LECCECRONACHE / SEGNO DEI TEMPI
di Raffaele Polo______
La simbologia dell’uomo (e della donna) contemporanea è con il volto semi celato dalla mascherina. Ormai, quando vedremo questa immagine, dovremo per forza ricordare questo incredibile periodo che ci ha costretti a cambiare radicalmente, che ci ha piegati e ci ha fatto riconsiderare la nostra essenza. Dappertutto, la mascherina sul volto è il segno, la testimonianza del cambiamento: e accomuna tutta la razza umana, come mai nessun altro segno era riuscito a fare.
Se ci pensiamo bene, è un segno importante: appare all’improvviso e connota, nello stesso tempo, la fragilità del genere umano e la sua disperata, tenace combattività, la voglia di farcela, nonostante tutto, anche a costo di sacrificare il bene considerato più prezioso: la libertà.
Perché, nonostante tutti i tentativi di ‘indorare la pillola’, dover rimanere a casa è una limitazione notevole: gli ‘arresti domiciliari’ non sono una vacanza, dopotutto.
E questi volti con le mascherine ci indicano anche un ‘prima’ e un ‘dopo’: ce ne accorgiamo guardando la tv e constatando come la maggior parte dei servizi siano registrati, ovvero effettuati ‘prima’. I TG, invece, hanno la presenza costante dei filmati con uomini e donne col volto celato: sono la realtà attuale. Potremmo dire, quindi, che il nostro tempo è scansionato proprio dalla sostanziale differenza che fa la mascherina sul volto…
Insomma, cominciamo a considerare questo elemento come indispensabile e caratterizzante, per l’epoca in cui stiamo transitando. Vedrete che, tra poco, anche i designer di moda, gli scultori e i ritrattisti, i registi e i creativi in genere, introdurranno ‘la mascherina’ come simbolo muto di una realtà inaspettata e drammatica per la quale non eravamo preparati.
Panta rei e tempus omnia solvit, saggezza degli antichi.
È passato Napoleone, vuoi che non passi questo? saggezza popolare.
E noi siamo qui, a vedere la città deserta, le spiagge lontane e senza presenza umana, le chiese vuote anche a Pasqua…
Pensateci, è la prima volta che il Signore risorge e non siamo lì ad accoglierlo di persona. E stavolta, neppure con la mascherina.
Caro Raffaele, condivido pienamente la tua argomentazione, però è il momento di prendere atto di quanto è avvenuto, dobbiamo saper piangere, indispensabile è anche preparare il dopo, ascoltare il grido del bisogno di una trasformazione del nostro essere uomini, abbiamo bisogno di altro inizio dove gli uomini possono immaginare i beni, le mete e gli approdi dell’essere. Ciao