QUEL CHE RESTA DEL CALCIO
(g.p.)______Minuto 57 di Lecce – Milan di lunedì scorso. I Giallorossi di nuovo in svantaggio da un minuto, subiscono il colpo del ko, Rebic se ne va in porta incredibilmente indisturbato, attraversando in solitaria una prateria sconfinata.
Esulta, poi vede un raccattapalle affranto, e va ad abbracciarlo, per consolarlo.
Lui, Francesco Gallo, 19 anni, calciatore delle formazioni giovanili del Lecce, se lo vede spuntare all’improvviso: “Ero sorpreso, imbarazzato, mi aveva spiazzato, poi gli ho dato una pacca sulla spalla. Comunque era un bel gesto, la società mi ha trasmesso questi valori: sportività, rispetto per l’avversario, umanità”.
Sì, è stato un bel gesto, quello dell’attaccante milanista, pure la risposta del ragazzo.
Un momento di umanità, in una partita senza pubblico, in un campionato completamente falsato, senza più emozioni, in un calcio che non è più sport, e nemmeno spettacolo, ma un videogioco televisivo, o per la play station.