ANTONIO ROTUNDO DEL PD C’HA AVUTO UN’IDEA…
di Giuseppe Puppo______“Il cantiere dei lavori per la costruzione del metanodotto nel territorio del nostro Comune è in pieno svolgimento, la conclusione dell’opera è prevista infatti per la prossima primavera” e il capogruppo in consiglio comunale del Pd Antonio Rotundo (secondo da sinistra nella foto, mentre contempla il sindaco Carlo Salvemini in un incontro dell’ultima campagna elettorale) si scopre preoccupato.
Scrive infatti:“La condotta che trasporta il gas naturale dall’approdo Tap di San Foca alla rete nazionale Snam nel Comune di Brindisi attraversa la nostra città per 22,475 chilometri, con un impatto di forte criticità a causa dell’interferenza delle opere di progetto con le colture arboree olivicole che caratterizzano in modo rilevante il territorio dell’entroterra costiero e per l’alta valenza ambientale in presenza di sei siti di interesse comunitario e di un parco naturale regionale”.
Poi aggiunge: “Abbiamo subito la costruzione di questa infrastruttura, il Consiglio comunale infatti si pronunciò contro”.
Che fare? L’emblematico interrogativo di sempre dei rivoluzionari si ripropone dunque nell’evidenza dell’attualità.
Rotundo c’ha avuto un’idea.
Non nuova, per la verità, nemmeno originale, tanto meno e per niente rivoluzionaria, dal momento che andare a chiedere l’elemosina ai padroni non è certo il massimo della dignità.
Però lui l’ha avuta, ben inteso “aldilà delle valutazioni sull’opportunità di Tap”, su cui – e come potrebbe del resto, nel suo partito, primo e originario sponsor politico dell’operazione? – e l’ha esposta ieri in un post sul suo diario Facebook: “Ora la nostra città ha il diritto ed il dovere di chiedere compensazioni con misure di ristoro ambientale e paesaggistico per risarcire il territorio.
Resta il dato oggettivo del pesante impatto sul territorio che richiede alle istituzioni territoriali di attivarsi per chiedere investimenti aggiuntivi, che i governi della precedente legislatura tra l’altro si erano impegnati a riconoscere”, e conclude apodittico: “Evitiamo che il territorio oltre al danno subisca anche la beffa”.
Condividono in due.
Like di quarantaquattro (gatti).
Dodici commenti, fra cui spicca per acume, tempismo e lucidità quello di Federico Massa, storico sodale dei gassificatori e poi avvocato della multinazionale azera: “È ancora possibile, sarebbe doveroso”.
Però, dandogli con enfasi grande spazio, esulta ‘stamattina la grande stampa quotidiana cartacea, che dal canto suo il “ristoro” dalla Tap l’ha già avuto, si sono portati avanti col lavoro, sotto forma di generose inserzioni pubblicitarie.
Nessuno ha chiesto conto al Pd delle sue operazioni e del suo sostegno in favore di Tap e Snam, come pure in tempi più recenti della falsa contrarietà di facciata, anzi, di faccia tosta, tradottasi in atti puramente formali, senza nulla di concreto, così come dei presunti distinguo – tipo la ‘decarbonizzazione’ – che sono serviti solo a fare confusione.
Ora va bene così, mettiamoci tutti in fila con il cappello in mano, sostiene Rotundo.
Ma qual è il “ristoro” possibile per i nostri fratelli ulivi massacrati? Quale per le barriere coralline, e per la flora e la fauna del nostro territorio devastato da un’opera inutile e dannosa, buona solo per le speculazioni di affaristi e lobbysti dell’alta finanza internazionale?
Quale per la desertificazione del terreno?
Quale per l’inquinamento che sta uccidendo in numero sempre crescente e sta deformando i feti dei nascituri fin nel grembo materno qui nel nostro martoriato Salento?
Ci faccia due calcoli, ma così alla buona eh? Rotundo, per favore, così poi ci regoliamo.
Personalmente ritengo che iniziative come quelle di Carlo Salvemini abbiano come obiettivo di depotenziare la miriade di azioni legali e risarcitorio contro TAP/SNAM portate avanti da comuni cittadini.
Ragionate un attimo, qui il comune di Lecce non ha accettato compensazioni, ma ha addirittura proposto un tavolo!
Così facendo ha chiuso un buco legale enorme che si doveva chiudere prima dell’Autorizzazione Unica.
Basta andare a vedere per esempio l’Autorizzazione Unica del GreenStream che è approdato a Gela, in quel documento, le amministrazioni , CONTRARIE, hanno ottenuto compensazioni per centinaia di milioni di €, ma prima della costruzione e come prescrizioni alla Autorizzazione Unica.
La proposta dell’amministrazione di Lecce, guarda caso, arriva a tre mesi da un processo che potrebbe vedere come parti civili decine di persone e associazioni.
Stessa cosa per il tratto SNAM, che passa sotto le case delle persone e il comune di Lecce non se ne è accorto!
Il depotenziamento di queste costituzioni contro il gasdotto è una strategia studiata a tavolino, non è possibile che un bel giorno uno si sveglia e si accorge che non ha preso soldi da SNAM.
Gli argomenti del Comune di Lecce sono privi di qualsiasi ragionevolezza ecologica.
Pensare ancora che i danni ambientali siano “adeguatamente compensabili” si può giustificare solo con l’ignoranza (nel senso non offensivo della parola, ossia “ignorare che cosa ignoro sulla dinamica dei danni ambientali nell’epoca del collasso ecosistemico e climatico, denunciato dall’intera comunità scientifica mondiale”).
Infatti, la letteratura scientifica dimostra che la (pseudo)soluzione degli “impatti rilevanti … adeguatamente compensati” non compensa proprio nulla, perché non incide sulla c.d. “Chronic Disturbance” che ci ha portato ai problemi ecosistemici di oggi (è come presumere che siano “adeguatamente compensabili” gli “impatti rilevanti” che si continuano a perpetrare su un corpo malato).
E’ francamente una pena che la politica non si renda conto di questa trappola e non si accorga dei tempi drammatici di emergenza ecosistemica e climatica che stiamo vivendo. Non si accorga che il corpo della Terra è malato. Non c’è speranza con questi argomenti di para-responsabilità.
Dire no sarebbe stato un atto di coraggio politico da assumere di fronte ai problemi ecosistemici, avrebbe sollevato un dibattito sano sulla sostenibilità; avrebbe assunto come referenza non generici “cittadini”, ma il futuro di decenza che dobbiamo verso i giovani e le generazioni future per indirizzarli verso una visione della politica meno cieca alla distruzione della natura.
La scelta “responsabile” delle “adeguate compensazioni” è solo miopia e mediocrità politica: la mediocrità del “ma” (“vorrei, ma…”; “sono consapevole, ma…”): un film vecchio già visto e rivisto, che ha solo prodotto illusioni. Veramente un peccato imperdonabile.
“Non abbiamo intenzione di trattare alcunché per un’opera che riteniamo illecita. Al contrario degli otto Comuni che hanno davvero battagliato Lecce ha avuto una posizione meno decisa, più defilata su Tap e su Snam, che però sono la stessa opera che sconta le stesse illegittimità, perché non sono stati considerati gli impatti cumulativi, come ribadito anche dal gip. Ecco perché il Comune di Lecce trova comodo ora accomodarsi a un tavolo delle trattative.
Gli altri sindaci invece sono invitati a costituirsi parte civile e a chiedere i danni e lo stop di quest’opera”.
“Invece di mercanteggiare il Comune capoluogo potrebbe costituirsi parte civile nel processo che si aprirà l’8 maggio contro Tap, insieme a noi e alla Regione.
Il fatto che non ci sia stato il sequestro non legittima Lecce a trattare sull’opera.
Forse sfugge che fra tre mesi si apre un processo penale su violazioni paesaggistiche e inquinamento della falda. La vicenda Seveso, anello di collegamento tra Tap e Snam, è ancora aperta e al vaglio del gip visto che il pm ha dovuto chiedere una nuova archiviazione (la precedente era sbagliata perché non notificata alle persone offese, ndr) a cui noi ci siamo opposti. Sarebbe quanto meno opportuno attendere questi passaggi”.
Leggo reazioni polemiche alla nota diffusa ieri da Antonio Rotundo – capogruppo del PD in comune – con la quale si rilanciava il tema delle compensazioni dovute alla comunità in ragione della realizzazione del metanodotto SNAM, relativo al progetto TAP.
considero utile una ricostruzione di quanto accaduto nel tempo – partendo da questa dichiarazione – per ribadire il ruolo avuto dalla mia amministrazione in questa vicenda.
nell’ottobre del 2017 il Consiglio comunale di Lecce si espresse negativamente sul passaggio del metanodotto SNAM
sulla base del parere del dirigente del Settore Pianificazione e Sviluppo del Territorio sussistevano ampie motivazioni di incompatibilità dell’opera con l’assetto ambientale e paesaggistico dei 22 km circa di territorio comunale che sarebbe stato attraversato dal Gasdotto.
oltre ai pareri tecnici la delibera riportava anche motivazioni di altro tenore: la scelta, ritenuta sbagliata, della localizzazione dell’approdo dell’opera a San Foca e la conseguente ferma contrarietà delle comunità locali.
non solo: in delibera erano richiamati i pareri sfavorevoli, espressi in ambito di procedimento di VIA, della Regione Puglia, del Ministero dei Beni Culturali, con le relative motivazioni.
nonostante questo ampio fronte istituzionale di contrarietà alla realizzazione dell’opera – che comprende anche quasi tutti gli altri comuni attraversati dal metanodotto Snam – il Governo e i Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico ritennero di rilasciare la VIA, in quanto considerata di interesse strategico nazionale. Un provvedimento, quello della VIA, che è stato oggetto di ricorsi alla giustizia amministrativa, ai quali ha resistito in giudizio.
oggi quello per l’Interconnessione Tap è un cantiere aperto che attraversa il nostro territorio comunale. E che, come il Comune di Lecce aveva indicato rilasciando parere sfavorevole all’opera, genera un impatto rilevante dal punto di vista ambientale e paesaggistico.
da sindaco – nell’interesse della mia comunità – non posso che ribadire quanto già ci preoccupammo di inserire nella delibera dell’ottobre del 2017: l’esigenza di “stabilire specifiche misure di ristori ambientale e paesaggistico” nei confronti della città di Lecce in caso di realizzazione dell’opera.
giunti a questo punto il mio dovere di amministratore non è assecondare sentimenti di orgoglio ferito o chiusure pregiudiziali motivate da ragioni che, evidentemente, non sono state considerate sufficienti per fermare l’opera. né in sede giudiziaria, né in sede politica.
il mio dovere è partire dal dato di realtà – che vede un cantiere aperto che ha già generato impatti rilevanti – e impegnarmi perché il sacrificio imposto alla comunità leccese venga adeguatamente compensato; adempiendo agli indirizzi ricevuti dal Consiglio Comunale della città. massima espressione della volontà popolare.
Sono così spregevoli insensati bugiardi traditori arroganti presuntuosi nel dire e fare come la vogliamo, che non so come facciamo noi popolo onesto a tenerceli come rappresentanti del disastro ambientale e non solo.
Non ce la fanno proprio a vergognarsi.
Gli auguro di abitare sotto la centrale.
Che schifo.
+++SINDACO, NON SI COMPENSA UN DISASTRO!+++
“Compensare”. Parola che da sola presuppone un errore alla base, un’ inadempienza alla quale bisogna cercare di rimediare senza sforzarsi ad assolvere un obbligo, ma accettando un palliativo, una specie di elemosina che compra il silenzio.
È questo che chiede il sindaco di Lecce, alla luce delle sue recenti dichiarazioni. Un sindaco che, in due anni di mandato, ha taciuto su ogni possibilità di intervento contro l’UNICO progetto Tap/Snam ma che oggi, nell’imminenza della campagna elettorale regionale, viene fulminato sulla via di Damasco e si ricorda improvvisamente che il suo territorio è stato sventrato, violentato, depredato.
Ma non si ribella a questo, no. Così facendo, andrebbe ad urtare la sensibilità di chi quel gasdotto lo ha voluto, dei suoi compagni di avventura politica che da sempre sono al suo fianco, di quelle persone che oggi gongolano nel sapere di avere in pugno lo scranno del capoluogo salentino.
E allora si chiedono “compensazioni”, alla luce di una delibera del 2017 che era solo pubblicità politica (ricordiamo che la quasi totalità dei comuni salentini emise una delibera contraria a Tap/Snam), una delibera che non ha avuto seguito per oltre due anni.
Eppure l’8 maggio ci sarà un processo. Eppure ci sono centinaia di migliaia di euro di multe da pagare per quei cittadini che hanno combattuto e combattono tuttora. Eppure ci sono ruspe che da tre anni devastano il territorio.
Ma il sindaco di Lecce se ne ricorda solo oggi, chiedendo “compensazioni”. Un sindaco, perfetto rappresentante di quella cultura capitalista ed estrattivista che compra il silenzio con qualche spicciolo.
Già lo sapevamo da tempo che questa lotta non è nelle corde di chi preferisce scendere a compromessi piuttosto che lottare per degli ideali. Per questo, preferiamo il silenzio di un’ istituzione debole e inesistente invece della solita retorica pre-elettorale che va a caccia di consensi.
NO TAP, NO A RICHIESTE DI ELEMOSINA. CI SI COSTITUISCA PARTE CIVILE AL FIANCO DEI SINDACI NO TAP. TESTA ALTA E SCHIENA DRITTA. IL MOVIMENTO CULTURALE “VALORI E RINNOVAMENTO” CONSIDERA DA SEMPRE LA TAP UN’OPERA INUTILE, DANNOSA E PERICOLOSA.
Dopo l’ultimo post del sindaco Carlo Salvemini Sindaco di Lecce che parla dei suoi “doveri” di amministratore, ci siamo fermati a riflettere su quale sia il vero dovere di chi amministra una città.
Il sindaco parla dell’interesse della propria comunità:
può una delibera isolata del 2017 essere l’unica azione di contrasto ad un’opera che si insinua nel nostro territorio distruggendo, come Attila, tutto ciò che incontra sul suo cammino? Il sindaco si sente con la coscienza a posto? Ha fatto di tutto per difendere l’interesse della sua comunità?
E se qualche altro atto è stato fatto,quali le ragioni che hanno spinto il Sindaco e la sua amministrazione a non divulgarne i contenuti? Perché non ci è dato sapere quali altre azioni di contrasto sono state effettuate?
E per interesse della comunità noi intendiamo il diritto alla salute, la libertà di vivere in un territorio che non sia alla mercé di una multinazionale che distrugge e conquista per i propri interessi.
Noi ci saremmo aspettati di vedere il sindaco in prima linea nella lotta al progetto TAP-SNAM come hanno fatto altri sindaci, altre amministrazioni e soprattutto liberi cittadini. Ci saremmo aspettati decine di interrogazioni riguardo alle presunte irregolarità di SNAM sul tracciato che passa per il territorio del comune di Lecce. Ci saremmo aspettati un appoggio ai movimenti che lottano contro quest’opera e contro un sistema più ampio che considera la comunità e le persone come semplici numeri e cifre. Ci saremmo infine aspettati numerose campagne informative sul modello estrattivista e sulle conseguenze negative che questo crea nel territorio, o sul fatto che siano stati elusi, in fase di valutazione, tutti i passaggi democratici (vedi Aarhus ed Espoo)come l’accesso generalizzato (FOIA)fatto dal professor Carducci e firmato da associazioni e liberi cittadini.
Di quali vie legali percorse e fallite parla il signor Sindaco? Quelle vie legali viziate da forma a causa dell’interferenza dei ministeri?
E invece, in tutto questi anni, cosa è successo? Da parte dell’amministrazione leccese abbiamo ascoltato un silenzio assordante, una totale immobilità e, in alcuni casi, anche un’avversione nei confronti delle persone che si impegnano realmente per la comunità.
C’è un motivo fondamentale se il governo Conte, anche se per una consultazione di facciata riguardo alla tematica TAP, ha convocato il sindaco di un paesino della provincia, ignorando completamente il primo cittadino del capoluogo, interessato anch’esso dal passaggio del metanodotto.
Probabilmente, le iniziative dell’amministrazione leccese sono state solo un teatrino che non ha nulla di concreto nell’opposizione all’opera. Un tema da sollevare solo alla vigilia di tornate elettorali di rilievo.
Dunque ci chiediamo se chiedere un misero “risarcimento” non sia solo una svendita della salute e della libertà della comunità.
È questo nell’interesse della stessa? Speriamo che la comunità intera si interroghi sull’incidenza che ha avuto questa amministrazione nella lotta a quest’opera inutile e dannosa, se il sindaco e la sua giunta abbiano fatto tutto ciò in loro potere e nel loro dovere per l’interesse della comunità leccese.
+++SÌ, QUELLA CHE CHIEDE SALVEMINI È SOLTANTO ELEMOSINA!+++
Come avviene da sempre, chi porta avanti la battaglia contro il sistema estrattivista di TAP argomenta le proprie affermazioni, a differenza di chi periodicamente si ricorda del gasdotto per semplice interesse politico.
Ed è proprio per questo che vogliano spiegarvi perché quella che il sindaco di Lecce chiama “compensazione” è soltanto elemosina.
L’ultimo gasdotto arrivato sul territorio Italiano, il Green Stream, è approdato a Gela nell’ottobre del 2004.
Con una capacità di appena 8 miliardi di m³, è approdato in un’area industriale estremamente devastata (Non su una spiaggia a forte vocazione turistica), e nonostante ciò è stata forte la battaglia degli enti locali.
Come si può leggere nella VIA del Green Stream, poi riportato in Autorizzazione Unica, l’opera a SNAM è costata CENTINAIA di milioni di euro, con un ampio bacino di compensazioni.
La cosa fondamentale da notare è che tutto questo è stato deciso nei tavoli istituzionali preposti, e le “compensazioni” sono diventate parte integrante delle autorizzazioni con piani specifici “ante operam”.
Per quanto riguarda TAP/SNAM invece, per bocca di intelocutori non proprio disinteressati (vedi l’ex deputato Federico Massa, avvocato in quota PD che oggi difende uno degli imputati nel processo contro TAP), sul piatto ci sarebbero 55 milioni di euro ridotti a 30 per tutto il percorso da San Foca a Mesagne.
Le compensazioni, presentate da SNAM e messe nel cassetto, nello specifico rasentano il ridicolo, e si concentrano in un’espansione della rete di distribuzione del metano per autotrazione, in pratica “pompe” di Metano.
Badate bene, non sconti sul metano, ma solo punti di distribuzione, tutto questo certamente non concentrato solo a Lecce. Punti di distribuzione che non portano alcun vantaggio al territorio.
Quindi fatecelo ribadire: Salvemini chiede ELEMOSINA e in cambio mette in dubbio le richieste risarcitorie di chi la battaglia l’ha fatta veramente.
Sì, la battaglia, un altro punto dolente di questa vicenda: possiamo tristemente confermare che il comune di Lecce, pur avendo 22 Km di gasdotto, pur essendo capoluogo di una provincia martoriata, lamentandosi tardivamente e in maniera pilatesca degli impatti, non ha MAI fatto ricorso contro l’Autorizzazione Unica del tratto SNAM.
Questa è una decisione della Giunta Salvemini inspiegabile, che mette in dubbio la reale possibilità del comune di Lecce di costituirsi parte civile nei procedimenti penali.
È chiaro che Salvemini sta chiedendo l’elemosina sulle spalle di centinaia di leccesi che ora hanno il tubo dentro casa, quei leccesi che dal comune non hanno avuto nessuna risposta per anni e che oggi si trovano un sindaco che prova a tirare un colpo alla botte e uno al cerchio.
Parlare di ristori ancor prima di conoscere l’esito del processo è a dir poco sconcertante, come pure scrivere articoli o libri nei quali si fanno passare come soddisfatte tutte le autorizzazioni, quando poi pende un processo presso il Tribunale di Lecce in cui si contesta proprio la mancanza o non osservanza delle autorizzazioni. Vi pongo un quesito: un ristoro ambientale per un’opera fatta osservando le autorizzazioni prescritte ha lo stesso valore economico della stessa opera fatta SENZA rispettare le autorizzazioni?
Invece di chiedere ristori che la maggioranza dei cittadini rifiuta, sarebbe meglio andare a battere i pugni sui tavoli istituzionali per chiedere più Equità Territoriale per il nostro Territorio, il nostro Sud: dal 2000 ad oggi sono stati sottratti almeno 1.000 miliardi di euro con i quali si sarebbero potute fare tantissime cose senza andare a chiederle alla multinazionale di turno come compensazioni per i disagi e danni arrecati.
Ma c’è anche da dire che certi disagi e certi danni non hanno prezzo.
“Il sindaco di Lecce Salvemini e la senatrice pugliese Barbara Lezzi, prostrati con il cappello in mano per racimolare un po’ di briciole da Tap, sono l’immagine più patetica che si possa vedere oggi. Pensare che i danni ambientali siano ‘adeguatamente compensabili’ non è più giustificabile”.
Così le deputate del misto, Sara Cunial e Veronica Giannone, che già mesi fa avevano denunciato in Procura irregolarità e abusi del cantiere Tap, hanno commentato le dichiarazioni del sindaco e della senatrice pugliese in cui venivano chieste compensazioni economiche per i danni ambientali causati dal cantiere.
“Solo l’ignoranza o la collusione a un sistema vittima della sua stessa avidità, che qui come altrove sta distruggendo il Diritto alla Vita possono spiegare la posizione di questa parte della politica, sempre e incredibilmente, dalla parte sbagliata della storia – affermano le parlamentari -.
Quando costoro scopriranno che i soldi non si possono mangiare, sarà sempre troppo tardi.
Non sono bastati i 19 rinvii a giudizio per opere non autorizzate, ulivi espiantati in maniera illecita, inquinamento della falda acquifera, abusi edilizi e danneggiamento ambientale. Non sono bastate neanche le diffide dell’Unione Europea per le traduzioni ‘elusive’ italiane su VIA, VAS, trasparenza e partecipazione dei cittadini. Mentre il Salento giorno dopo giorno sta cambiando pelle e sorte diventando terra di conquista e di barbarie – continuano – mentre tante famiglie salentine sono costrette a rateizzare le multe per aver espresso il proprio dissenso e diversi cittadini sono a processo per aver provato a difendere il proprio territorio contro una multinazionale che in questi anni si è macchiata di tanti, troppi, reati, c’è chi, invece di lottare per i diritti della cittadinanza, per il rispetto delle leggi e della Costituzione, per la sicurezza e la salute delle persone, baratta tutto questo e la propria dignità con un pugno di soldi macchiati del sangue della loro stessa terra.
Dire no alle elemosine di Tap – proseguono le deputate – sarebbe stato un atto politico di grande responsabilità, utile non solo a sollevare finalmente un serio dibattito sulla sostenibilità, sul futuro e sull’importanza di una legislazione ambientale degna di questo nome, ma soprattutto come segnale verso la cittadinanza tutta e le future generazioni in primis: è tempo di dire basta.
Invece – concludono – ancora una volta si è preferito svendere il nostro Paese piuttosto che contrastare qualche multinazionale che ormai qui detta legge.
Non ci saranno adeguate compensazioni per la coscienza di Salvemini, Lezzi e di tutti coloro che continuano ad accelerare questa corsa verso il baratro”.
La segreteria provinciale del PSI torna a rivendicare e ribadire la necessità dell’avvio di un Tavolo Salento in merito alla realizzazione del gasdotto TAP e metanodotto SNAM.
Il territorio, con un’opera ormai di fatto realizzata, si sta svendendo per una polemica condotta da una pattuglia di irriducibili, prigionieri della loro sconfitta, più preoccupati di non darla vinta per principio, che di accogliere e sostenere una reale opportunità di sviluppo delle rispettive popolazioni.
Non è il caso di ritornare sulla genesi e lo sviluppo di quella che più governi hanno dichiarato “opera d’importanza strategica”, compreso il Conte 1 con i Di Maio, le Lezzi e i Di Battista. Ma non si può ignorare che la iniziale battaglia dell’intero Salento per modificare quel sito sia stata compromessa dal radicalismo di alcune frange minoritarie.
Accanto alle compensazioni ambientali che, come oggi chiaramente ed un po’ tardivamente riconosce il Sindaco di Lecce, sono – forse – ad esclusivo beneficio dei Comuni fisicamente interessati dalle opere (mentre non lo è l’impatto ambientale presente e futuro), secondo il PSI, i sindaci e gli amministratori socialisti, occorre rivendicare da tutto il Salento nei confronti del Governo Italiano l’apertura di un Tavolo Salento che, a fronte del nuovo sacrificio al nostro territorio, destinasse investimenti per sanare le tante emergenze che ci angustiano a cominciare da quelle ambientali (Cerano, discariche abusive sparse, metanizzazione di tutto il patrimonio pubblico, bollette gas più leggere per i cittadini del Salento, SS 275) che riguardano l’intero territorio e non si fermano alla toponomastica dei confini comunali.
Il fondamentalismo di taluno, l’ipocrisia di tal altro, la timidezza condizionata dalle tante campagne elettorali, hanno portato alla situazione attuale: il gasdotto è pronto, le emergenze Salento restano.