LA CRISI IN MEDIO ORIENTE / DI CORSA VERSO IL BARATRO. GIGANTESCO PONTE AEREO AMERICANO. MASSIMA ALLERTA FRA LE MIGLIAIA DI MILITARI ITALIANI IMPIEGATI NELLE ZONE BELLICHE. PREOCCUPANO PURE LIBANO E LIBIA
(Rdl)______(Aggiornamento delle ore 15.00. Nostre fonti: BBC – CNN – REUTERS – IRIB)______
“La situazione è molto, molto rischiosa, a causa di azioni estreme sia da parte degli Stati Uniti, sia dell’Iran. Entrambe le parti hanno calcolato ciò che l’altra non può permettersi, però al momento sono impegnate in un gioco del pollo pericolosissimo”.
Le parole del segretario agli Esteri britannico Jeremy Hunt – annunciando che l’Inghilterra non può permettersi di restare neutrale, quindi sarà comunque al fianco del suo tradizionale alleato americano – alla BBC fotografano bene la realtà odierna.
Nel lessico angloamericano, il gioco del pollo, o del coniglio, o del pavido che dir si voglia, è esemplificato dalla sfida del film Gioventù bruciata con James Dean del 1955, in cui due ragazzi fanno una corsa automobilistica lanciando simultaneamente le auto verso un dirupo. Se entrambi sterzano prima di arrivarvi, rimedieranno entrambi una magra figura con i pari; se uno sterza e l’altro continua per un tratto di strada maggiore, il primo farà la figura del coniglio, mentre il secondo guadagnerà il rispetto dei pari. Se entrambi continuano sulla strada, moriranno precipitando..
Terribile, ma realistico, con Usa e Iran che stanno correndo verso il baratro.
Si sono svolti questa mattina a Baghdad, trasmessi in diretta dalla CNN, i funerali del generale iraniano Soleimani e del suo principale luogotenente in Iraq, Abu Mehdi al-Mouhandis (nella foto), uccisi l’altra notte dall’attacco aereo americano.
In un’ atmosfera di pesante commozione e tesissima, un lungo corteo funebre di migliaia e migliaia di partecipanti si è mosso imponente, nei quartieri sciiti, fra pianti e invocazioni di morte ai nemici americani. Più tardi, in una zona protetta della capitale, c’è stata la cerimonia ufficiale, cui hanno preso parte molti esponenti iracheni. Ora le salme sono attese in Iran, dove nuove cerimonie sono previste martedì 7.
Mistero fitto su un nuovo raid aereo americano questa notte sempre nei pressi di Baghdad. E’ cominciata anche la guerra dell’informazione. Fonti anonime militari americane riprese senza possibilità di verifica da alcuni mass media hanno annunciato la morte del capo delle ‘Brigate Imam Ali’, Shubul al-Zaidi, smentita però dai militanti iracheni filo iraniani. Altre fonti confermano il nuovo attacco, che avrebbe causato sei vittime fra civili. Il bilancio di quello dell’altra notte è di dieci uccisi, cinque iraniani e cinque iracheni.
Una “dura rappresaglia” è stata annunciata e ribadita dal capo di Stato iraniano, l’Ayatollah Ali Khamenei.
Dal canto suo l’ambasciatore iraniano all’Onu, Takht Ravanchi, ha rilasciato alla CNN la seguente dichiarazione di conferma: “La risposta ad un’azione militare è un’azione militare. Da parte di chi? Quando? Dove? Lo vedremo. Non possiamo rimanere in silenzio, dobbiamo agire ed agiremo, perché c’è stato un atto di guerra contro il popolo iraniano”.
Dichiarazioni del presidente americano Donald Trump: “Non abbiamo agito per iniziare una guerra ma per terminarla. Non vogliamo un cambio di regime in Iran, erò le aggressioni di Teheran nella regione, incluso l’uso di combattenti per destabilizzare i suoi vicini, devono terminare, e devono terminare ora. Abbiamo di gran lunga il miglior esercito del mondo; abbiamo la migliore intelligence del mondo. Se gli americani di tutto il mondo sono minacciati, abbiamo già identificato degli obiettivi. E sono pronto a intraprendere qualsiasi azione necessaria”.
Prosegue un gigantesco ponte aereo americano per l’invio di nuove truppe, e di nuovi mezzi che saranno presto dispiegati, i cieli dell’Europa sono attraversati in queste ore da decine di arei di trasporto truppe, di rifornimento, jet e bombardieri. Interessate le basi americane di Aviano, in Friuli Venezia Giulia, e di Vicenza. Mete le basi americane in Giordania, in Arabia Saudita, in Iraq, in Kuwait e in Libano.
Dichiarazione di questa mattina del ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio: “In queste ore siamo al lavoro come Governo sugli ultimi sviluppi della situazione in Iraq, che ovviamente preoccupano tutto il mondo. In quella regione la nostra priorità è e resta la lotta al sedicente Stato Islamico. Ci sono nostri militari che sono stati gravemente feriti o sono morti per combattere Daesh, in ogni sua forma. Uomini e donne in uniforme che rischiano la vita per garantire la nostra sicurezza. Il nostro pensiero va al loro operato e alla loro incolumità.
Negli ultimi giorni come Italia abbiamo lanciato un forte appello al dialogo e alla responsabilità, invitando a mantenere aperti i canali con tutti gli interlocutori, evitando atti che possano avere gravi conseguenze.
Ma se vogliamo essere davvero incisivi, l’Unione Europea deve saper parlare con una sola voce. Ed è per questo che ho apprezzato l’invito alla moderazione e alla de-escalation dell’alto rappresentante Ue, Josep Borrell.
L’uso della forza non ha mai portato da nessuna parte. Al contrario, ha sempre provocato ulteriore destabilizzazione ed effetti devastanti sia sul piano umanitario, sia su quello migratorio. La comunità internazionale deve guardarsi in faccia e deve parlarsi chiaro, senza ulteriori ipocrisie”.
Il ministro della Difesa italiano Lorenzo Guerini, dopo un vertice con il capo di Stato maggiore della Difesa, Enzo Vecciarelli, ha disposto l’innalzamento delle misure di sicurezza dei nostri contingenti impegnati all’estero, Iraq, Afghanistan, Libano, Libia e chissà dove altro ancora. Le basi sono state blindate, ridotti al minimo possibile gli spostamenti.
Potenziati anche i controlli su obiettivi sensibili in Italia.
Il presidente del Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza, Raffaele Volpi, ha convocato i vertici di tutti i nostri servizi segreti.
Allarme massimo in Libano, dove sono schierati dodicimila uomini delle Nazioni Unite, fra cui un migliaio di Italiani, a protezione di Israele, da possibili attacchi degli Hezbollah sciti filo iraniani.
Si sta surriscaldando anche la situazione in Libia, dove, come è noto, la Turchia ha deciso di intervenire militarmente, a sostegno del così detto ‘Governo di accordo nazionale’ del premier Fayez al-Sarraj. Il suo principale oppositore, il maresciallo Khalifa Haftar, che controlla ampie zone del Paese e che ha già cercato di impossessarsi militarmente della capitale Tripoli, ha chiamato la popolazione alla “mobilitazione generale” e alla “jihad”, cioè “la guerra santa” dei gruppi a lui fedeli
Anche in Libia è in atto lo scontro fra le due grandi fazioni dell’Islam, Sciti e Sinniti; e all’interno della fazione Sunnita, fra i diversi Stati che ne se contendono il controllo.
In tutto questo, sono venute a cadere le bombe americane dell’altra notte a Baghdad, che hanno riaperto il conflitto fra Iran e Usa e questa volta in maniera diretta.______
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Category: Politica