IL ROMANZO DI ESORDIO DI SARA FOTI SCIAVALIERE, “piacevolissimo, avvincente e intrigante”
di Raffaele Polo______
Il bel libro ‘La Sposa del Chiostro’ .
Applaudiamo con viva soddisfazione all’approdo tra le ‘brave scrittrici’ di Sara Foti Sciavaliere (nella foto) che pubblica con il ‘Raggio Verde’ questa sua opera d’esordio che rispecchia tranquillamente tutti i ‘topoi’ e le finalità positive di questo genere letterario.
Il ‘Romance’ non è solo argomento di disquisizione tra pedanti critici letterari ma è, per molti, una scelta di vita, magari innata e neppure conosciuta. Ma, soprattutto se si possiede un animo sensibile e una cultura mai fine a sé stessa , fatta non solo di date e alberi nobiliari, allora la scelta ci fa belli e siamo tutti per il romance, riscoprendo I viaggi di Gulliver e, magari, la trilogia di Calvino.
Sennò, ci tocca la circostanziata ‘novel’ che sa molto degli storici latini e non ci smuove più di tanto…
L’abilità di Sara, questa volta, è quella di far confluire una appassionante vicenda d’amore in una plausibile scena storica che privilegia la fine del diciottesimo secolo e ambienta nel Salento attuale la vita e le pulsioni dei protagonisti che si muovono in una Lecce (e in una Gallipoli) credibilissima e senza sbavature, più vicina all’attuale capoluogo di Terra d’Otranto di quel che si possa pensare.
Ma, in questo avvincente romanzo, la storia la cultura la tradizione il gusto per i particolari più intriganti sono amalgamati con sapienza e hanno tutto il fascino della riconferma piacevole di ciò che avevamo sentito ma era poi mancata l’occasione per dilungarci sull’argomento…
Un esempio mirabile è la manifattura dei dolcini di pasta di mandorla con la faldacchera, un episodio che, tuttora, fa parte dei più genuini momenti di vita leccese…
Brava, bravissima Sara a non annoiare -mai- il lettore, pur se l’argomento si dipana fra intrighi e conventi, in una realtà cinematograficamente perfetta, dove la sceneggiatura attenta e mai bugiarda rende, da sola, tutto il piacere della contemplazione e dell’immersione in un mondo che se non era proprio così, pure nel nostro immaginario conferma tutto il suo fascino.
Nè la vicenda in sé presenta cadute o stucchevoli indugi: persino la vicenda d’amore è trattata con garbo, pudore e superiorità, in un armonico avvicendarsi verso l’esito finale che, come nella tradizione del ‘romance’ è positivo ed appagante.
Insomma, il viaggio in questa realtà che adombra un verosimile ‘come eravamo’ è piacevolissimo e intrigante. E rivela una scrittrice di razza che, del resto, ha fatto della ricerca storica e dello studio delle proprie origini, il perno essenziale della propria esistenza.
E che, anche nella presentazione d’esordio della sua opera, sceglie di accompagnarci, proprio lei che è una provetta guida turistica, a conoscere il nostro passato, le nostre radici.