A LOUISE GLUCK IL NOBEL PER LA LETTERATURA
di Chiara Evangelista______
“Per la sua inconfondibile voce poetica, che con austera bellezza rende l’esistenza individuale esperienza universale”.
Queste sono le motivazioni dell’Accademia di Svezia nell’assegnare oggi il Premio Nobel della letteratura 2020 alla poetessa Louise Glück (nella foto), 77 anni, americana di New York.
È la sedicesima donna nella storia a vincere il prestigioso premio. Nel 2003 ha vinto il Premio Pulitzer. In Italia tuttavia i suoi versi sono sconosciuti al mondo della grande editoria.
La diffusione della sua poetica nel nostro Paese si deve alla militanza culturale di due piccole case editrici: Giano ha pubblicato nel 2003 “L’Iris Selvatico” e Dante&Descartes nel 2019 ha tradotto “Averno”.
Nei testi emergono i traumi personali legati alla morte, al rifiuto, al fallimento delle relazioni interpersonali e al dolore causatole dall’esperienza dell’anoressia, vissuta in prima persona da adolescente. Il suo stile è caratterizzato dalla mancanza di rima e dall’uso prolifico di enjambement.
Ecco un esempio.
Il papavero rosso
Il massimo
è non avere
mente. Sentimenti:
oh, quelli ne ho; mi
governano. Ho
un signore in cielo
che si chiama sole, e mi apro
per lui, mostrandogli
il fuoco del mio cuore, fuoco
come la sua presenza.
Che altro può essere una simile gloria
se non un cuore? Oh, sorelle e fratelli,
eravate come me una volta, tanto tempo fa,
prima di essere umani? Vi
concedeste di aprirvi
una volta per poi non aprirvi
mai più? Perché in verità
adesso io sto parlando
come voi. Io parlo
perché sono distrutta.
Di seguito riportiamo le sue dichiarazioni rilasciate al Guardian:
“Quando ero giovane conducevo la vita che pensavo che gli scrittori avrebbero dovuto condurre, in cui ripudi il mondo, consacrando ostentatamente tutte le tue energie al compito di fare arte.
Mi sono seduta ad una scrivania di Provincetown ed è stato orribile: più volte mi sono seduta alla scrivania e più volte ho pensato che non avessi rinunciato abbastanza al mondo.
Dopo due anni sono giunta alla conclusione che non sarei diventata una scrittrice. Così ho accettato un lavoro come insegnante nel Vermont, anche se fino a quel momento avevo passato la vita a pensare che i veri poeti non insegnassero. Ma ho accettato questo lavoro e nel momento in cui ho iniziato a insegnare – nel momento in cui avevo degli obblighi nel mondo – ho ricominciato a scrivere “.
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