LA VINCE IL LEONE MIHAJLOVIC 2-3: NATALE AMARO PER I GIALLOROSSI, MA RESTA UN ANNO INDIMENTICABILE
di Annibale Gagliani______
Il leone Mihajlovic al cospetto dei lupi di Liverani. La sfida nella sfida tra Falco e Orsolini sotto gli occhi dei collaboratori di Roberto Mancini. La necessità per il Lecce di allontanare l’incubo ultime piazze dopo lo scalpo della Spal a Torino. Lecce-Bologna ha gli ingredienti giusti per offrire uno spettacolo appassionante a un pubblico distratto dalle divagazioni natalizie.
Inizio di studio per le due compagini, con un Lecce fin da subito volitivo e pronto ad azzannare le tenute mimetiche degli ospiti. Come da copione, il primo squillo è di Pippo Falco, una volta tornato a pieno regime: verticalizzazione per Rispoli, tracciante in mezzo per un Babacar tronfio d’impegno, ma l’appuntamento col pallone salta d’un soffio. Subito dopo il Lecce va in ripartenza con tutti i suoi uomini offensivi: palla a Babacar dal limite dell’area e destro al volo che incenerisce Skorupski: sembra essere il colpo della riconciliazione con la torcida giallorossa, ma il signor Abisso di Palermo con l’ausilio del guardalinee annulla per fuorigioco. Un’ingiustizia morale, data la prodezza balistica all’incrocio dell’attaccante senegalese.
Al quarto d’ora, da un errore in disimpegno di Lucioni, Orsolini imbecca Soriano che a sua volta apparecchia per Palacio a tu per tu con Gabriel: l’estremo difensore carioca ci mette una pezza delle sue. Da capovolgimento di fronte, capitan Mancosu spacca il campo in contropiede, servendo, dopo una corsa palla al piede di oltre cinquanta metri un Tabanelli abile a incartarsi sul più bello. Il Bologna cresce e alza il baricentro, sfiorando la segnatura con un colpo di testa del treccina Palacio e con un destro liftato di Orsolini al volo in area.
Sempre il numero sette rossoblu cerca a più riprese di ubriacare con finte da ala vera il veterano Rossettini, che gli frappone dinanzi un pedigree d’esperienza in grado di ammansirlo.
L’asse Mancosu-Falco-Babacar è in palla nel pomeriggio del Via del Mare e rappresenta un pericolo costante per la difesa delle Due Torri, mentre, dal versante opposto, il trio Sansone-Orsolini-Palacio si ritrova a sbattere con un quartetto difensivo che riesce a prendere le giuste misure agli assaltatori del fortino di casa.
Ma è tutto un fuoco di paglia. Di poco oltre la mezz’ora, sempre il treccina tenta di confezionare una marcatura di testa nonostante la sua piccola statura da un calcio di punizione laterale di Sansone: Gabriel attento e preciso. Ma il Lecce rischia il patra-track a causa della leggerezza del primo disimpegno difensivo: serve il miglior Rossettini per risolvere le beghe dei compagni. Liverani non ne può più: si mangerebbe il pallone se solo potesse. La sua sfuriata a bordocampo risveglia dal torpore i giallorossi.
Tachtsidis s’inventa un tunnel alla Sivori sulla trequarti avversaria e poi sbaglia l’imbeccata per Falco, ma successivamente fa di peggio: apre un’autostrada a Orsolini dopo un passaggio errato dal suo limite dell’area: il Bologna sfiora di millimetri il vantaggio.
Al quarantesimo tutta la tragicomicità di un calciatore che si trova per sbaglio su un campo di calcio e non a El Paso: dopo un faccia a faccia aspro con Tachtsidis, sedato prontamente da Mihajlovic, si avventa inspiegabilmente contro il suo allenatore, consegnando l’immagine più vergognosa dell’anno per i felsinei.
Il Bologna preme più che mai e dopo una doppia occasione con Sansone (interno destro da fuori) e Soriano (colpo di testa in tap-in) ben neutralizzata da Gabriel e un salvataggio prodigioso sulla linea di Petriccione da azione di corner, capitalizza la mole di gioco con Orsolini: palla vagante in area, velo di Palacio e colpo d’opportunismo sotto porta: 0-1 meritato.
Il primo tempo fa calare una scomoda tramontana sugli spalti e nei cuori dei tifosi salentini, che comprendono subito come stia per cominciare un campionato di pura sofferenza nell’imminente futuro.
Alla ripresa serve un Lecce col coltello per cambiare il destino: l’undici di Liverani torna a palleggiare con criterio, sostituendo Tatchtsidis con Shakhov. Mancosu arretra in mediana e il centrocampista ucraino avanza in trequarti. Falco vuole dribblare tutti e a volte ci riesce, ma serve più calma per riprendere in mano le redini del match. Al cinquantaduesimo Babacar si guadagna un’ammonizione per una gomitata in area avversaria, mentre si solleva un venticello che accompagna il ritorno al possesso degli ospiti.
La notte sta per calare al Via del Mare: lancio di Orsolini per il totem Palacio, difesa licantropa sbilanciata, pallone dentro per Sansone, che tenta di superare Gabriel ma non ci riesce, sfera ancora a Palacio che guarda con la coda dell’occhio Soriano dal versante opposto dell’area, passaggio sapiente e punto dello 0-2 della mezz’ala già nazionale.
La curva nord non demorde, continua a incitare i giallorossi, mentre tra gli oltre ventiquattromila spettatori si alza forte l’urlo delle centinaia di tifosi emiliani pronti a parlare di salvezza più che tranquilla, con prospettive Europa League.
Liverani toglie un macchinoso Tabanelli tentando la carta della disperazione: Farias, per un 4-3-3 con mezz’ali pronte a inserirsi a fari spenti. Il Lecce ritorna a dare un senso alla contesa, riversandosi in avanti: serve un colpo di genio per riaprire tutto, come col Genoa, come col Cagliari. Ma non è sempre festa. Al sessantacinquesimo, ci pensa ancora Orsolini a mettere la pietra tombale sui giochi: uno contro uno al limite su Calderoni, lo beve con un doppio passo alla Ronaldo (il fenomeno), bomba sotto l’incrocio di destro: 0-3 sontuoso e ben fatto. I tifosi emiliani cantano sadicamente: “sembra il cinema, sembra il cinema”. Un film horror, per i leccesi.
Orsolini, nazionale, ancora in orbita Juve, un prospetto sicuro a cui affidare la fascia destra negli anni a venire: pressa, corre, copre e segna: cosa volere di più da un’ala?
Al settantesimo, le vene dei supporters salentini si cristallizzano: il Brescia passa in vantaggio a Parma con un rigore di Mario Balotelli. Sorpasso lombardo sulla banda di Liverani, la notizia sembra arrivare sul campo, avvelenando i padroni di casa: all’ottantacinquesimo, in mischia, Babacar realizza il punto dell’uno a tre con un destro al volo in area; al novantesimo, un numero di alta scuola di Farias, che porta palla dal limite e spolvera l’angolino basso alla sinistra del portiere bolognese con un destro chirurgico, riapre il match. Ma è troppo tardi, non si può pretendere di giocare un quarto d’ora e mettere punti in cascina.
2-3 finale ineccepibile, seppur beffardo. Da Parma ci pensa Grassi ad addolcire la pillola del mondo licantropo: 1-1 al fotofinish col Brescia che risparmia la terz’ultima piazza al Lecce. Un Natale amaro per l’ambiente per tutto l’ambiente, ma rimane l’anno indimenticabile trascorso, in virtù degli straordinari obiettivi raggiunti. Ora tocca alla società cercare di rinforzare l’organico a disposizione di Liverani, che dovrà essere bravo a rigenerare psicologicamente il gruppo, reduce da scorie rognose.
Il 2020 giallorosso sarà indubitabilmente un anno di sofferenza e tutte le componenti dovranno essere pronte ad offrire quintali di sacrifico. Un dato è certo: l’ambiente è compatto e non vuole rinunciare a stupire ancora.
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