DELUSIONE CONTINUA A SANTA ROSA
(g.p.)______Pochi minuti fa Giuseppe Schiraldi, amministratore del seguitissimo gruppo Facebook “Rione Santa Rosa, una grande storia d’amore”, in cui i residenti del quartiere si organizzano per reagire al degrado, promuovere attività sociali e al tempo stesso fanno comunità – per essere iscritti è necessario essere nati qui, o essere qui abitanti – ha pubblicato, insieme alla foto che riproduciamo, il seguente post: “Buon sabato Santa Rosa, e’ passato tutto il mese di maggio e tre settimane di giugno e il simbolo del nostro quartiere rimane intatto e dei lavori di restauro neanche l’ombra. Chissa’ quali intoppi ci saranno, tali da giustificare un ritardo cosi’ lungo…..i proclami arrivano puntuali e anticipati ma nessuno dice niente sui motivi di questa perdita di tempo. Non possiamo che constatare tale incresciosa situazione di stallo. Anche per questo ci stiamo organizzando……a presto!”.
Sono lustri che le speranze di riqualificazione urbana del popolare quartiere vengono sistematicamente disattese.
A cominciare dalle passate amministrazioni di centro – destra, che almeno avevano trovato i fondi necessari e preparato un minimo di priorità di interventi, mai però concretamente realizzati.
Ora, sono tre anni che c’è la nuova amministrazione di centro sinistra del sindaco Carlo Salvemini, che pure della riqualificazione delle periferie aveva fatto proclami.
Niente, nemmeno una pietra risistemata. In tre anni all’estero costruiscono ex novo un’intera città, altro che rimettere in funzione una fontana.
Almeno quello, come atto simbolico, ma niente.
Comunicati stampa, propaganda politica, annunci di promesse, e basta. Un’altra delusione, peggiore delle altre, anche perché con i suoi progetti sulla carta e i suoi comunicati stampa questa amministrazione non solo non ha avviato quanto di suo avrebbe deciso, ma ha pure bloccato quanto deciso era stato già.
Santa Rosa è preziosa. E’ Storia, la testimonianza di un determinato, preciso, importantissimo periodo, quello della ricostruzione degli anni Cinquanta, del piano casa di Amintore Fanfani (nella foto qui sotto, in visita il giorno della storica inaugurazione, nel 1960)- l’unico mai fatto in Italia degno di questo nome – che assicurò abitazioni decorose ai lavoratori, rendendone contemporaneamente possibile il fatto che con minime rate mensili trattenute direttamente dalle buste paga essi ne diventassero proprietari.
Di più. Le Ina Casa di Santa Rosa di Lecce sono un gioiello architettonico. Infatti, un architetto romano, Francesco Berarducci che aveva lavorato ai progetti per l’edilizia residenziale a Roma, è lo stesso che progettò le palazzine Ina casa al quartiere Santa Rosa a Lecce.
Ecco, ecco il perché di quei volumi essenziali, di quell’insieme di composto e richiamato decoro, di quegli spazi insistiti, e di tutti quei particolari che, se non nel complesso, di sicuro in tanti dettagli, mutatis mutandis, richiamano alla stessa origine ideale!
Oggi quei palazzi sono provati dall’incuria del tempo e degli uomini, e deturpati da scritte senza senso.
Le targhette Ina Casa ingiallite, sbiadite, rotte.
Le strade dissestate, i marciapiedi traballanti e pericolosi.
Santa Rosa sta morendo, lentamente, giorno dopo giorno.
Perché, proprio come recita la poesia di Martha Medeiros:
“Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia di vestire un colore nuovo“.
A Santa Rosa, è così, da troppo tempo ormai.
Pure Carmelo Bene, nel bellissimo murale che sta deperendo, alla fine di via Adda, che lo ritrae in una delle sue significative espressioni, si è stancato.
Fu realizzato cinque anni fa da Chekos’art, durante l’unica manifestazione culturale vissuta dal rione da due o tre decenni a questa parte, una tre giorni di arte e poesia, ed è l’unica realizzazione artistica successiva vista qui.
Da allora, nessuno che lo abbia valorizzato. Ora se ne sta triste e sgarrupato, sotto un balcone pericolante che nessuno ha mai messo in sicurezza, recitato da sbarramenti metallici, come se fosse una prigione, sopra a cumuli di detriti e fioriture di erbacce di ogni genere.
Pure il Maestro si è stancato, di essere preso in giro dalle promesse e dai proclami elettorali. Se potesse parlare, non oso immaginare che cosa direbbe.
Che bell’articolo. Bravo e grazie! Da una santarosiana
Sono nato a Santa Rosa in via Adda n.1
Nei miei ricordi, ci sono i giochi interminabili di noi bambini nelle varie piazzette del quartiere, sotto l’occhio vigile dei genitori.
L’ultimo ricordo di quella casa, il pesciolino rosso morto proprio la mattina del trasferimento alla “casa nuova” di proprietà.
Era l’1 agosto 1971.