IL LECCE E’ IN SERIE B / LA SCONFITTA PER 3-4 CON IL PARMA CERTIFICA UN FINALE INGIUSTO
di Annibale Gagliani______
La sera dei miracoli, sperano le decine di tifosi giallorossi che spingono il bus dei giocatori verso un’impresa impossibile. Serve una vittoria, da conquistare con testa e cuore. Serve che ci sia partita vera tra Genoa e Verona.
Pronti via e al secondo minuto Caprari testa i riflessi di Gabriel con un destro dai venticinque metri ben neutralizzato dall’estremo difensore carioca. Al quinto minuto, un cattivo posizionamento della difesa giallorossa permette a Bruno Alves dalle retrovie di innescare con un lancio illuminante Darmian, che dalla sinistra crossa in area per Kulusevski: il piattone del trequartista svedese va alle stelle. Il Parma pressa con organizzazione i padroni di casa, che si affidano alle ritrovate sgroppate palla al piede di Pippo Falco per ribaltare l’azione. Da una di queste arriva la prima occasione per i salentini: Barak ha l’opportunità di colpire al volo in area, ma il suo sinistro è un cioccolatino per Sepe.
All’undicesimo è già notte fonda: Hernani si libera per calciare dal lato sinistro dell’area leccese: colpo da bigliardo che si stampa sul palo, impattando sfortunatamente contro lo stinco di Lucioni e insaccandosi in rete. Nemmeno quattro minuti dopo, Sanabria gonfia di testa la rete del Verona a Marassi: un doppio colpo micidiale per le speranze salvezza del lupo. La notizia del vantaggio gialloblu manda al tappeto gli uomini di Liverani: uno due Kulusevski-Caprari al limite, con quest’ultimo che a tu per tu con Gabriel grazie incredibilmente l’avversario pluriferito.
Il Parma fa la partita, la superiorità tecnica degli avanti gialloblu è un fattore pesante nel match. Al Lecce serve un episodio per ripartire, un moto di orgoglio in grado di rovesciare le sorti. Saponara fa le prove da funambolo: ci riesce, ma con poca concretezza. Da un invitante angolo dei giallorossi , gli uomini di D’Aversa si impadroniscono dei giochi salvezza: contropiede perfetto guidato da Kulusevski che passa da Hernani e termina sul destro di Caprari che questa volta non sbaglia: 0-2. Ma le brutte notizie non arrivano mai da sole: Sanabria giganteggia in Genoa-Verona, firmando un raddoppio che sa di sentenza.
Poco dopo la mezz’ora, Saponara cerca di prendersi la scena, scartando un paio di avversari e cercando rasoterra Lapadula: una buona occasione morta con semplicità. L’istantanea perfetta di una serata cominciata come peggio non poteva. Al trentacinquesimo, Lapadula indossa l’elmetto per dare una scossa ai suoi: ruba palla al centrale in uscita del Parma e da posizione decentrata prova a imbeccare Mancosu, che per meno di un centimetro non raggiunge il gol della rinascita. Lapadula suona la carica, prende botte, fa salire la squadra, ma non basta. Gli emiliani ripartono velocissimi con le proprie punte di diamante sfiorando la parola fine sulla chimera leccese. Un peccato veniale, perché il Lecce sfrutta un rimpallo in area ospite: Mancosu sfreccia verso l’out, pesca il mezzo la chioma dorata di Barak che deposita in rete e dedica la gioia al suo prossimo figlio. Una nota d’azzurro in uno scenario disperato.
Il lupo prova a ripartire con determinazione, nonostante l’impresa davanti ai suoi occhi sia proibitiva. Pressa, è pronto a mordere ancora: da un recupero palla di Saponara, Mancosu ha sul sinistro al limite dell’area il punto del pareggio, ma decide di risparmiare Sepe. Cosa che non ha intenzione di fare Meccariello, che da azione d’angolo indovina l’incornata che impatta la contesa: 2-2, ma a Genova il grifone sbrana un Verona dimesso con il 3-0 di Romero.
Il Lecce comincia finalmente a giocare calcio: sponda di Lapadula per Falco, che cerca di imbucare dal limite in buca d’angolo con quello che non è il suo piede: 3-2 sfiorato per un soffio. Il primo tempo ha il sapore dolce della rimonta, ma il retrogusto amarissimo della retrocessione.
Nel secondo tempo, i padroni di casa ripartono convinti di potere completare la rimonta dopo il tè freddo. È l’ultimo sussulto possibile del campionato, un sorriso che devono ai propri tifosi, asserragliati nei pressi dello stadio con la bandiera sulle ginocchia.
Ma il Parma non ci sta. Sulla sinistra Barilla lancia lungo linea per Caprari, che porta a spasso Donati e mette in mezzo un pallone mortifero: Gabriel buca la presa e Cornelius la mette nel sacco senza alcuna fatica.
Barak cerca di rimette le cose a posto con un sinistro di rabbia da fuori, ma Sepe può dormire sonni tranquilli. Il Lecce propone delle buone triangolazioni, una di queste con Mancosu protagonista, porta Lapadula a sfiorare la segnatura dopo un tiro cross beffardo. Caprari vuole chiudere definitivamente i conti, dimostrandosi in serata: una sua incursione in area porta Gabriel a fare il miracolo della serata con una parata di corpo.
Poco dopo anche Cornelius fa il babbo Natale in anticipo, sprecando un’occasionissima di piattone destro dal limite.
Ma il suo sostituto, Inglese, non è così magnanimo: da un lancio di Barillà sfiora di destro, sancendo un umiliante poker. Ma le emozioni non sono ancora finite: cross dalla destra di Donati, colpo di testa di Shakhov, montante destro, ribattuta in tuffo di capoccia di Lapadula e il 3-4 servito. Siamo vicini al settantesimo, ma a Genova i rossoblu, seppur in dieci, domano agilmente gli scaligeri.
Gli ultimi minuti scorrono tra l’agonia di un finale ingiusto e i tentativi delle due squadre di rendere il tabellino indimenticabile. Ma non cambia niente, quello che accade è ordinaria amministrazione: 3-4. Al di là del risultato del lupo, rimangono i dubbi sulla sportività della sfida tra il Genoa di Preziosi e il Verona del suo genero Miguel Veloso e del suo figlioccio Juric.
Il Lecce non avrebbe meritato di retrocedere, se si osservano la qualità del gioco espresso, la mentalità e la progettualità che ha amalgamato perfettamente società, guida tecnica e calciatori. Ma il Dio del calcio è uno stronzo e spesso premia lo scolaretto che per tutto l’anno ha improvvisato, tornando a studiare all’ultima interrogazione.
L’istantanea finale della stagione leccese sono le lacrime del guerriero Lapadula e gli applausi scroscianti di tutto il popolo giallorosso. Domani è già il futuro, Serie B, alla ricerca della celere risalita in paradiso. Cambieranno tante cose, la squadra muterà pelle. Ciò che conta è sempre lì, nel cuore del Via del Mare: un amore sconfinato che si misura in lacrime e che non si cura della categoria.
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