it DON GERARDO IPPOLITO RACCONTA IL RISCATTO A LECCE DELLA ZONA 167 E DELLA SUA COMUNITA’
di Chiara Evangelista_____
Balconi non messi in sicurezza, scarti edili non smaltiti e intonaci infiltrati dall’umidità. Qui tutte le famiglie hanno un cane. Hanno paura.
La zona 167, la periferia di Lecce, fa fatica ad uscire dagli stereotipi.
“I bambini per strada rispondono insultando. Il degrado ancora c’è…” – racconta una residente della zona. Ma si è lontani dagli anni Novanta, gli anni del maxiprocesso alla Sacra Corona Unita.
La zona 167 era scenario frequente di sparatorie, macchine incendiate e c’era il coprifuoco la sera per le ragazze.
“La rivoluzione è lenta. Non c’è un bar nelle vicinanze e non vi sono minimarket. Hanno chiuso per la presenza dei supermercati di catena. È presente solo una farmacia. Ma stiamo coltivando bellezza e la cultura dà sempre i suoi frutti”. Con un sorriso sfoderato e aperto, i capelli bianchi e la gioia negli occhi di chi ha una missione nella vita, Don Gerardo Ippolito, parroco della chiesa di San Giovanni Battista, ci racconta la voglia di riscatto della zona 167 di Lecce.
Un riscatto che parte dalla percezione estetica del quartiere.
“I murales sono uno strumento di lotta a colori al degrado e alla segregazione. Hanno determinato un risveglio positivo di quei valori sociali assopiti. In particolar modo, c’è un murales raffigurante i giocatori del Lecce Lorusso e Pezzella. Talvolta assistiamo al pellegrinaggio dei tifosi della squadra!”.
Con orgoglio Don Gerardo prosegue la descrizione del nuovo volto estetico della 167.
Il vero riscatto però nasce dall’animo dei ragazzi e dei volontari. C’è un nativo senso di appartenenza al quartiere che lega i residenti.
In futuro vi sarà la possibilità anche di organizzare un trenino turistico per permettere ai visitatori di conoscere non solo il centro della città, ma anche la periferia. I veri obiettivi che tende a perseguire la parrocchia sono la socializzazione e l’arricchimento interiore degli abitanti del quartiere.
“Non voglio che le persone si sentano povere anche culturalmente. Qui la gente non ha neanche la possibilità di pagare le cure mediche. Per far fronte a questo problema, abbiamo istituito un pool di medici, nove esperti precisamente, che prestano servizio gratuitamente alla comunità. Nella mente ho impressi gli occhi di una madre che si è rivolta a noi per la visita al cuore del proprio bambino di 13 anni. Sono quelle gioie intime che danno un senso alla nostra missione”.
Tra i tanti progetti di cui la parrocchia San Giovanni Battista è protagonista, ricordiamo il “Progetto LEF167: Cantieri innovativi di antimafia sociale” che mira a rendere attiva la periferia puntando al coinvolgimento della cittadinanza e al miglioramento del tessuto urbano, e da cui sono scaturiti “L’Apiario Urbano”, e la “Sartoria 167 Revolution”.
“Quest’anno abbiamo raccolto solo 30kg di miele, a causa del lockdown. Ma in futuro puntiamo a 500 kg di miele” spiega compiaciuto Don Gerardo prevedendo le sorti delle dieci arnie.
La zona 167 non è abbandonata dalle istituzioni: “Fanno quel che possono per farci sentire la propria presenza. Il periodo è duro per tutti quindi non pretendiamo finanziamenti. Ma già la loro presenza e il loro sostegno sono una coperta”.
Don Gerardo ha la luce negli occhi di chi ha un progetto di vita, e la fede nel fatto che ogni rivoluzione richieda tempo.
Per guardare le cose in modo nitido bisogna allontanarsi dal centro, sono i margini che danno forma ad un’immagine.
Sono le periferie l’inizio di una città, il morso della realtà.
La realtà sociale del luogo desumibile dalla lettura delle poche righe usate per descriverla, è paragonabile ad un quadro nel quale la percezione dei particolari e dell’insieme assume una connotazione quasi fotografica.
Semplicemente BRAVA ……..(e non credo di essere di parte)