IL MOSTRO CONTINUA AD UCCIDERE A TARANTO / “spegnimento immediato degli attuali impianti velenosi che continuano a emettere inquinanti pericolosissimi”
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. La professoressa Lina Ambrogi Melle (nella foto), presidente del Comitato Donne e Futuro per Taranto libera, e componente del Comitato Cittadino per la Salute e l’Ambiente a Taranto, ci manda il seguente comunicato stampa______
Il Progetto di decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto che prevede di utilizzare ancora l’area a caldo è un’ altra colossale presa in giro dei tarantini che cercano giustizia e salvaguardia della salute e dell’ambiente.
Infatti viene garantita la continuità produttiva degli attuali impianti pericolosi, illegali e sotto sequestro penale a cui verranno in seguito aggiunti 1 o 2 forni elettrici con lo scopo di aumentare la produzione a 8 milioni di tonnellate annue e permettere così un guadagno ai gestori che oggi perdono oltre 100 milioni di euro al mese. La maggior parte di tale produzione sarà quindi fatta con gli altoforni a carbone e solo una piccolissima quantità sarà realizzata con altri sistemi.
Il Comitato cittadino per la salute e l’ambiente a Taranto esprime il suo totale dissenso ad ogni progetto che non preveda lo spegnimento immediato degli attuali impianti velenosi che continuano a emettere inquinanti pericolosissimi per la salute umana , che si accumulano in un ambiente già saturo di veleni e che ha solo la necessità di essere seriamente bonificato.
Nessuna “ transizione ecologica “ è possibile a Taranto se non verranno smantellati gli obsoleti impianti posti a ridosso della città che sono incompatibili con la vita, come già certificato ampiamente dalle perizie chimiche ed epidemiologiche del Tribunale , dallo studio SENTIERI dell’Istituto Superiore di sanità, dell’aggiornamento dello studio Forastiere, dal registro tumori e dalla condanna della Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo.
Una NO TAX AREA a Taranto per almeno 10 anni per aziende green legate alle vocazioni del territorio , quali la cultura, il turismo in tutte le sue forme tra cui quello congressuale e quello enogastronomico, l’agroalimentare, la retroportualita’ porterebbero sviluppo , benessere e risolverebbe quella dicotomia tra lavoro e salute che è più propriamente un ricatto occupazionale.
Taranto vuole un futuro diverso da quello degli ultimi 50 anni ed è questo il momento di sostituire il vecchio modello di sviluppo che e’ anche in forte crisi finanziaria con uno che dia speranza ai tanti giovani che abbandonano la loro terra per mancanza di possibilità di lavoro nonostante l’acciaio, il petrolio ed i rifiuti .
Il Just Transition Fund europeo non venga sprecato per prolungare ancora l’agonia di una fabbrica problematica e fuori mercato, ma venga utilizzato per la città di Taranto e per la sua provincia , per le infrastrutture , per l’Universita’ e la ricerca, per la cultura . Auspichiamo che anche in una città del Sud, maltrattata e vilipesa per oltre 50 anni, si realizzi quella trasformazione affascinante già avvenuta in altre realtà europee , come Bilbao.