COMPLIMENTI ALLE “Teste di piombo” DELL’UNISALENTO
Ha scelto di chiamarsi “LeadHeads”, teste di piombo, il gruppo di studenti del corso di laurea magistrale in Aerospace Engineering dell’Università del Salento che ha partecipato e superato la prima fase della competizione internazionale “Mathworks Parrot minidrone competition”.
«Il nickname del gruppo è ironico, una “traduzione” del modo di dire barese chèp d chiumm», scherzano gli studenti, «Lo abbiamo scelto per rimarcare le nostre origini pugliesi e per ricordare tutte le volte che ci siamo sentiti un po’ spaesati davanti a questo progetto, ai nostri occhi grande e innovativo. Non sono mancate le difficoltà, vista anche la necessità di lavorare esclusivamente online a causa dell’emergenza sanitaria. Siamo riusciti comunque a raggiungere questo importante traguardo mettendo in gioco tutte le nostre capacità e potenzialità, e speriamo di fare bene anche nella seconda fase».
La gara, rivolta a studenti di ingegneria di vari Atenei in tutto il mondo, consiste appunto nello sviluppo di un sistema di controllo del volo capace di individuare un percorso tracciato sul terreno e seguirlo in modo autonomo, senza l’intervento di un pilota. Dopo la progettazione e lo sviluppo del software del sistema di controllo e la sperimentazione in simulazione, le squadre sono chiamate a implementare l’autopilota su un minidrone Parrot, per dimostrare in volo autonomo la validità del proprio algoritmo di controllo in una serie di test reali.
«Congratulazioni ai nostri studenti innanzitutto per il loro coraggio e la loro passione», commenta il professor Giulio Avanzini, docente di Meccanica del volo nel corso di laurea, «Hanno impegnato una parte del loro tempo libero per mettere in gioco le competenze maturate durante gli studi in una competizione internazionale, dimostrando che quanto appreso in aula consente di affrontare e risolvere problemi complessi come quelli della guida autonoma di un mezzo volante. L’impiego dei cosiddetti droni è una realtà consolidata in moltissimi ambiti applicativi, e l’aumento dei livelli di automazione sarà un elemento cruciale per il loro uso sicuro, soprattutto in ambito civile. Le soluzioni trovate dai nostri allievi costituiscono un vero e proprio contributo di ricerca in un ambito dal potenziale enorme per gli sviluppi tecnologici del volo autonomo, tanto nel futuro più prossimo quanto in una prospettiva di medio-lungo periodo, in cui vedremo convivere mezzi volanti pilotati e autonomi, abitati o meno, in uno spazio aereo condiviso. In tanti stiamo lavorando perché ciò sia possibile».
Nell’immagine allegata, sullo schermo in senso orario da sinistra: Roberto Paolo Guida, Giovanni Calia, Mario Leonardo Erario.