DIECI LAVORATORI IN NERO A MATINO
(e.l.)______Percepivano il reddito di cittadinanza, ma lavoravano in una ditta di abbigliamento di Matino, in due, come altri due che prendevano l’indennità di disoccupazione. In tutto sono dieci i lavoratori in nero, su ventotto, scoperti dai Carabinieri in questa azienda, cui è stata sospesa l’attività, oltre a ricevere multe per decine di migliaia di euro, con la collaborazione dell’Inps e dell’Ispettorato del lavoro.
Category: Cronaca
“Lavoratori in nero e col reddito di cittadinanza? Quanto emerso nelle ultime ore in una fabbrica di abbigliamento nel Sud Salento è la dimostrazione lampante del fallimento di questa misura. Pensato come strumento che doveva contribuire a incrociare la domanda e l’offerta di lavoro e dare risposte alla disoccupazione di lunga durata, il reddito di cittadinanza rischia di alimentare sempre di più le cattive prassi”.
Così interviene la segretaria generale della Uiltec di Lecce, Fabiana Signore, a proposito dell’esito dell’attività di controllo dei carabinieri di Matino in un’azienda di abbigliamento.
“Quel che fa rabbia – prosegue la sindacalista – è che non impariamo mai dagli errori del passato. Basti pensare a cosa ha generato nel settore tessile per anni, sul nostro territorio, il ricorso alle mobilità in deroga. I parametri e le modalità sono ovviamente diverse da quelle del reddito di cittadinanza, ma i risultati sono i medesimi: i lavoratori andavano comunque a lavorare in nero, pur percependo i soldi dell’ammortizzatore sociale, perché alcune aziende utilizzavano questo strumento per pagare in nero ed evadere. Così si è prodotto un massacro. Abbiamo già subìto situazioni del genere, la povertà al Sud non si combatte in questo modo. Con questa misura non stiamo aiutando le aziende ad assumere, piuttosto stiamo favorendo il lavoro in nero. Non solo, stiamo contribuendo ad alimentare la concorrenza sleale fra imprenditori onesti, che da anni lavorano per contribuire alla ripresa e allo sviluppo del settore. Rafforzare i controlli per evitare queste e altre cattive prassi, a questo punto, è l’unica via per salvaguardare davvero i lavoratori”.