LE POESIE DI FEDERICO LENZI A LECCE VENERDI’ 10
di Raffaele Polo______
Un autore giovane, giovanissimo, è sempre una piacevole sorpresa: soprattutto per chi decide di pubblicare i suoi lavori, sostenendo la scelta coraggiosa di ‘lanciare’ una prima opera.
E il nuovo anno per la casa editrice I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno si apre con un nuovo percorso di dialogo editoriale e culturale.
Il primo appuntamento è Pubblica Lettura 01 – Il falò della follia di Federico Lenzi (nella foto), I Quaderni del Bardo Edizioni per Amazon, il 10 gennaio 2020, alle ore 18.30 presso il Fondo Verri in via Santa Maria del Paradiso 8 a Lecce.
Introducono Mauro Marino del Fondo Verri e l’editore Stefano Donno.
Presenta il giornalista e critico letterario Angelo Sconosciuto che così sintetizza lo scritto del giovane esordiente, brindisino, di 19 anni, che studia arte a Bologna: “La banalità non merita poesia e Federico Lenzi qui sembra rispondere, con convinta adesione, a quanto Maurizio Cucchi andava affermando circa venti anni addietro.
Si era appena entrati nel nuovo millennio e, notando che «la poesia civile non è genere che goda oggi di particolare fortuna», si diceva «convinto che il poeta abbia anche un dovere di interpretazione e intervento, di critica e denuncia, rispetto alla realtà del suo tempo».
Possiamo parlare, dunque, di sistema nella riflessione poetica di Federico Lenzi?
Sarebbe troppo impegnativo e si caricherebbe di eccesive responsabilità un neomaggiorenne. Con le inevitabili limitazioni dovute alla sua giovane età e con l’ammirazione per le sue numerose e piacevolmente disordinate frequentazioni culturali e letture, sembra di poter intravedere – talvolta in maniera evidente, talaltra in forma accennata – quanto Matteo Lefèvre, qualche anno fa, scrisse a proposito di una bella e controversa voce statunitense, parlando di «una poesia… comprometida, “impegnata”» e ponendo così in luce una «voce… libera e fresca, mai ingessata o annunciata».
È questa freschezza di verso, che consente di descrivere un recinto di valori per la poesia di Federico Lenzi; un recinto ampio con diverse possibilità di essere allargato, non un hortus conclusus che ha il sapore dell’egoismo e della sufficienza, piuttosto che dell’organicità e della necessità di contaminarsi.
Del resto, sono passati appena cinque anni da quando – già fisicamente fuori misura rispetto ai coetanei – Federico Lenzi usciva dalla scuola media, a volte “solo e pensoso”, tirandosi dietro il trolley di libri: immaginavo tanti libri e tanto spazio vuoto in quella valigia. Invece no, con i libri c’erano anche tanti frammenti e lacerti di un discorso che in queste pagine egli ha cercato di comporre in maniera più compiuta. È da credere che siano rimasti nel trolley tanti altri frammenti da elaborare e per questi ultimi il tempo della fioritura sembra già alle porte”.