LECCECRONACHE / ASPETTANDO UN SI’ DA IRINA
di Raffaele Polo______
È un po’ un mio difetto, quello di leggere, sulle confezioni alimentari e sulle lattine, il luogo di provenienza. Non serve praticamente a nulla, ma ho scoperto, ad esempio, che le scatolette di tonno vengono dall’Africa e invece dalla Colombia vengono gli sgombri …
Stamattina ho ‘spiato’ l’etichetta dei pantaloni e, in un angolino, c’era scritto ‘Made in Tunisia’. Le scarpe no, quelle sono Manifactured in Portogallo e via di questo passo, tutto il resto viene dalla Cina, nel bene e nel male.
Però la biancheria intima (mutandine e canottiere) è italiana, anzi pugliese.
Ci sarà un significato recondito in queste connotazioni, ma io non lo so decifrare. Sta di fatto che continuo a guardare i minuscoli caratteri che specificano, sulla confezione, da dove provenga quello che ho in mano. Ma anche in altri argomenti, faccio più o meno lo stesso ragionamento: e veniamo al dunque.
Dunque (mi diceva il maestro delle elementari che ‘dunque’ si usa solo alla fine del discorso, guai a metterlo all’inizio. Aveva perfettamente ragione; ah, se avesse visto dove siamo andati a finire, sarebbe inorridito…).
A causa del ‘Coronavirus’ e delle ristrettezze negli spostamenti, in dieci giorni sono andato a fare la spesa due volte, ogni volta con un’auto diversa, per non far scaricare la batteria; in farmacia ci sono andato a piedi, ma uscire solo tre volte, mi è sembrato un po’ poco.
Una passeggiata, magari nei pressi di casa, potrò farla,no? Me lo sono chiesto per qualche giorno e poi ho visto passare Uccio col suo cane, tranquillo e sereno, non aveva neanche la mascherina (Uccio, non il cane) e l’ho chiamato dalla finestra (sempre Uccio, non il cane).
Si è avvicinato furtivo e gli ho detto, da dietro i vetri: “ Ciao, che bello quel cane. Come si chiama?” Uccio è un buontempone, sapevo che mi avrebbe risposto in maniera scherzosa, e invece mi ha risposto serio:”Perché vuoi saperlo?” e aveva il volto un po’ rabbuiato.
“Mah, pensavo se me lo presti per un po’, mi faccio un giro qua attorno e te lo restituisco. Se vuoi puoi aspettare, non faccio tardi…” gli ho detto. Ha esitato, si vedeva che era combattuto.
Io ho pensato a reminiscenze letterarie, Padrone e Cane di Thomas Mann (il cane si chiamava Bauschan, quasi come la catena di supermercati…), a Jack London con i suoi Zanna Bianca e Buck, a Bonaventura con il simpatico Bassotto, a Rin Tin Tin, a Lassie; poi Uccio mi ha gridato, di là dai vetri. “Gliel’ho chiesto e non vuole. Sai come sono le femmine, se dice no è no. Ti saluto!” E si è avviato a riprendere la sua camminata. Prima di svoltare e scomparire dalla mia vista, ha gridato: “Irina, si chiama Irina”.
Ora, io di Irina ricordo sicuramente la protagonista de ‘Il gabbiano’ di Cecov (Irina Arkadina) e il film ‘Il bacio della pantera’ che ha, appunto, Irina come personaggio principale. Ma non sono riuscito ad abbinare al nome importante e certamente russo, la motivazione del suo diniego di farmi compagnia per una breve passeggiata.
Va bene, aspetto domani Uccio, dietro i vetri, per chiedergli di prestarmi ‘la’ cane, come si dice da noi…______
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Category: Cultura
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