SIAMO GIA’ FUORI DALL’UNIONE EUROPEA
di Francesco Buja______
Che fine ha fatto Michele Mirabella? Non lo chiediamo per l’interesse all’ex docente dell’Università di Lecce, ma perché lo spot televisivo in cui l’illustre regista teatrale rassicurava che «non è affatto facile il contagio» è uno dei manifesti del madornale errore commesso innanzi all’ipotesi di un principio di tragedia.
Perché si è respinta così disinvoltamente l’idea che il coronavirus 19 non fosse una «semplice influenza»?
Solo perché vari esponenti di sinistra temevano una ondata di razzismo verso i cinesi? Sono stati davvero così microcefali da non poter pensare all’una e all’altra eventualità?
Si poteva cioè tutelare quella minoranza asiatica mettendo in guardia dal credere che un cinese, sol perché tale, fosse un untore, e, al contempo, considerare la pericolosità del coronavirus 19.
Nicola Zingaretti e compagni non lo hanno fatto. Forse perché avrebbero esposto il governo amico alle critiche per l’assenza di provvedimenti atti a contenere l’epidemia? O forse perché speravano che non emergesse prepotente la nudità del sistema sanitario, che nel Lazio è stato falcidiato proprio da Zingaretti?
Interessi miseri di bottega, miopia dettata da delirio ideologico, ma magari atteggiamento derivato da una consapevolezza. E già: nel 2017 la Banca Mondiale ha emesso i “pandemic bond” per 320 milioni di dollari. Scadenza fissata al 15 luglio 2020. Allo scatenarsi dell’epidemia i sottoscrittori dei titoli suddetti avrebbero perso una marea di quattrini, magari l’intero capitale. A beneficio della Banca Mondiale. Un bel guaio per chi detiene quei titoli. L’epidemia c’è stata. E il 24 marzo è la data della scadenza delle dodici settimane dalla scoperta dei primi casi di coronavirus 19, una delle condizioni per non rimborsare i suddetti bond.
E dunque, chi negava la pericolosità del coronavirus 19 giocava per gli scommettitori dei “pandemic bond”? Forse sopravvalutiamo taluni politici nostrani. Lorsignori probabilmente non sono neanche sfiorati dal sospetto che questa tragedia sia correlata con la Via della Seta, che tanto disturba gli Stati Uniti d’America e il magnate Soros. È una coincidenza che i Paesi più colpiti dal coronavirus siano Italia e Iran? L’una è lo sbocco europeo di un percorso della Via della Seta, invece Teheran è cruciale per l’altro tragitto cinese, quello che attraversa il Medio Oriente.
Non pretendiamo troppa materia grigia da chi si rifugiava negli aperitivi per non vedere il pericolo. E non trarrà le dovute conclusioni anche dal fatto che in Italia si produrranno le mascherine chirurgiche, visto che gli “amici” europei non ce le hanno mandate. Saranno prive del marchio “Ce”, l’Italia fa da sola, come sempre.
L’Italia, se ne convincano gli internazionalisti, è già fuori da quel comitato d’affari chiamato “Unione europea”.