MA CHI LE STUDIA LE CAMPAGNE ELETTORALI AL CENTRO-DESTRA IN PUGLIA?
di Valerio Melcore_______La campagna elettorale per le regionali è terminata, il clima si va rasserenando, forze politiche e candidati fanno i primi bilanci. Ci sono quelli che fanno il mea culpa, quelli che se la prendono con i collaboratori che li hanno affiancati, c’è chi grida alla malasorte, mentre i più, sopratutto tra i perdenti gridano al tradimento. Insomma nulla di nuovo, quelli che vincono sono bravi, ma sono bravi anche quelli che perdono, infatti non perdono mai per colpe o comportamenti a loro addebitabili. Sono 15 anni che il centro-destra perde sono sempre gli stessi personaggi che sono in pista, ma mai un esame di coscienza serio.
Stavo scrivendo queste poche frasi per introdurre la filastrocca “Lu Puliticante”, ma poi i pensieri su quest’ultima tornata elettorale mi hanno preso la mano.
Pensando a questi quindici anni di governi di sinistra mi è venuto in mente che q uindici anni fa insegnavo Marketing e Comunicazione presso l’Istituto Guido D’Arezzo a Lecce, la cui sede era ubicata in via Oberdan prospiciente piazza Mazzini, sotto al nostro istituto un centinaio di plance elettorali ospitavano i manifesti dei due contendenti, Raffaele Fitto e Nicola Vendola e dei candidati che li sostenevano. Visto che gli alunni erano tutte persone neo laureate o giovani imprenditori, insomma erano degli adulti, quella sera decisi di tenere la lezione per strada, in mezzo al traffico.
Chi erano i due contendenti? Il primo Salvatore Fitto era il Presidente della Regione Puglia che veniva ricandidato, un bel ragazzo, viso simpatico, persona “normale”, un moderato come ama definirsi, figlio del compianto Salvatore Fitto che pure aveva rivestito diversi ruoli politici ed istituzionali tra cui quello di Presidente della Regione Puglia, un uomo amato e ben voluto. L’altro Niki Vendola, era l’esatto contrario, un viso arcigno, uno che dopo la caduta del Muro Di Berlino e dell’impero sovietico, si ostinava ancora a definirsi comunista, insomma un personaggio collocabile nell’area dell’estrema sinistra.
Dichiaratamente omosessuale e noto per le sue battaglie giovanili in cui si mostrava come mamma lo aveva fatto. Sia ben chiaro che qui non si vogliono dare giudizi morali, semplicemente si descrivono in estrema sintesi i due contendenti, che la maggior parte di voi che mi leggete ben conoscono. Da queste poche parole già si comprende come Niki Vendola partisse fortemente svantaggiato rispetto al suo competitor. Era riuscito a vincere le primarie del centro-sinistra contro un moderato del PD l’economista Francesco Boccia, che aveva caratterizzato la sua campagna alle primarie utilizzando il color arancio, da contrapporre al rosso vivo del compagno di Rifondazione Comunista Vendola. Boccia, pensava che utilizzare i toni pacati, fare il moderato, utilizzare l’arancio invece del rosso lo avrebbe portato a vincere con facilità le primarie anche considerando che il suo partito contava nel paese molti più voti di Rifondazione. Quello di cui Boccia non si era però reso conto che le primarie non sono le elezioni e chi va a votare e una piccola parte di elettori, quelli più politicizzati, quelli più entusiasti ed entusiasmabili, che quasi mai sono moderati. Vendola entusiasmò, tanti anche nel PD furono sensibili ai rischiami ideologici e alle promesse demagogiche e velleitarie di stampo comunista. Insomma Vendola vinse le primarie e Boccia con il suo colore arancio, e tutto ciò che rappresentava, perse.
Ovviamente, ed a ragione il centro-destra festeggiò la vittoria alle primarie di Niki Vendola, la strada per la riconferma di Fitto era tutta in discesa. Chi avrebbe votato questo trinariciuto comunista persino nel centro-sinistra avrebbero avuto difficoltà a votarlo, questo pensarono l’entourage di Raffaele Fitto.
Il linguaggio di Fitto era comprensibile, chiaro come deve essere quello di un politico che deve farsi comprendere da tutti. Vendola utilizzava una costruzione linguistica straniante, dall’enfasi retorica, lontana dal linguaggio tradizionale della politica, utilizzava le metafore, gli ossimori, le citazioni colte a volte non coincidenti
Un linguaggio strampalato che però immediatamente la sinistra definisce poetico, la capacità di trasformare un limite in una eccellenza, la sinistra è maestra in questo, quando qualcosa è sconclusionato, o incomprensibile, diventa un’opera d’arte, una genialità, una poesia, Vendola viene innalzato agli onori della cronaca dalla propaganda di sinistra come il Poeta-Politico.
Dall’altra parte, ossia nel centro-destra non è che qualcuno si sia presa la briga di smontare questa costruzione e riportare la gente con i piedi per terra, facendo riflettere gli elettori sulla mancanza di contenuti del programma vendoliano. No pure loro si sono fatti convincere che effettivamente Vendola era un poeta.
Ma torniamo alla sera in cui insieme alla mia classe ci soffermammo ad analizzare attraverso i manifesti come avevano impostato la campagna elettorale i due contendenti. Intanto cominciamo col dire che Niki Vendola si rivolse a due Agenzie di Pubblicità, le quali partirono all’attacco trasformando mediaticamente tutti i suoi difetti in pregi:
SOVVERSIVO perché ho sempre messo gli ultimi al primo posto,
ESTREMISTA nell’amore per la Puglia,
PERICOLOSO come tutte le persone oneste,
DIVERSO da quelli che oggi governano la Puglia,
a fianco a queste frasi un viso ripulito, in giacca e cravatta, persino l’orecchino che lo aveva sempre caratterizzato era stato eliminato, poi ovviamente c’erano gli attacchi durissimi a Fitto.
Ora ci si sarebbe aspettato che il centro-destra rispondesse punto su punto, per esempio: Sovversivo perché in tante occasioni ha violato quelle che sono le norme del vivere civile che caratterizza la nostra società, Estremista perché crede ancora dell’ideologia Comunista che ha prodotto 100 milioni di vittime innocenti e ha schiavizzato decine di popoli, Pericoloso perché dietro le frasi ridondanti si nasconde il vuoto politico, e magari una foto di Vendola che passeggia in spiaggia abbracciato a due altri uomini tutti nudi, con uno slogan in cui si dice Diverso, perché ognuno nella sua stanza da letto può fare quel che gli pare ma quando si rivestono ruoli pubblici bisogna prestare attenzione ai cittadini, a cominciare dalle famiglie e non dai propri gusti o dalle proprie simpatie….insomma si sarebbero potute dire quattro cose anche strumentalmente per indebolire, per toglier credibilità all’avversario. Allora mi domando ma chi gli studia le campagne elettorali a Fitto, ma più in generale al centro-destra?
I manifesti di Fitto non dicevano nulla, non c’era un messaggio degno di nota, l’unica cosa che campeggiava sui suoi manifesti era il colore arancio, quel colore che aveva utilizzato il moderato del PD Boccia, e che evidentemente nella mente di coloro che consigliarono Fitto quel colore gli avrebbe portato le simpatie di molti elettori del centro-sinistra.
Un colore certamente distante dalla iconografia del centro-destra.
RICORDO CHE ALLA FINE DELLA LEZIONE DISSI: E’ EVIDENTE CHE FITTO GRAZIE AL POTERE ACQUISITO IN QUESTI ULTIMI 5 ANNI FACENDO IL GOVERNATORE SI SARA’ COSTRUITA UNA ENORME CLIENTELA SOPRATUTTO NEL BARESE CHE GLI PERMETTERA’ DI VINCERE. PERCHE’ SE DOVESSIMO PREVEDERE IL RISULTATO DEL VOTO LIMITANDOCI A GUARDARE LA COMUNICAZIONE MESSA IN CAMPO DAI DUE CANDIDATI FITTO PERDEREBBE 5 a 0.
L’ultimo scontro si tenne su una emittente televisiva, Vendola vestito scuro e cravatta rossa, Fitto vestito scuro e cravatta arancione, Fitto tenne toni bassi, Vendola partì all’attacco aggredendo verbalmente il povero Fitto, parlando di provvedimenti che la Procura stava prendendo contro gli esponenti della Giunta uscente.
Anche questa volta abbiamo assistito ad un Emiliano che nonostante fosse il Presidente della Regione uscente che ha usato e abusato del suo potere per ottenere un voto clientelare, ha usato frasi come: “siamo attaccati da tutti, stiamo resistendo” come se lui fosse all’opposizione e gli altri avessero i mezzi per circondarlo. Ha rilasciato interviste utilizzando toni forti, mentre il linguaggio di Fitto è sembrato tutto teso a rispettare le regole del bon ton.
Rino Formica, uno dei più importanti esponenti del Partito Socialista Italiano, diceva: “La politica è sangue e merda”, io non lo so se ciò risponde a vero, certamente la POLITICA è PASSIONE, e la passione mal si accorda con i toni pacati e gli atteggiamenti “moderati”, che con la moderazione in senso stretto e l’equilibrio delle posizioni hanno poco anche fare.
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