GIUSEPPI, LUIGI, NICOLA E MATTEO SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI. ANZI, BEN DENTRO. RENZI SI SFILA DAL GOVERNO, DI MAIO SFIDUCIA IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CONTE E ZINGARETTI PER ORA RESTANO SOLI A VOLER FARE I DECRETI SALVABANCHE, MA NEMMENO CI RIESCONO
(g.p.)______Notte di passioni e di fibrillazioni, governo dibattuto da schegge impazzite sull’orlo di una crisi nervi e sempre più traballante.
Matteo Renzi, lui, proprio lui – e nella fattispecie di adesso ha pure ragione – accusa i Cinque Stelle di fare i decreti salvabanche, e aggiunge così un’altra meraviglia alla storia della politica italiana.
Vediamo cosa è successo.
IL MOTIVO DEL CONTENDERE
La situazione della Banca Popolare di Bari, che come il Monte dei Paschi di Siena, Banca Etruria, e Banca Popolare di Vicenza, per citare solo i casi più famosi degli ultimi anni, è da tempo in sofferenza, con i vertici dirigenziali finiti nel mirino dei magistrati e i risparmiatori e i correntisti, bruciati dai titoli tossici e da azioni con sempre minor valore, sul piede di guerra.
Ma, a differenza delle altre situazioni in qualche modo, assai male, per la verità, ‘aggiustate’, ma in un modo o nell’altro curate, con una realtà ancora totalmente aperta e sanguinante
I FATTI DI IERI
Con colpevole ritardo, la Banca d’Italia, che, ricordiamo, fra i suoi compiti istituzionali ha la funzione di controllo e vigilanza sull’attività creditizia, interviene: convoca i vertici della Banca Popolare di Bari, e li destituisce, nominando i commissari per l’amministrazione controllata.
Il governo decide il salvataggio, utilizzando risorse pubbliche, per regalare un salvagente, un materassino di sicurezza attorno all’istituto in condizioni economiche e patrimoniali critiche.
Il presidente del consiglio Giuseppe Conte, che pure prima in serata aveva detto che “al momento non c’è nessuna necessità di intervenire con nessuna banca, il sistema bancario italiano, è in buona salute” cambia rapidamente idea e convoca un consiglio dei ministri apposito nella notte per risolvere la questione.
I FATTI DELLA NOTTE
Il consiglio dei ministri finisce all’alba con un nulla di fatto e, per coprire l’imbarazzo, viene emanato un comunicato generico di retoriche assicurazioni senza niente di concreto.
Nella riunione dell’esecutivo, infatti, Giuseppe Conte e il Pd di Nicola Zingaretti, con il suo ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (nella foto, con il premier), grande esperto di finanza dell’Unione Europea, restano isolati nel loro malcelato intento di salvare la banca barese con i soldi pubblici, per una cifra calcolata intorno ad un miliardo di euro
Italia Viva si sfila.
“La convocazione improvvisa di un Consiglio dei ministri sulle banche, senza alcuna condivisione e dopo aver espressamente escluso ogni forzatura o accelerazione su questa delicata materia, segna un gravissimo punto di rottura nel metodo e nel merito” tuona Luigi Marattin, vicepresidente dei deputati del partito di Matteo Renzi.
“Per anni i 5 Stelle hanno costruito contro di noi la retorica sulle banche: adesso con il Pd votano a difesa di chi avrebbe dovuto ben amministrare”, gli fa chiarissima eco il coordinatore, Ettore Rosato.
I ministri di Italia Viva nemmeno vanno alla riunione.
Luigi Di Maio a questo punto capisce l’improponibilità di quanto stava facendo, o, per meglio dire, stava consentendo a Giuseppe Conte e a Roberto Gualtieri, e rapidamente quanto improvvisamente chiama fuori i Cinque Stelle: è necessaria una riflessione, dice, non si fa per ora proprio nessun decreto. Una sfiducia clamorosa al presidente del consiglio, un’altra, dopo tante chiamiamole così, incomprensioni, degli ultimi tempi.
Le luci dell’alba mandano tutti a dormire, spegnendo i litigi.
I FATTI DI QUESTA MATTINA
Il centro-destra insorge, chiede le dimissioni di Giuseppe Conte per il suo comportamento ondivago e inconcludente.
Il Pd avverte che la sua pazienza ha dei limiti precisi e lo invita a fare quanto era stato deciso.
Italia Viva nega in maniera formale di voler aprire una crisi di governo, che però, nei fatti, già c’è.______
AGGIORNAMENTO SUCCESSIVO nel nostro articolo del 16 dicembre
La Federazione Consumatori Italiana sta seguendo con grande attenzione gli ultimi sviluppi della situazione relativa alla Banca Popolare di Bari. Il decreto per il salvataggio dell’istituto varato dal Governo ed il nuovo fascicolo di indagini aperto dalla Procura di Bari hanno riacceso i riflettori su una vicenda che coinvolge migliaia di risparmiatori, per i quali la Fci chiede la massima considerazione e la piena tutela.
“Nel corso dell’ultimo anno – afferma la Federazione Consumatori Italiana, composta da Aeci, Aiace, Codici e Konsumer – le azioni hanno subito una svalutazione di oltre il 70%. Circa 70 mila risparmiatori si sono ritrovati con titoli che non hanno praticamente più valore e gli scambi si sono quasi azzerati. Gli azionisti sono stati indotti a fare un investimento che in realtà era azzardato e speculativo – sottolinea la Fci – hanno ricevuto prospetti informativi insufficienti, accompagnati da rassicurazioni sulla possibilità di rivendere le azioni che purtroppo per molti non si è concretizzata. Ci auguriamo che il Governo mantenga le promesse che hanno accompagnato l’annuncio del decreto, tutelando realmente e rapidamente i risparmiatori. La nostra richiesta è molto semplice e netta – conclude la Federazione Consumatori Italiana – devono essere rimborsati e, in caso di illeciti, risarciti per il danno subito”.
Questo è anche l’obiettivo dell’azione collettiva avviata dalla Fci. “È da molto tempo che denunciamo la situazione della Bpb – dichiara il Segretario Nazionale di Codici Ivano Giacomelli – abbiamo proposto diverse iniziative per tutelare i risparmiatori. Abbiamo preso parte anche al comitato paritetico che si è costituito per affrontare la vicenda, ma poi ne siamo usciti quando ci siamo resi conto che era una presa in giro per i consumatori. Ci auguriamo che la Procura faccia piena luce sulla gestione della Bpb e che con il decreto approvato dal Governo si volti finalmente pagina, aprendo una nuova fase che porti al rimborso integrale dei risparmiatori”.
Il Presidente di Aeci Ivan Marinelli aggiunge: “Vorremmo, per una volta, che i consumatori non siano le vittime predestinate. Vorremmo, per una volta, che si pensi innanzitutto ai risparmiatori e alle famiglie. Vorremmo anche che, per una volta, ci siano anche dei colpevoli e delle spiegazioni plausibili. Vorremmo anche che, qualora si decida di salvare la banca con i soldi pubblici, lo Stato si impegni a perseguire le giuste responsabilità anche per evitare che nel futuro altri amministratori possano agire alla leggera”.
In questi ultimi giorni, si sono vissute delle vicende che potrebbero risultare decisive per il
futuro dei 70.000 azionisti della Banca Popolare di Bari, un istituto presente in modo capillare
nel territorio pugliese e con una notevole presenza nel sud-est barese e nella Valle d’Itria.
Alla luce delle ultime vicende, che hanno visto il commissariamento degli organismi
amministrativi di Banca Popolare di Bari, l’associazione di consumatori ADUSBEF esprime
preoccupazione mista a speranza per un possibile rilancio strategico dell’istituto barese.
Con decisione comunicata il 13 dicembre scorso, Banca d’Italia, dopo avere preso atto delle
pesanti perdite patrimoniali registrate dall’istituto, ha disposto lo scioglimento degli organi
con funzioni di amministrazione e controllo della Banca Popolare di Bari ed ha contestualmente
deciso di sottoporre la stessa banca alla procedura di amministrazione straordinaria, ai
sensi degli articoli 70 e 98 del decreto legislativo n. 385 del 1993 (Testo Unico Bancario).
A questo proposito, ADUSBEF comunica e precisa, agli occhi dei tanti risparmiatori ed azionisti coinvolti nella crisi della Banca Popolare di Bari, che il recente avvio del commissariamento degli organi amministrativi non corrisponde all’apertura di alcuna procedura concorsuale o fallimentare: almeno per ora, infatti, l’istituto, pure essendo stato privato della sua autonomia direttiva e decisionale, conserva intatta la sua soggettività e personalita’ giuridica ed è in grado di proseguire la sua normale attività di raccolta del risparmio e di erogazione del credito.
Tale periodo di commissariamento da parte di Banca d’Italia – che per previsione di legge dovrebbe di regola durare un anno – costituirà la fase decisiva in cui si comprenderà se vi siano davvero delle effettive ipotesi di rilancio del celebre istituto con sede in corso Cavour a Bari, in quanto ai suoi Commissari Straordinari toccherà l’arduo compito di provare a predisporre le iniziative di ricapitalizzazione della banca gestendo le delicate trattative con i soggetti terzi che in questi ultimi tempi hanno manifestato interesse ad intervenire per un ipotetico rilancio dell’istituto.
Sotto quest’ultimo profilo, alcuni barlumi di speranza per le sorti della Banca Popolare di Bari si sono ravvivati durante il recente Consiglio dei Ministri straordinario di domenica 15 dicembre, nel corso del quale il Governo ha deciso di stanziare ben 900 milioni di euro a favore di Invitalia (una società a capitale pubblico controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze), con la prospettiva di destinarli al rafforzamento del patrimonio della società Mediocredito Centrale e con l’idea di fondo di dare vita ad un grande progetto di una nuova Banca d’Investimento per il Mezzogiorno.
In questo contesto, ADUSBEF e le altre associazioni dei consumatori riunite nella difesa degli interessi degli azionisti di Banca Popolare di Bari hanno inviato un’immediata richiesta di incontro ai Commissari Straordinari, che veda al centro del confronto l’adozione di concrete misure di ristoro per i 70.000 titolari di azioni emesse dall’istituto, le cui quotazioni sono state recentemente sospese sul mercato per eccesso di ribasso.
Lo sportello ADUSBEF di Monopoli resta comunque a disposizione di tutti gli azionisti del territorio del sudest barese che intendano tutelarsi con delle azioni risarcitorie individuali da intraprendere contro la banca, nei cui confronti è ancora possibile sollevare ogni tipo di contestazione rilevante sotto il profilo della violazione degli obblighi generali di diligenza e corretta informazione dei risparmiatori.
Ho voluto essere presente questa mattina alla protesta organizzata da risparmiatori e azionisti della Banca Popolare di Bari per ascoltare le loro preoccupazioni. Ho ricevuto da loro informazioni importanti e preso contatti perché voglio promuovere un incontro tra azionisti, risparmiatori e dipendenti, Governo e Movimento 5 Stelle. È necessario che si vada avanti insieme per un periodo che non sarà ovviamente facile, ma per la prima volta lo Stato è dalla parte dei cittadini e delle famiglie.
In questi anni ci siamo sempre interessati della situazione dell’istituto, dopo essere stati raggiunti da famiglie e professionisti che iniziavano ad essere preoccupati dalla situazione, garantendo loro che con cautela avremmo sempre controllato e mostrato impegno come abbiamo fatto.
L’anno scorso la nostra parlamentare Francesca Anna Ruggero fece un’interrogazione in Aula, chiedendo di controllare a chi doveva farlo.
In un primo momento eravamo forze di opposizione e poi siamo diventati forza di Governo e per senso di responsabilità pubblicamente non potevamo gridare al fallimento della banca, perchè proprio quell’allarme sarebbe stato la causa del fallimento. Abbiamo vissuto in questa difficile situazione mostrando vicinanza e buon senso.
Oggi invece, nonostante come emerge dalle intercettazioni a mezzo stampa il management fosse convinto che anche questa volta il controllo non sarebbe stato un problema per la banca, di fatto poi c’è stato il commissariamento e si è palesata la situazione che tutti sospettavano.
Il governo è intervenuto in tempo record stanziando subito i 900 milioni necessari per salvare i risparmiatori ma contemporaneamente garantendo l’istituzione della banca pubblica degli investimenti, perché sia chiaro il concetto che se una banca deve essere salvata allora deve essere nazionalizzata e diventare dello Stato.
Abbiamo chiesto e preteso relazioni, dati e verbali e l’elenco dei grandi debitori che hanno avuto e non hanno restituito, dimostrato la fermezza necessaria perché la situazione attuale è dovuta alla mancanza di controllo del passato.
Oggi la musica è cambiata e non permetteremo il ripetersi di situazioni simili. Ho partecipato e ascoltato perché è necessario far sentire fisicamente la vicinanza del M5S. Ho ascoltato la voce degli azionisti e quella dei dipendenti.
Mi impegnerò perché ci sia un incontro del Governo e del M5S con tutte queste persone che fino ad oggi abbiamo avuto difficoltà a incontrare, perchè ogni volta che cercavamo un’associazione, un comitato, qualcosa che li riunisse, abbiamo sempre trovato enormi difficoltà a raggiungere tutte le famiglie. Come ho detto anche questa mattina il M5S è dalla loro parte.