LECCE DR JEKILL E MR HYDE, MA IL GRUPPO HA UN CUORE IMMENSO: 2-2 THRILLING IN RIMONTA NELLO SCONTRO DIRETTO COL GRIFONE
di Annibale Gagliani______
L’occasione da non fallire, un primo set-point che può cambiare prospettive alla stagione di un Lecce neopromosso, ma già in grado di scalfire le certezze delle big della massima serie: il lunch match col Genoa è un antipasto di lotta salvezza pieno d’ingredienti.
Il grifone parte col coraggio di chi sente l’odore del baratro sotto i piedi, i giallorossi sembrano sorpresi dal pressing sulle fasce e dal numero di palloni crossati verso Pinamonti dagli esterni di un 3-4-3 sperimentale ma già gasperiniano, secondo le radici dell’italo-brasiliano impassibile, Thiago Motta.
Il Lecce non riesce ad uscire dal pressing con la manovra ed è spesso costretto a ricorrere a lanci dalla difesa verso il doppio pivot La Mantia-Babacar. L’undici di Liverani è timido, sembra aver subito oltremodo lo smacco del turno di Coppa Italia a Ferrara.
Al diciottesimo, Ghiglione ci prova dal limite dell’area salentina con un destro sbilenco. Nell’azione successiva Babacar sbaglia l’ennesimo pallone di un inizio confusionario nella sua domenica dell’Immacolata.
Al ventesimo Rocchi tira fuori il suo terzo cartellino di giornata, uno per i padroni di casa e due per gli ospiti, confermando una permalosa fiscalità d’altri tempi. Concetto Lo Bello docet. È pur sempre il miglior fischietto italiano, stando alle statistiche dell’AIA.
Alla mezzora un’empia topica di Gabriel, in disimpegno dal limite della sua area, permette a uno degli eroi del triplete interista, Goran Pandev, di tirare una palombella al volo di trivela sinistra che beffa inesorabilmente i cuori dei tifosi leccesi: 0-1 Genoa, meritato.
Il pugno nello stomaco sveglia a sprazzi il Lecce, che si riversa in avanti con spirito combattivo ma privo di ordine mentale. Una mole inspiegabile di disimpegni errati da Petriccione, Tachtsidis, Majer, Rispoli e dal terzetto offensivo, rendono complicata qualsiasi velleità di pareggio nella prima frazione. Ghiglione grazia la difesa leccese con un piatto al volo impreciso su cross dalla sinistra, ma il peggio deve ancora arrivare. Al fotofinish un erroraccio di Majer a centrocampo spalanca il contropiede genoano, concretizzandosi con l’atterramento di Pandev da parte di Lucioni, che oltre al danno riceve la beffa di essere ammonito e squalificato per il Brescia, causa diffida. Capitan Criscito non si lascia pregare e infila dritto per dritto a mezza altezza uno 0-2 sanguinoso nella schiena dei passivi padroni di casa. L’ultima emozione prima del tè caldo o perché no freddo, dato il clima primaverile.
Nel secondo tempo gli oltre ventunomila del Via del Mare si aspettano una reazione feroce ma ragionata da parte del lupo: entra Tabanelli al posto di uno spompato Majer e soprattutto al cinquantesimo rientra Pippo Falco, dopo una scottante assenza, al posto del fumoso Babacar.
Il Lecce rimane morbido nel suo lento incedere e al cinquantasettesimo prende un contropiede disastroso in cui Aguedelo, a tu per tu con Gabriel, fa quasi capitolare del tutto i giallorossi. Provvidenziale il piede sinistro di Gabriel, in questo caso. Vicini all’ora di gioco, Liverani gioca anche la carta Farias, che rileva Shakhov, predisponendo ai compagni un 4-3-3 a trazione anteriore. Al Lecce serve un episodio per rivitalizzare le ambizioni nella sfida, il classico colpo da teatro, e non tarda, poco dopo l’ora di gioco: fraseggio Petriccione-Falco da azione di corner, il funambolo di Pulsano porta palla al vertice alto dell’area di rigore, concedendo una carezza mancina al pallone che si adagia all’incrocio alla destra di Radu: una mimesi delle giocate dei grandi: Robben e Messi, per intenderci. Punto dell’1-2 vitale, che rimette tutto in discussione a mezzora dal termine. Il Genoa rischia di seppellire la contesa subito dopo, con un’occasionissima di Pinamonti in area, poco lesto a chiudere i giochi, sparando alto a tre metri dalla porta.
Il Lecce ringrazia e ci crede. Al sessantasettesimo, Pandev giganteggia in ripartenza, portando a spasso la difesa avversaria. Per lui, la carta d’identità è un dettaglio. Dalla punizione guadagnata Sturaro prova a diventare quello che mai sarà, sparando fuori dal limite. Poco dopo l’episodio chiave del match: Agudelo si guadagna una doppia ammonizione dopo un fallo gratuito nell’area salentina.
Prima di uscire dal campo, l’esterno alto esegue una passerella comica guadagnando un minuto. Ma il karma non perdona: azione successiva, Pippo Falco confeziona un traversone delizioso per la testa di Tabanelli, che frusta il pallone in porta: 2-2 clamoroso e mondi ribaltati in partita, con un Lecce pronto a prendere la posta piena. Liverani si sfrega le mani avendo azzeccato dottamente i cambi. Al settantaduesimo, Pandev va ancora in slalom speciale e si butta in area in cerca del penalty: tutti giù per terra su Striscia la notizia, Rocchi non perdona: ammonizione.
Al settantaseiesimo, Pandev paga cara la colossale ingenuità precedente: lascia i suoi in nove contro undici i compagni, dopo un fallo a gamba tesa su Tachtsidis. Il grifone sente vicina la polvere del baratro, il Lecce ha la ghiottissima chance di chiudere i rossoblu in area e sferrare l’attacco decisivo: tambureggia producendo un’occasionissima con La Mantia che da un cross basso da destra manca l’appuntamento del gol decisivo e con due spari da fuori di Calderoni e Petriccione.
Farias cerca di imitare Zidane a un minuto dal termine, ma senza successo. I salentini hanno in mano le sorti della sfida ma per colpa della frenesia rischia di non mettere l’esclamativo alla rimonta.
Rocchi dà solo tre minuti di recupero, alimentando polemiche giustificate, date le enormi perdite di tempo tra espulsioni e sostituzioni.
I padroni di casa non finiscono l’avversario che conquista l’onore delle armi per aver resistito agli assalti giallorossi con tempra stoica. Rimane l’amaro in bocca alla torcida licantropa, ma analizzando il brutto primo tempo e la timidezza nel carburare nel secondo, con un quarto d’ora abbondante incolore, il punto del pranzo si trasforma in guadagnato. Assenze importanti per il Brescia nel prossimo turno: Petriccioni e Lucioni ma con speranza di riavere nei ranghi Mancosu. Rimane la prova eccellente di Falco, che ha capovolto la partita con giocate sublimi, delle quali il Lecce ha giustificato bisogno.
Thiago Motta trasuda ambigua soddisfazione in sala stampa: «Sono orgoglioso dei miei giocatori, con tutti gli episodi negativi che abbiamo avuto in campo loro sono rimasti uniti e hanno lottato fino alla fine. C’è dispiacere per l’ottimo primo tempo giocato, meritavamo più noi, però usciamo più forti da questa partita. Pandev è un ragazzo per bene, non è un simulatore. Prima di dare un’ammonizione bisogna pensare. Ringrazio Liverani per le parole di stima, un collega conosce bene le difficoltà».
Liverani non nasconde la delusione per la rimonta completa sfiorata, analizzando gli errori dei suoi:
«Forse abbiamo bisogno di fare un riscaldamento di cinquanta minuti, per entrare in partita. Sarà stato l’esordio delle 12:30? Vediamola così. Falco non avevano i novanta minuti per giocare interamente la partita. Pensando al primo tempo, l’atteggiamento, la frenesia di giocare la palla pulita e attaccare la profondità sono mancati e non avevamo subito chissà quanto. Dobbiamo migliorare e vorrei prendere i gol in maniera diversa, evitando certi errori. Ci manca il gestire gli eventi, indirizzandoli. Gli ultimi dieci minuti in nove bisognava capire cosa fare ed era di una semplicità immane. Sono dispiaciuto per il gruppo, sicuramente si salverà per il cuore che ha. In Serie A c’è sempre un tarlo da migliorare. Dobbiamo essere bravi a gestire la pressione della prima vittoria in casa e ripeto dobbiamo imparare a gestire gli eventi nella gara».
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