POLLICE IN SU, OK: VIA LIBERA PER UN’UNIVERSITA’ DEL SALENTO ALL’AVANGUARDIA NELLA PARITA’ DI GENERE NEL SETTORE, QUESTO SI’ STRATEGICO, DELLA RICERCA
di Isabella Gubello______
“Raggiungere la parità di genere in questo campo, significa mettere in atto azioni positive, perché aumenti il numero di donne nei ruoli stabili e apicali della ricerca, migliorando le loro prospettive di carriera e introducendo una maggiore attenzione alle politiche di parità di genere“.
Cosi la professoressa dell’UniSalento Anna Maria Cherubini, delegata del Magnifico Rettore Fabio Pollice, ha presentato il progetto Caliper con modalità condivise con altri Atenei e Centri di Ricerca europei, negli stessi obiettivi: “In particolare per l’Università del Salento è importante, anche perché ci condurrà a definire un preciso piano per l’eguaglianza di genere nel mondo accademico”.
Caliper – di cui è responsabile la professoressa Rosaria Rinaldi e che, oltre alla Cherubini, sarà coordinato anche dalla professoressa Sara Invitto – coinvolge diverse realtà europee: è una sorta di partenariato, che vede lavorare fianco a fianco realtà dell’Europa meridionale e centrale, dei Balcani e dei Paesi Baltici, mettendo a confronto così varie tipologie di strutture di ricerca e contesti culturali.
Per realizzare il progetto, UniSalento (nella foto, due dottorande dell’Ateneo) potrà contare su un contributo di circa 238.000 dell’ Unione Europea.
I dati dell’Università del Salento riguardanti il numero di uomini e donne all’ingresso della carriera accademica sono sostanzialmente equiparati, anche se già si nota una netta differenziazione tra le tipologie di ricercatori a tempo determinato, ma verso l’alto si avverte il cosiddetto “tetto di cristallo”, ovvero 142 professori associati e 87 associate, e tra gli ordinari 92 uomini e soltanto 24 donne.
Una differenza che non ha ragione di esistere e per cui si vuole ora correre ai ripari: “l’ Unione Europea è sempre più interessata a promuovere in tutti i campi programmi per l’uguaglianza di genere” – ha spiegato Rosaria Rinaldi – “Ciò coinvolgerà gli ambienti di innovazione regionali e nazionali, e utilizzerà una metodologia universale che la supporti su base permanente ed eviti la discriminazione di genere nelle istituzioni scientifiche”.
Dunque finalmente, anche l’Unione Europea si è accorta della disparità di ruoli di rilievo all’interno delle grandi realtà accademiche, e con questo piano di intervento, da lungo atteso, si spera, che qualcosa cambierà sul serio su questo fronte.
Ma come?
Sono previste attività di auditing e valutazione interna e il coinvolgimento di attori esterni interessati, quali imprese, associazioni, organizzazioni e altro, in modo da attivare ogni sinergia possibile.
Per l’Università del Salento, si punta a delineare un quadro interno, completo e dettagliato, che identifichi disuguaglianze e distinzioni di genere in processi, pratiche e procedure interne, con l’obiettivo di eliminare gli ostacoli che non favoriscono la permanenza e la progressione di carriera delle donne nella ricerca e nelle posizioni accademiche e istituzionali.
In bocca al lupo alle tre professoresse responsabili.
Le leadership femminili sono da sempre più ostacolate ai vertici delle imprese e del mondo accademico, e, nonostante i progressi, per raggiungere la parità di genere, c’è ancora molto da fare.
Essa non è la sola cosa da fare per la cultura di un’organizzazione, ma conduce anche a risultati di business migliori, ovvero porta a un processo decisionale più intelligente, scaltro e lucido alimentando l’innovazione.
Nel mondo accademico si tratterà di riconoscere alle donne un ruolo attivo all’interno.
Si spera così che le donne possano aspirare ad una sorta di leadership di carriera.
“Qualsiasi cosa facciano le donne, devono essere almeno due volte più brave di un uomo per essere considerate brave quanto lui. Per fortuna questo non è difficile” – diceva la femminista canadese Charlotte Whitton.
L’ultima conferma, prestigiosa, poche settimane fa. Ad isolare il Coronavirus in Italia il 2 febbraio scorso, a 48 ore dalla scoperta del contagio della coppia di turisti cinesi, presso l’ Istituto Spallanzani di Roma, è stata una squadra tutta femminile: la direttrice del laboratorio di Virologia dell’Istituto è Maria Capobianchi, che con Concetta Castilletti e Francesca Colavita ha lavorato senza sosta per raggiungere ed ottenere in tempo record il risultato.
In particolare, la ricercatrice “precaria” Francesca Colavita 30 anni, di Campobasso è diventata il simbolo delle migliaia di ricercatori universitari che fanno ricerca di eccellenza, ma sono tenuti ai margini e vengono sottopagati, proprio il contrario di quanto servirebbe ad un Paese come l’Italia, che sull’Università, sulla Ricerca, sulla Scienza e sulla Cultura in generale dovrebbe costruire le fondamenta del proprio futuro.
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