LA SFIDA DI EOLO LA RISOLVE DE PAUL: CARBONE PER UN LECCE VOLENTEROSO E SCIUPONE
- di Annibale Gagliani______
Quando i calciatori del Lecce e dell’Udinese hanno calpestato il tappeto da battaglia, speranzosi d’un’Epifania lieta, di leccornie e poco carbone, hanno assaggiato l’imponderabilità della natura: per i tre punti si deve battagliare anche contro Eolo, in grado di sferrare sul Salento un vento da oltre trenta chilometri orari.
Il 2020 può cambiare la storia di questo campionato per i giallorossi, con una vittoria che permetterebbe un aggancio a quota diciotto lunghezze all’Udinese, superando Samp e Fiorentina, e mettendo a distanza di sicurezza le sabbie mobili dove Brescia, Genoa e Spal sono vive e vegete.
Liverani dà subito una chance al figliol prodigo Donati sulla destra, che completa il pacchetto arretrato formato da Lucioni, Rossettini, Dell’Orco e Gabriel. A centrocampo il rombo formato da Petriccione, Tachtsidis, Tabanelli e Mancosu, a offendere Babacar appoggiato da Falco. L’Udinese di Gotti oppone un 352 con punte di diamante De Paul, Fofana e Mandragora a centrocampo e un attaccante indigesto per i leccesi in appoggio a Nestorovski: Okaka, match winner nell’ultimo derby di Serie A tra Lecce e Bari, in un’altra epoca, Epifania 2011.
Pronti via e Babacar vuole spaccare il mondo con una rovesciata d’applausi su cross di Donati: fuori di poco. L’inerzia della sfida è già nelle mani dei padroni di casa, che sfruttano il vantaggio delle folate impetuose: al ventesimo doppia occasione Babacar-Mancosu: percussione dell’attaccante senegalese, destro violento dai venticinque metri e traversa a Musso battuto; sulla respinta del montante, Falco apparecchia dal limite per capitan Mancosu, che di fioretto colpisce a giro di destro ed esalta i riflessi dell’estremo difensore bianconero. Poco dopo, ancora Mancosu ci prova dai venti metri sempre col suo piede di piattone, sfiorando il palo sinistro dei friulani.
Il Lecce può mangiarsi l’avversario, ma non riesce a capitalizzare la buona mole di gioco espressa. Un peccato veniale. Nel secondo tempo, cambia il vento e si ribaltano totalmente le gerarchie: l’Udinese avanza con piglio deciso, segnando una rete con Okaka, annullata dal VAR dopo un’attesa biblica, e portando ripetute minacce al fortino di casa prima da fuori con un destro del funambolo De Paul e ancora con Okaka abile a farsi pescare in area da buon rapace.
L’undici di Liverani agisce in contropiede e in due occasioni, nel cuore del match, può far male: sponda di Babacar su cross di Donati dalla destra, cioccolatino per Mancosu che manca l’appuntamento sotto la curva. Ci prova Petriccione al settantacinquesimo con un destro al volo da fuori area, ma è il preludio dell’ennesima notte licantropa: sombrero di De Paul ad eludere l’intervento di Lucioni e Donati, finalizzazione al volo di alta classe in area e incudine sulla partita: 0-1 all’ottantacinquesimo. Si attende una reazione dei giallorossi ma non accade più nulla.
Ennesima occasione persa, terza sconfitta consecutiva, solo quattro punti su ventisette in casa con nessuna vittoria all’attivo. La mancanza del dinamismo di Majer in mezzo al campo è capitale e le prestazioni poco rassicuranti del terzetto titolare in mediana, aggiunta all’estradizione di Imbula, richiedono un intervento di concetto sul mercato.
L’immagine più bella della gelida notte leccese rimane il coro caloroso della curva Nord, che invita i suoi beniamini a non mollare, lottando forti dell’appoggio, più che mai necessario, del dodicesimo uomo.
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