#superstar DIVERTE E FA RIFLETTERE. IL SUCCESSO DEL MUSICAL FIRMATO DA NANDU POPU, IVAN RAGANATO E GIUSEPPE PUPPO, ANDATO IN SCENA AL TEATRO APOLLO DI LECCE CON IL CONVINTO CONSENSO DI CRITICA E PUBBLICO
di Giuseppe Mauro______
“Mi è piaciuto molto. Sono stato felice di esserci. Grazie e complimenti”. Così il Magnifico Rettore dell’Università del Salento Fabio Pollice, in prima fila fra i più di quattrocento spettatori del pubblico presente ieri sera nella prestigiosa cornice del Teatro Apollo, ha voluto esprimersi al termine dello spettacolo “Superstar Il Musical”, “il primo musical tutto quanto leccese”, come è stato già definito, una produzione di Vito D’Agostino e Valerio Melcore, per Scena Muta di Copertino.
Uno spettacolo sfrontato, che gioca sempre al rialzo, affrontando attraverso l’insolita unione tra commedia vernacolare e musica, l’eterno duello contemporaneo tra cultura ed intrattenimento, tra “fama” di gloria, e bisogno di contenuti.
Uno spettacolo, poi, che demolisce con dissacrante arguzia lo sterile teatrino compiuto oggi dai talent show, che illudono il pubblico nel cercare talenti per nobili scopi, quando in realtà per loro sono solo altra carne per un’insaziabile avidità, e che parla di tematiche scomode, ma vere, nel quotidiano come la ludopatia; il bisogno spasmodico nel dimostrare il proprio talento; la svendita dei propri valori e radici per niente o poco più, come nel caso delle devastazioni ambientali in atto nel nostro Salento.
La sapiente regia del Maestro Ivan Raganato ha fatto il miracolo di trasformare il frizzante testo teatrale di Giuseppe Puppo in un vero e proprio musical, dai tempi esemplari e dai modi egregi, con protagonista poi, in assoluto, le musiche originali di Nandu Popu, cinque brani inediti, che usciranno a breve anche in play-list, tutti quanti trascinanti, a cominciare da quello trainante, che si chiama, né poteva essere altrimenti, “Superstar”, godibilissimo, e che recita nel ritornello: “Voglio diventare una superstar…“.
Menzione d’onore a parte, per il corpo di ballo, che ha riscosso i maggiori, unanimi e calorosi, apprezzamenti, i giovanissimi Riccardo Greco, Francesco Verdesca, Alisia Mariano, Gloria Rizzo, Martina Spagnolo, Benedetta Spagnolo, Myryam Solombrino, Sara Raganato, Vittoria Verdesca, Adelina Calitu, Agnese Macchina e la loro Maestra e…guida, una sempre dirompente Sophie Guida: anche qui, “nomina sunt consequentia rerum”, per dirla con una delle tante battute del copione.
Tutti bravi gli attori, con le loro interpretazioni che han dato voce e volto ai personaggi.
Sentendo le reazioni del numeroso pubblico presente in sala, la scena che ha riscosso più visibile gradimento, quella del litigio fra gli ‘ziti’ che si ritrovano tanti anni dopo, in cui una scatenata e scatenante Sandra Maggio, alias la Ttina, ha reso in maniera superba e a modo tutto suo, al di là del copione, l’inquietudine tipicamente femminile per “certi amori” che “non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”, insieme al ‘suo’ Ginetto, che dal canto suo sa tenerle testa – ed era difficile – in maniera esemplare, un composto e convincente Fabrizio Rollo.
Ma applausi a ogni scena per tutti.
I “membri e che membri” della giuria del talent, la Mara Buttasangu resa creativamente en femme da Ivan Raganato; il Nagrom interpretato invece in abiti maschili da Simona Di Filippo; la malcapitata Nicole Mela Metti, reinventata con grazia e compostezza, nonostante le pesantezze del testo, da Monia Marulli, citiamo per esempio a memoria: “Godere? Come, godere? Ah, era una metafora?!? Una metafora??? Come si fa a godere con una metafora? Con una meteorina, forse…” ; e l’editore Leo Longa, che ‘parlava’ anche e soprattutto con le espressioni del volto di Stefano Donno.
Superbe le interpretazioni degli impresari del Nord calati nel Salento a tessere le loro trame affaristiche, Il Gatto Clara Camisa, e La Volpe, Cristina Prenner.
Credibile, spontaneo e naturale il personaggio della Segretaria di Produzione, nella rappresentazione di Maria Antonietta Vacca.
Poi le incursioni della Mamma No Tap, impersonata da Emilia Romano; e la giornalista Pennaasfera, che oltretutto aveva un po’ il compito di tenere le fila della rappresentazione, assolto con bravura da Carmen Leo.
E che dire delle ragazze, concorrenti, pardon, candidate, del talent? Sembravano uscite dai profili Facebook che ci sfilano davanti agli occhi, con i loro dialoghi, un po’ intimisti, un po’ polemici, in stile chat di WhatsApp: la danzatrice-parrucchiera Alex, Sophie Guida; la ‘intellettuale’ Matilda, Giulia Spedicato; la studentessa liceale – danzatrice classica Giorgia, Alisia Mariano; e la aspirante cantante – operaia in una fabbrica di dolci, Dolceesalata, Alessia Mariano.
Come sembravano uscite veramente dalla tabaccheria-ricevitoria del popolare quartiere di Santa Rosa le figure di 1×2, resa da Mauro Martina; Gino, Luca Trevisi; le due signore accaniti giocatrici, Patrizia Guido e Ilaria Nestola, e il povero proprietario, Francesco, lo stentoreo e possente Pino Imbriani: “Me sta faciti mpaccire stamatina…Bunde sciati o no? Nde teniti casa?”.
E con la graditissima partecipazione di Chiara Evangelista, che ha interpretato, oltre che alcuni suoi versi, anche veramente sé stessa, con le sue considerazioni sulla poesia.
Tutti quanti sono riusciti nel nobile intento sia di divertire, sia di far riflettere, facendo capire che, più che un quarto d’ora di celebrità, ci servirebbe essere solo noi stessi, senza maschere posticce, nella nostra vita quotidiana, per sentirci ed essere sempre autentiche “star”.