IL FAVOLOSO MONDO DI HARUKI: LE CONSEGUENZE DELL’AMORE, LA MUSICA JAZZ E TANTI GATTI. INVITO ALLA LETTURA DELLO SCRITTORE GIAPPONESE MURAKAMI
di Raffaele Polo______
La nostra cultura è fatta anche di piccole, fortuite occasioni. Quando, ad esempio, uscì il film ‘La chiave’, best seller dell’erotismo intellettuale portato all’apice dalla interpretazione di Stefania Sandrelli, scoprimmo, quasi per caso, la letteratura contemporanea giapponese, ovvero Tanizaki e le sue divagazioni erotiche, così vicine al nostro procedere tra i canoni europei e anglo americani di una editoria poco propensa a fare sconti alle altri parti del globo.
Del resto, non basta il Nobel per la Letteratura? Lì, ogni anno, le multinazionali librarie decidono chi sono i reietti da recuperare, i mercati da conquistare, le nuove panoramiche da proporre al pubblico dei lettori occidentali sempre più vicino alle scelte imposte da algoritmi specifici basati su vendite, economia, momento storico e pubblicità.
A volte capita anche un autore che scrive veramente bene, e allora è peggio, perché ci viene spontaneo chiedere perché non si pesca in quei mari trascurati dove vi sono prelibate prede da gustare, invece di soffermarsi nelle fangose acque nostrane.
Ma tant’è, il mondo dei libri è, forse più che altre realtà, condizionato da momenti solidissimi legati all’economia e al sostegno che i vari governi offrono, sotto apparenze sovente camuffate, a chi edita testi che servono, in quel momento, più di quelli che meriterebbero solo per la loro stesura. Era così durante il fascismo (del resto, il Nobel alla Deledda, sarda e donna, la dice tutta sul quasi obbligatorio intervento del Premio destinato alle minoranze, soprattutto nell’Europa turbolenta che si avviava alla Seconda Guerra Mondiale, terminata con la bomba atomica sul Giappone…)
Ecco, il Giappone.
Luogo di realtà culturali immense, praticamente misteriose per noi europei, che pure riesce a produrre capolavori piacevolissimi che ci dimostrano quanto poco sappiamo noi dei fratelli con gli occhi a mandorla. E, dal Giappone, irrompe Murakami Haruki (nelle foto) che, già nella presentazione, mette le cose in chiaro: da noi giapponesi, viene prima il cognome e poi il nome. Io, perciò, in realtà mi chiamo familiarmente Haruki e così sia. Ve lo immaginate voi un Alighieri Dante, un Foscolo Ugo o un Leopardi Giacomo? Vedete, anche in questo, il mondo del Sol Levante è da scoprire.
Eppure, il fascinoso mondo di Murakami è un vero e proprio caleidoscopio dove c’è veramente di tutto: dalla musica classica e il jazz (retaggio europeo e degli USA), al fast food internazionale, alle auto di tutte le marche, al pret-a-porter che non ha confini.
E poi, l’universalità del mondo felino (i gatti sono il pallino dello scrittore, che li inserisce sempre nei suoi racconti, in una sorta di simbologia che aggiunge mistero al mistero già fitto della sua storia personale, intrisa di caselle vuote) e il costante, interminabile dissidio tra uomo e donna, un vero e proprio leit-motiv che si inserisce perfettamente nell’atmosfera delle anonime, popolate metropoli del Giappone, dove le stazioni con il continuo movimento dei mezzi su rotaia e le folle di passeggeri che si muovono in tutte le direzioni, sono l’ideale quadro da osservare seduti su una panchina, ponendosi domande esistenziali.
Finché, con naturalezza e senza caricare la incredibilità della vicenda, non appare in concreto qualcosa che non può esistere, un suono insistente, una figura d’altri tempi, una miniatura che parla, una pubblicità animata, magari due lune nel cielo, insomma, il grigio tran tran di tutti i giorni fa da cornice al ‘meraviglioso’ che appare ancor più sorprendente perché mescolato alla quotidianità fatta di cene frugali, piatti da lavare e dischi da ascoltare. E anche l’amore, ovvero il sesso in silenzio che spesso si spaccia per ‘amore’, diventa una routine che, in fondo, nasconde qualcosa che non ci è dato scoprire. Ecco perché non ci sorprende, magari, la scomparsa del partner che se ne va lasciando solo il peso della sua assenza. E diventa un’impossibile fatica la sua ricerca che ci fa incontrare persone strane e piene di simbologie che sta a noi decifrare…
Murakami è così: dopo aver letto sei-settecento pagine, siamo al punto di prima, non abbiamo risposto alle nostre domande. Oppure forse si, ma non ce ne rendiamo conto, noi europei siamo ancora legati alla scoperta dell’assassino che è all’ultima pagina e al concetto che un libro va letto dall’inizio alla fine, va letto e capito, e bisogna magari sottolineare le frasi che ci colpiscono maggiormente, e fare le orecchie alle pagine…
Di Murakami si sa solo che, come Omero, forse esiste.
Forse è esistito, ma solo lo sguardo indifferente dei suoi gatti potrebbe rivelarci qualcosa della sua vera esistenza terrena.
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