SE I CONTROLLI DELLE FORZE DELL’ORDINE DIVENTANO PERSECUZIONE DEI CITTADINI. A CHE GIOVA?
di Francesco Buja______
È una strategia per seminare astio nel popolo verso le forze dell’ordine? E cui prodest? La costrizione domiciliare, soprattutto se senza colpa, è difficilmente digeribile; se poi è aggravata dalla sensazione di essere perseguitati può innescare risentimento verso i controllori. Se la sfiducia si diffonde si rischia il caos. Come se non bastassero i timori per il disastro economico che si annuncia per la nostra nazione. Eppure in queste settimane, in Italia, si annotano troppe scene in cui le guardie trattano i controllati come farabutti.
Una bambina, reduce dal trapianto di midollo osseo, viene accompagnata dai genitori da Grosseto a Pisa per sottoporsi a un controllo medico? Multa perché mamma e papà, bimba e bimbo erano lontani da casa e troppi in auto. Quindi, secondo gli agenti della Polizia stradale che hanno comminato le sanzioni, la piccina non si sarebbe dovuta sottoporre alla visita se non a Grosseto e dintorni. Complimenti!
I poliziotti hanno ignorato questo passaggio del decreto “Iorestoacasa”:«Le auto possono essere utilizzate da più passeggeri solo se si rispetta la distanza minima di un metro. Non è possibile andare in due in moto, non essendo possibile la distanza minima di un metro. Questi limiti non valgono se i mezzi sono utilizzati solo da persone conviventi».
Occorre dunque il ministro semplificatore delle norme per far capire che, poiché vivono sotto lo stesso tetto, quelle quattro persone, non affette da coronavirus, possono stare insieme nella stessa vettura e senza rispettare la distanza di un metro l’una dall’altra? Era così facile comprenderlo che il capo di quella famiglia ha poi ricevuto le scuse della Polizia di Stato e l’annullamento della sanzione.
Quegli agenti saranno puniti per cotanta miopia? E sarà affiancato un geometra ai due militari della Guardia di finanza che avrebbero sorpreso una grossetana praticare la corsa a ottanta metri da casa? Il decreto “Iorestoacasa” consente l’attività motoria all’aperto «solo se è svolta individualmente e in prossimità della propria abitazione». Cosa si intende per “prossimità”? La vicinanza alla casa. Ma è lapalissiano che un corridore non possa essere vincolato a un percorso di trenta, quaranta metri: come fosse il criceto che s’affatica nella ruota montata in gabbia. Serve almeno un centinaio di metri, nel quale magari andare e venire. I geometri, si sa, sanno calcolare a vista le distanze, ergo potrebbero essere utili nell’indicare che un corridore non abbia superato i cento metri da casa.
L’intransigenza avrebbe danneggiato anche due medici che, tornati a Roca, marina di Melendugno, dopo aver lavorato, sarebbero stati fermati dai carabinieri mentre cercavano un negozio per comprare qualcosa per la cena. I militari hanno punito i due sanitari: multa e a letto a stomaco vuoto.
Errori inammissibili, evitabili se si è capaci di calare le norme in un contesto, di individuare chi davvero, magari con l’aria sfrontata di chi si sente più dritto degli altri, se ne frega delle regole. A cosa giova perseguitare i cittadini? A far sentire più soli i cittadini. Magari a dar fuoco a una miccia….
Allo stato serve fare cassa