MOMENTO DI AGGREGAZIONE PER LA COMUNITÀ DI SAN CASSIANO: “IL CIBO COME DONO”
A San Cassiano, la semola di grano duro “Saragolla”, prodotto nell’ambito del progetto “Ruralia”, acquisisce un sapore differente nei giorni difficili segnati dall’emergenza Covid-19.
Ruralia è un progetto di comunità, nato da un’idea dell’associazione “Abitare il Paduli” per sostenere l’impegno che cittadini, associazioni e amministrazioni pubbliche pongono nell’organizzare e tramandare le diverse feste rurali che animano il Parco Paduli.
Nel piccolo paese di San Cassiano, a partire dal 2018, l’organizzazione della sagra di San Giuseppe è stata la prima occasione per avviare un processo di condivisione con la cittadinanza, considerare la festa come luogo di innovazione culturale, e valorizzare la sua identità nel rispetto dell’ecologia umana e del territorio. In questo senso, tra le diverse iniziative, sono state anche avviate produzioni agricole comunitarie finalizzate a preparare i cibi del giorno di festa. Si è voluto, in questo modo, ricucire una relazione autentica tra gli uomini e le pietanze della “tavola” tradizionalmente offerte a devozione del Santo. Ritornare a produrre autonomamente quei prodotti significa rinsaldare quel legame antico che fino a pochi anni fa ancora legava questo tipo di manifestazioni alle stagioni e ai tempi della terra.
Alcuni terreni privati sono stati messi a disposizione gratuitamente proprio per la coltivazione del grano. Si sta lavorando così per ricostruire la memoria storica del paese ma anche una filiera corta di autoproduzione, che passa dal riconoscere l’importanza della biodiversità e di un’agricoltura a basso impatto per l’ambiente. Nel 2018 si è iniziato con un ettaro, per poi estendere la superficie con tre ettari e mezzo seminati con le varietà antiche di Saragolla e Senatore Cappelli nell’inverno del 2019. Inoltre, con il “Patto di San Giuseppe”, oltre venti contadini sono stati coinvolti per ritornare a coltivare ecotipi locali di ortaggi da preparare nel giorno della sagra.
Nel pieno dell’emergenza sanitaria causata dal Covid-19, che ha paralizzato l’economia nazionale e lasciato in difficoltà numerosi cittadini, la comunità sancassianese ha deciso di offrire a chi ne ha più bisogno proprio quel grano che, mietuto nello scorso luglio, sarebbe servito per produrre la “massa” e il pane della sagra di quest’anno. Anche se a marzo non è stato possibile condividere insieme il momento di festa, si è declinato in questo modo il significato del cibo che “diventa dono” in onore del padre putativo di Gesù.
La semola è stata macinata a pietra nel Mulino di Comunità di Castiglione d’Otranto così da esaltarne il sapore e preservarne le proprietà nutrizionali, e permettere la produzione casalinga di pane, pizza e pasta.
Sono inoltre stati confezionati beni fondamentali a lunga conservazione come pacchi di frise e biscotti per affrontare le ristrettezze economiche che perdureranno anche in questa lenta fase di ripartenza.
Il “cibo come dono” è stato realizzato insieme agli abitanti di San Cassiano, le associazioni, l’amministrazione Comunale, Casa delle AgriCulture e ActionAid nell’ambito dell’iniziativa “Realizziamo il cambiamento”.
In questi giorni di difficoltà, San Cassiano si stringe idealmente in un abbraccio. È naturale, in un piccolo borgo, condividere lo stesso orizzonte. D’altra parte, proprio grazie a questo sentimento di comunanza la festa di San Giuseppe si riconosce come luogo culturale che fortifica le relazioni e aggrega la comunità attorno ad un sentire comune.
Soprattutto, questa iniziativa assume un valore ancora più speciale nella misura in cui l’emergenza ha ridefinito non solo i criteri di produzione ma anche il sistema di rapporti interpersonali in cui ci si era abituati a vivere. Rimarranno a lungo nella memoria le scene delle file interminabili all’ingresso dei supermercati, le immagini surreali degli scaffali di lievito e farina tristemente vuoti, le testimonianze drammatiche delle tante aziende agricole a rischio di perdere gran parte dei raccolti per la mancanza di manodopera.
In questo senso, questa prima esperienza di autoproduzione avviata a San Cassiano può riaffermare il ruolo dell’agricoltura di prossimità non solo come strumento di cura del paesaggio in un territorio di periferia ma anche come cardine attorno al quale riorganizzare le politiche di mutua assistenza.
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