INSTANT STORY, UN RACCONTO SCRITTO A QUATTRO MANI SULL’ATTUALITA’ / “Non ce la faremo”
di Sara Foti Sciavaliere e Giuseppe Puppo______
Illustrazione di Giuseppe Mauro______
“Pronto? Buonasera, signora…Sono l’avvocato Rizzo, sì sì e come devo stare? Stiamo tutti come ci fanno stare…Va beh, lasciamo perdere, dai…Allora, ho studiato la pratica, ci sono tutti gli estremi per fare ricorso…Lei intanto non paghi…No, non c’è bisogno di vedersi, facciamo tutto per via telematica, ci penso io…Tranquilla, non avevano nessun motivo di farle la multa per l’emergenza sanitaria, lei era uscita per un caso di necessità, l’unica sua colpa è stata quella di aver incontrato due agenti della Municipale troppo…Va beh, lasciamo perdere…Anzi, giacché ci siamo li denunciamo pure per violazione della privacy, eh?!? No, no, non le costa nulla, condanneranno il Comune a pagare le spese legali…”.
Poi fece una croce sull’agenda sopra quell’elenco di telefonate.
La più grossa, però, l’aveva fatta dentro il suo cuore, un mese prima, e ancora gli sanguinava nel petto.
Fu solo un attimo.
L’avvocato Oronzino Rizzo riprese fra le mani un’altra pratica, oh sì sì la sua vendetta, contro la Polizia Municipale, e contro l’universo mondo.
Dunque, l’infermiera multata mentre tornava a casa dall’ospedale, ricorso e denuncia; l’anestesista multato mentre andava al lavoro per un’emergenza, ricorso e denuncia; il ciclista beccato con la bici mentre pedalava in mare sulla spiaggia deserta, ricorso e denuncia; e…
“No amore, cenate voi, io poi mangio un boccone quando finisco ‘stanotte, ho troppo lavoro” – e la moglie, che aveva fatto capolino sull’uscio dello studio, si ritirò sconsolata, con la peggiore delle sue espressioni professionali di docente di letteratura italiana in una classe di liceali incorreggibili.
Pur a riposo forzato a casa e costretta alla tele didattica, sempre prof. era!
…Ah, ecco, difesa in giudizio per un giovane che in auto, trasgredendo la quarantena aveva insultato il presidente del Consiglio e si era ripreso in un video poi messo su Facebook, presto diventato virale, e che per questo era stato denunciato…Beh, insomma, un tantinello il ragazzo aveva esagerato, a dire il vero, ecco, però l’avrebbe difeso lui, doveva solo studiare bene il caso…
E contro denuncia per Giuseppe Conte, che sapeva dell’emergenza da mesi e che non aveva fatto niente nell’unico momento in cui bisognava prendere provvedimenti opportuni…E le mascherine le aveva ordinate solo per sé e per il suo governo…Una denuncia, anzi due…
Poi, c’era il caso della privazione della libertà dei cittadini, ma questo era un caso da ricorso alla Corte Costituzionale, non poteva farlo da solo, domani avrebbe chiamato un illustre collega costituzionalista, doveva solo decidere con chi meglio associarsi…
Che dire poi dell’esposto-querela da presentare nei confronti del presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping? Doveva sbrigarsi, così imparava a maneggiare virus in laboratorio…Chissà se all’UniSalento l’avrebbero aiutato a tradurre qualche documento che ancora gli mancava, sapeva di un ottimo corso di lingua cinese, doveva solo chiedere e sbrigarsi…
Lo aveva aspettato, in quella contrada di campagna sulla via per la marina di Lecce.
Lucia aveva rischiato, ignorando con forza anche i sensi di colpa per il marito.
Voleva vedere Rino e lo aveva aspettato, là dove si erano visti la prima volta.
L’intonaco rosso scrostato segnava come rughe il prospetto del casale che invecchiava a vista d’occhio per l’incuria a cui era abbandonato. I rovi intorno e il resto della vegetazione avanzavano selvaggi, aggredendo l’immobile, mentre le bocche di leone infestavano alcune crepe sui muri e il lastricato del portico sul fianco. Era stata una bella proprietà, aveva studiato le foto di un tempo insieme alle carte catastali quando aveva fatto la perizia per una controversia legale in cui stata chiamata in causa come consulente.
Mancava la cura, l’attenzione, e il tempo stava facendo il resto.
Era così – per la stessa ragione – forse che lei si trovava là, ad aspettare un altro uomo, uno che non era suo marito.
La mancanza di cura delle piccole cose: era venuta meno la quotidianità del suo matrimonio da quando il loro tempo insieme si era ridotto fino a ritrovarsi, in quei giorni, ad aggirarsi nella loro casa a cercare un’intimità, la complicità che si era persa da qualche parte lungo il loro percorso comune. La distanza tra loro c’era già prima del decreto e in quel vuoto aveva trovato spazio un altro, con una tale facilità che lei stessa se ne sorprendeva ancora.
Però intanto, di Rino neanche l’ombra.
Che avesse avuto dei ripensamenti?
Eppure erano stato lui a mandarle quel messaggio, inaspettato. Voleva vederla.
Erano dieci giorni dal loro ultimo incontro clandestino, l’ultima volta che erano stati insieme, prima che il decreto del Presidente del Consiglio avesse imposto quei rigidi limiti.
Adesso avrebbero dovuto giustificarsi anche con lo Stato se li avesse sgamati una volante in ricognizione, in cerca di trasgressori. Un incontro furtivo tra amanti non era certo compatibile con i principi del distanziamento sociale, Lucia ne era ben consapevole.
Aveva il cuore in subbuglio: un po’ l’eccitazione di poterlo abbracciare e lasciarsi toccare da lui, un po’ l’agitazione per quello strappo alla regola più illegittimo in simili circostanze, ma c’era anche una dose di ansia per il ritardo di Rino.
Non era arrivato, alla fine.
Lucia si era staccata dal muro polveroso proprio nello stesso momento in cui l’aveva raggiunta la notifica di un messaggio, ed ebbe un tuffo al cuore. Era convinta che fosse lui, già prima di leggere, e immaginava – anzi, era sicura – che non doveva essere nulla di buono.
Infatti. Rino era stato fermato dalla polizia municipale, più zelante che mai. Troppi pseudo-sportivi in giro, c’era il rischio di assembramenti malgrado il richiamo al buonsenso.
Lui aveva cercato di protestare, ma rischiava di essere sanzionato. Aveva quindi fatto la cosa più sensata, era tornato sui suoi passi. “A malincuore”, aveva precisato Rino, qualche minuto dopo, chiamandola. Almeno Lucia aveva sentito la sua voce. Poca cosa probabilmente, ma doveva accontentarsi.
”Proveremo in un altro modo. Ce la faremo la prossima volta”, l’aveva salutata, nervoso e frustrato pure lui per l’occasione mancata.
Una prossima volta non c’era stata però.
I dieci giorni, erano diventati trenta, e nessun azzardo. Ancora solo qualche – pochi – Like sui suoi post di Facebook e un messaggio di auguri su WhatsApp per Pasqua. Non era molto, anzi era davvero pochissimo.
Si trattava di prudenza, di discrezione, la stessa di sempre, ma il silenzio tra lei e Rino era diventato impenetrabile. Non gli avrebbe scritto, aveva deciso tra sé e sé che avrebbe seguito il corso degli eventi, forse era stata necessaria una pandemia per farle rimettere i piedi per terra.
Era una moglie, ma non quella di Rino, e presto la pazienza di suo marito non avrebbe retto all’insofferenza del lockdown mentre lei continuava a rimanergli lontana anni luce pur standogli accanto. Non aveva scuse, non c’erano giustificazioni.
Era stato tutto una follia, un anno di pazzie, ma ora che tutti stavano perdendo la testa in quella situazione surreale, di un anno bisestile con un’epidemia mondiale in corso e un asteroide che a breve avrebbe sfiorato la Terra – e mancava solo uno sbarco alieno -, Lucia voleva essere pratica e ritrovare la ragione perduta.
”Non ce la faremo”, era stato stupido pensare diversamente.
Non avrebbe più aspettato.
Ebbe un flash, qualche ora dopo, nel silenzio della cucina, lasciata con la luce di una lampada in penombra, mentre scaldava in forno un’abbondante porzione di parmigiana che gli avevano lasciato per la sua cena solitaria…
Vide così una masseria nella campagna più vicina alla città, nel sogno ad occhi aperti si riprese quello che non aveva avuto quel giorno e che non avrebbe avuto mai più…Il profumo del suo corpo, l’alito ansimante, quei baci lunghi, lenti, profondi, le cosce da risalire velocemente e…
Si stava facendo del male. Voleva farselo.
L’amore non è altro che il rimpianto di quello che non hai avuto, e la malinconia che te ne rimane.
E comunque Lucia era stata proprio stronza, eh ?!? A dirla tutta, e diciamolo allora…Ma chi credeva di essere? Se l’aveva mollato per un contrattempo, se non ne aveva voluto più sapere, dopo quel giorno famoso…Dai, adesso aveva ripreso a fare la santarellina, già già già la mogliettina fedele e innamorata…Stronza proprio, eh?!? E diciamolo…
Ma sì, chi se ne frega? Aveva già ripreso a compulsare la rubrica del telefono, sull’istante: doveva reagire, subito…Dunque, di chi era quel numero messo come PIZZERIA? Ah sì, era della modella russa…Fotomodella mo, va beh, diciamo così…Un po’ cara, ma insomma, poteva venire buono per la fine della quarantena…Forse meglio andare sull’usato sicuro e soprattutto più economico, COLLEGA era da recuperare, una praticante del Foro di Lecce, e che foro!
Ma la BADANTE? dove era finito il numero della BADANTE, che poi era la polacca alta, prosperosa e dirompente, sempre disponibile per assistenza ai parenti anziani e all’occorrenza pure per altro…
Non lo vedeva.
Non lo vedeva, perché dal forno una densa coltre di fumo nero e acre aveva ammorbato l’intera stanza.
Spalancò le finestre, fece spallucce.
Tanto il numero di Lucia era rimasto inciso a sangue sul suo cuore.
Qualche sera avanti, diventata, fra una pratica e l’altra, al solito, notte fonda, quando andò a dormire cercando di non svegliare la moglie, l’avvocato Oronzino Rizzo, al quale, nel frattempo, mancava da denunciare solamente Papa Francesco, ma non era ancora detto, trovò sul cuscino, dal suo lato, un libro.
Era una raccolta di poesie, sì, regalatagli con tanto di dedica da quell’anima che respirava lieve al suo fianco.
La lesse subito, coprendo la lampada sul comodino in maniera tale che lasciasse passare appena la luce necessaria al bisogno, “Ho sbagliato tutto perché lo vedevo con i miei occhi”, si intitolava il libro, di Elisa Longo.
Nel mezzo, un post it faceva aprire una pagina, su cui erano sottolineati a biro questi versi:
“Raccontami com’è quando ti bussa la solitudine
e nella rubrica telefonica dovresti cancellare qualche numero,
ma non lo fai mai,
perché non si sa mai.
(…)
Quando siamo soli non passa mai nessuno,
ma vedi amore,
ora vorremmo essere soli e passa sempre qualcuno.
(…)
Ogni giorno mai e sempre possono perdere,
ma l’albero vince negli anni su tutto.
Raccontiamocela allora questa solitudine,
qui abbracciati stretti sotto questo albero,
lasciamola bussare,
diciamole di lasciarci soli”.______
Lecce, 26 aprile 2020.
Gli avvenimenti qui raccontati sono di fantasia. Ogni riferimento a fatti o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.______
Sara Foti Sciavaliere, 37 anni, giornalista/blogger, guida/accompagnatrice turistica, di origini pugliesi, è vissuta tra Calabria e Sicilia, ma ha deciso di mettere radici in Salento. “Piacevolissimo, avvincente, intrigante“: è stato definito così dalla critica il suo romanzo d’esordio, appena uscito, da pochi giorni, per le Edizioni Il Raggio Verde, “La Sposa del Chiostro“.
Giuseppe Puppo, 62 anni, giornalista di cronaca, attualità e cultura, leccese, ha collaborato a quotidiani e settimanali, ed ha scritto diversi libri di inchieste e approfondimenti, e cinque opere teatrali. Da dieci anni è tornato nella sua città di origine, dove ha fondato il quotidiano leccecronaca.it che dirige.
Giuseppe Mauro, 23 anni, di Galatina, dopo la maturità classica ha intrapreso gli studi di “Design della Comunicazione” presso il Politecnico di Milano. Nel 2018 pubblica per iQdB Edizioni il suo primo ebook, Onda Type, che si posiziona al primo posto nella classifica Amazon, nella sezione “Design”. È appassionato di cinema e fumetti.
Category: Cultura