LECCECRONACHE / GIOCANDO A SCOPA CON IL COMPUTER
di Raffaele Polo______
Gioco a scopa.
Non ci sarebbe nulla di notevole se non fossimo in un periodo strano, molto strano della nostra esistenza. Siamo chiusi in casa, tutti ci dicono di non uscire, che basta questo per essere un grande popolo, ci mancano le scritte sui muri che incitano alla vittoria…. Ci sono? Va bene, sarà un caso.
E allora si comincia fregandosi le mani (lavatevi le mani, ci bombardano ogni momento, vi ricordate le estati scorse che ci dicevano di bere molto e di portare gli anziani nei supermercati, che lì c’è l’aria condizionata? solo che quando esci ti viene l’infarto per il brusco cambio di temperatura…ecco, andiamo avanti con queste terapie scontate e ingenue) col sapone e pensiamo che finalmente potrò stare ‘a casa’, per anni e anni ho sospirato questo status, andando in ufficio ogni giorno, invidiando chi poteva ‘restare a casa’, a leggere, a guardare la televisione, a perdersi dietro i propri pensieri, a giocare col computer…
Ecco, ci siamo: gioco a scopa, da solo, contro il computer.
Ora, non metto in dubbio che è il momento particolare che induce a queste altrimenti trascurate scelte. Ma, fatto sta, che sono qui, davanti al telefonino, a lambiccarmi il cervello per conquistare la primiera, che il settebello riesce a prenderlo sempre l’avversario.
A scopa, con le tradizionali carte napoletane, quelle dove c’è l’asso di denari tutto particolare, un arabesco, un geroglifico, mi viene in mente una composizione di Klimt.
A scopa, trascurando gli altri giochi, soprattutto il poker e il poker strip, ce ne sono tante versioni, tutte appetitose, lo sapete meglio di me.
E questo gioco, con queste carte, perché è quello, mai cambiato, che giocavo col nonno, con le zie, con gli amici, in tutte le occasioni di forzata attesa, di comunanza, quando c’era da fare qualcosa, senza impegno, giusto per far passare il tempo.
Quante scope abbiamo giocato in treno, in quel percorso tra Foggia e Lecce, che sappiamo di essere in Puglia, a casa, ma ci illudiamo inutilmente perché mancano ancora centinaia di chilometri e di campagna con gli ulivi, e il mare, quando appare, allora sì che ci sentiamo a nostro agio, ci facciamo scappare anche il settebello, distratti da quell’azzurro che vediamo sulla nostra sinistra…
Ed era bello, è bello, gustarsi l’avversario del momento, con i suoi riti, i suoi ammiccamenti, il suo carattere, i detti che non mancano, da ‘tieni più culo che giudizio!’ a ‘carta venga e giocator si vanti’, fino a ‘pure li fessa fanno scopa di cinque’…
Ora, questi aspetti, giocando contro il computer, con un programma intriso di pubblicità e distrazioni, che ti sollecita ad acquistare gettoni e monete a modico prezzo, vengono meno. Ti distraggono con altri allettamenti, finisce che ti abbrutisci davanti allo schermo, senti che ti parlano, dalla stanza accanto, e mormori distrattamente ‘Vengo, vengo, un attimo..’ ma poi ti preme solo di terminare la partita.
È il momento, non c’è niente da fare. E non eravamo forse noi a rimbrottare i figli, i nipoti, perché erano sempre col maledetto aggeggio in mano, immersi in chissà quali complicati giochi?
Basta, chiudo tutto e mi metto davanti al televisore.
E non vuoi che programmano proprio ‘La signora gioca bene a scopa?’ su un canale e ‘Regalo di Natale’ su un altro?
Basta, non c’è niente da fare: tutto sommato, anche per la scopa, era meglio prima.