ESEGUITO NUOVO SEQUESTRO DI BENI MOBILI E IMMOBILI AI FRATELLI DE LORENZIS DI RACALE, “socialmente pericolosi in quanto contigui ai clan della Sacra Corona Unita”
(e.l.)______Dall’alba di questa mattina militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Lecce (nella foto), coordinati dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, sono impegnati in una vasta operazione antimafia nel Salento, in esecuzione di un provvedimento di confisca di prevenzione di un ingente patrimonio del valore di oltre 3.500.000 euro riconducibile ai tre fratelli De Lorenzis di Racale, Pietro Antonio, Saverio, e Pasquale Gennaro, ritenuti socialmente pericolosi in quanto contigui ai clan della Sacra Corona Unita e già indagati negli anni scorsi per la gestione delle slot machines nei locali pubblici.
Il provvedimento rappresenta l’epilogo delle indagini condotte dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Lecce che mette la parola fine ad un lungo iter giudiziario iniziato con un provvedimento di sequestro, poi impugnato dagli interessati con la conseguente temporanea restituzione dei beni.
Secondo gli inquirenti, le complesse indagini hanno dimostrato la riconducibilità alla compagine salentina di una società a responsabilità limitata di Melissano, leader nel settore del gaming e delle scommesse che, al fine di “schermare” i proventi derivanti dal loro lucroso business del gioco d’azzardo, aveva appositamente costituito una nuova impresa solo formalmente intestata ai dipendenti di un’altra azienda di famiglia già, per altro, colpita da una misura interdittiva antimafia della Prefettura di Lecce.
Mascherandosi dietro compiacenti prestanome, secondo le risultanze delle indagini, gli indagati hanno continuato ad imporre la propria leadership nella gestione del gioco d’azzardo, massimizzando i profitti anche grazie al ricorso alla manipolazione fraudolenta e successiva distribuzione di apparecchi elettronici in grado di frodare non solo i giocatori ma anche il fisco, al quale sono stati sottratti centinaia di migliaia di euro di introiti fiscali, il così detto prelievo erariale unico e tassazione sulle vincite.
I giudici leccesi, nel provvedimento in corso di esecuzione, scrivono che “le prove raccolte dagli investigatori siano state sufficienti a dimostrare il reimpiego nella società salentina, oggi confiscata, dei proventi illeciti ottenuti da precedenti gestioni, anch’esse finite nel mirino degli investigatori, in quanto sospettate di essere il frutto di un accordo mafioso tra imprenditori e appartenenti alla Sacra Corona Unita, in grado di garantire protezione e ‘penetrazione’ commerciale in tutti territori gestiti dai clan, in cambio di spartizione di guadagni, assunzioni e “regalie” ai mafiosi, come ad esempio un prezioso anello in occasione delle nozze di una donna appartenente ad una delle famiglie di spicco gallipolina, ma anche auto e cure mediche agli altri componenti, o denaro nel momento della scarcerazione, quando maggiormente questi ne avevano bisogno, pagamento di avvocati, ecc.. Non sono mancate, inoltre, elargizioni a ‘fondo perduto’ per finanziare iniziative imprenditoriali delle famiglie mafiose salentine, tra cui anche l’acquisto di strutture ricettive nella zona di Gallipoli, in cui la Sacra Corona Unita ha deciso di riciclare i proventi delle proprie attività delittuose.
La costituzione della nuova società oggi confiscata è avvenuta – per i magistrati – attraverso una macchinosa cessione di quote, fraudolentemente studiata a tavolino, tra i reali proprietari ed il loro prestanome, ad un prezzo talmente vantaggioso da essere palesemente incongruo, con un lunghissimo pagamento rateale, senza alcuna liquidità iniziale, secondo modalità fuori mercato, che non potevano avere altro fine se non quello di mascherare una cessione strumentale a nascondere i patrimoni agli eventuali accertamenti patrimoniali da parte degli organi investigativi, invece puntualmente arrivati”
Il Tribunale di Lecce, considerata sproporzione tra i redditi del titolare della società – come detto mero prestanome – ed il valore della stessa, e tenuto conto che, in realtà, questa altro non era che una ditta “pulita” creata ad hoc proprio per consentire la prosecuzione delle attività illecite del gruppo criminale salentino colpito da misure interdittive e di prevenzione antimafia, ha disposto, ai sensi della normativa antimafia, il sequestro e la confisca di tutte le quote societarie nonché dell’intero compendio aziendale, costituito, tra l’altro, da oltre mille e cinquecento slot machine dislocate nel centro e sud Italia, tre conti correnti e ventidue automezzi, oltre che denaro contante per circa 384.000 euro.
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