LIBRI / LEGGENDO IL GIORNO DI NATALE “Non finirò di scrivere sul mare”, LA NUOVA BELLISSIMA RACCOLTA POETICA DI GIUSEPPE YUSUF CONTE APPENA PUBBLICATA DA MONDADORI NELLA PRESTIGIOSA COLLANA ‘I MERIDIANI’. I PARALLELI SARANNO POI QUELLI TRACCIATI DA OGNUNO DI NOI, IN UNA GEOGRAFIA DELL’ANIMA
di Giuseppe Puppo______
Ma sai che ognuno c’ha il suo mare dentro al cuore sì
E che ogni tanto gli fa sentire l’onda
Citazione di Luca Carboni, ché le canzoni poesie popolari, musicalità dei versi, spesso sono, e a volte poi raggiungono momenti di loro autonoma intensità, che dire se no di Enrico Ruggeri:
Alberghi chiusi
Manifesti già sbiaditi
Di pubblicità
Macchine tracciano
Solchi su strade
Dove la pioggia
D’estate non cade
E io che non riesco nemmeno
A parlare con me
Nessuno si scandalizzi, o trasecoli, per favore, se oggi, in questo modo, fra poesie e canzoni, ho parlato con me. Ho smesso oggi le paludate vesti del critico, che del resto non mi sono mai state congeniali, e pure quelle quotidiane, forzate, professionali del giornalista, in cui mi presento al mondo tutti i santissimi giorni, di curiosità, e di amore per tutto quello, quel poco, che di bello ancora accade intorno a noi.
La poesia, una di queste. La poesia è forse l’ultima cosa rimasta capace di prendere la mente e far fremere il cuore.
Oggi,
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Con le quattro capriole di vapore acqueo dei termosifoni, fedele alle note editoriali di copertina (“Non finirò di scrivere sul mare”, Mondadori, Milano, 2019, 144 pagg. 18 euro), oggi ho ritrovato “in questo libro, come è sempre più raro che accada, l’ampio respiro di una poesia che riesce a oltrepassare i limiti inevitabilmente angusti dell’io, per muoversi in una ben più ampia libertà di canto”.
Il mio canto libero evocato dai versi di Giuseppe Yusuf Conte, che non smettono di stupire, in un miracolo che si rinnova. Vanno essi a unirsi in un vero e proprio poema, nelle diverse occasioni che, scritte in separate sedi e in diversi periodi, ora vanno a comporlo in un unicum, dedicato al mare.
Lo stile sempre quello, maestoso nell’incedere, con improvvisi lampi di luce vivissima, ma che ora appare ancora più deciso nella maturità espressiva, nella ricchezza dei richiami e nella particolarità delle suggestioni.
Ho scritto anche io, silente, dentro di me, sul mare, sulla Bellezza, sull’amore, sull’impegno culturale e sociale, sul destino dell’eterno ritorno, di noi esseri mortali, appresso a questi versi bellissimi.
Ho ripensato alla rotta tracciata per le giovani generazioni dal Maestro Giuseppe Yusuf Conte: “E’ legittimo usare energie insurrezionali per abbattere un potere ingiusto…La Madre Terra non reggerà un progresso materiale di rapina, come i popoli non reggeranno la rapina sistematica della grande finanza”.
Ho rivisto il mio mare, che è quello di Torre Chianca, marina di Lecce (nella foto), dove da bambino e da ragazzo esercitai la mi educazione sentimentale e dove sapevo tutto, le fosse, le correnti e le maree.
Ho rivisto pure quello dell’estate memorabile fra le distese di sabbia californiane di Nova Siri, la tenda piantata di vedetta alle onde, la pizza la mattina e gli spaghetti a pranzo che non bastavano mai, sempre troppo pochi erano per la fame di vita, cosa vuoi di più, un Lucano? Bene, al chiosco del bar c’era Ciccio che non te lo faceva mancare mai, compreso nel prezzo.
Da giovane, nella Marina Militare, ho navigato oggi di nuovo palmo a palmo la costa della Liguria, da ponente a levante, ho risentito finanche Radio Babboleo che fra gli strumenti della plancia di comando sulla nave annunciava l’avvicinarsi sulla terra ferma di Genova maestosa.
Ma come fanno i marinai?
Intorno al mondo senza amore
come un pacco postale
senza nessuno che gli chiede come va
col cuore appresso a una donna
una donna senza cuore
chissà se ci pensano ancora, chissà.
Io ci penso ancora, a quelle giubbe bianche, d’estate, e blu d’inverno, a quella stagione troppo breve durata un anno e mezzo e ancora oggi mi commuovo, quando ne vedo una, in giro per le strade di città.
Oggi, ho rifatto andata e ritorno, in giornata, ore e ore di autostrada sgangherata e di code ai caselli, il percorso da Torino a Savona, quando mi prendeva la nostalgia, per fare un bagno di pochi minuti, e rimettersi in viaggio subito dopo, on the road again.
E’ strano come a volte ritornino in mente cose che sembravano dimenticate.
La folle corsa in autostrada, finita di notte su un dirupo a strapiombo sul mare, dalle parti di Imperia,
Strana amica di una sera
Io ringrazierò
La tua pelle sconosciuta e sincera.
E o quella notte di Ferragosto sotto ai fuochi d’artificio a Sanremo, ho riprovato come se il tempo non fosse mai passato
“Una dolcezza giù nella vita
che non cambierei con niente
di ciò che appartiene al cielo.
È quando chissà da che, perché cominciano
fra due bocche estranee sino ad allora
i miracoli tiepidi d’aurora
dei baci”
e quest’ultima non è una canzone, è un frammento di una poesia appunto di Giuseppe Jusuf Conte, sta in “Canti di Yusuf Abdel Nur”, da “Canti d’Oriente e d’Occidente”, Il Nuovo Specchio, Mondadori, 1997.
Quelli di questa nuova raccolta bisogna leggerli a uno a uno, personalmente. Fatelo come ho fatto io, e come ha fatto lui scrivendoli, saltando dalle viste dalla casa natia su Porto Maurizio, dal Mediterraneo conchiuso agli oceani infiniti del mondo, a quelle da dentro un bistrot di Nizza, con le ragazze che passano avvenenti, fra gli appunti annotati su di un taccuino
“vanno e vengono sulla Promenade e l’accendono”
e così il tempo si consuma senza fretta:
“Mi arrivano messaggi whatsapp
li leggo e rispondo appena
digitando due parole.
Ho ordinato un altro caffè
alla barista che sembra fatta di miele”.
Beh, basta, ce ne sono decine e decine, di versi memorabili, frammenti di eternità, in questo libro.
Buona scoperta, buona navigazione! Leggetelo fra passato e presente, e alla luce del futuro che non cessa un solo istante di ferirci, in bilico fra ciò che ha fine, e ricomincia.