LIDI BALNEARI, “una strategia per cui lottare”
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Fabrizio Mancarella, imprenditore balneare e Responsabile della sezione Balneari del Dipartimento Turismo del Movimento Regione Salento, ci manda il seguente comunicato______
“Tutti parlano di destagionalizzazione ma, di fatto, i titolari dei lidi sono obbligati a smontare le strutture balneari il 30 ottobre. Un vero e proprio paradosso se si pensa che a San Cataldo le uniche cose che funzionano da sempre sono proprio gli stabilimenti balneari che fanno parte della storia della marina leccese, pertanto è come se ad abbattere non siano solo delle strutture, bensì la storicità della marina stessa!
I sacrifici compiuti nel tempo dagli imprenditori balneari, lottando contro l’assenza delle amministrazioni, sono oggi ripagati con uno stop alla crescita turistica del territorio, continua il Responsabile – il Salento è la “Florida” d’Italia e possiamo continuare ad adagiarci su questo malgrado la penuria di servizi offerti al turista solo perché i nostri luoghi sono naturalmente incantevoli. Questo però non basta: il lavoro di persone come gli imprenditori balneari ha fatto crescere il Salento facendo tornare i turisti ogni anno.
Oggi chi afferma che gli stabilimenti in muratura sono orrendi, dovrebbe ricordare che dietro la calce c’è la fatica di uomini che hanno creduto nelle potenzialità del territorio e hanno dato anima e cuore affinché il Salento potesse brillare di luce propria.
Chi si sognerebbe di abbattere la tettoria in stile art nouveau della spiaggia di Mondello a Palermo, le opere in muratura del Gran Hotel Des Bains del lido di Venezia o ancora i lidi storici di Forte dei Marmu, Capri e di mezza Italia? Le nuove norme europee sfrattano chi ha fatto impresa e costruito in tanti anni di lavoro regalando a poco prezzo le nostre coste alle multinazionali. Nessuno di noi detiene la verità assoluta e il “no” senza se e senza ma non è la sola soluzione per la salvaguardia delle nostre coste. Così facendo ci si continua a scontrare senza risultati importanti per il territorio.
Le verità sono più di una.
Si punta il dito verso un’insostenibilità di tasse, balzelli e regole che devono far di conto con stagioni brevi e che il meteo può accorciare di più. La marina di San Cataldo, proprio in virtù della sua storicità, non meritava l’abbandono e l’incuria in cui oggi versa. Certo, gli operatori avrebbero potuto avere un pensiero sul futuro delle proprie strutture, una visione minimamente strategica, ma cosa opporgli, che investimenti chiedere loro in quel contesto? Oggi forse è giunto il momento di farlo, non certo attivando conflitti, ma chiedendo garanzie, investimenti e contributi atti a far risorgere San Cataldo in chiave di “marina della città” e quindi con interventi ed una visione startegica che la faccia vivere tutto l’anno.
Per il resto, inutile attivare confronti con l’estero, contesti diversi non possono essere equiparati riducendo l’analisi al fatto che su due sponde differenti si tratti comunque e solo di due lettini ed un ombrellone. Il vero confronto utile è quello sul tema della qualità complessiva. Produrre un’offerta di qualità costa e non sempre è premiante considerato il confronto con abusivi, avventurieri e pseudo imprenditori che puntano al guadagno facile.
Ora è il tempo di una visione comune, un’idea per il Salento, una strategia da proporre e per la quale essere disposti a lottare. È anche il tempo di un cambio di pensiero tra gli operatori: Non solo il Salento, ma l’intero Paese versa in un profondo coma dal quale siamo noi a doverlo svegliare”.
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“CAMBIAMO” : OCCORRE PROROGARE LE CONCESSIONI BALNEARI FINO AL 2033
Incontro di “Cambiamo” con S.I.B. – Confcommercio
Si è svolto questa sera presso la sede della Confcommercio, in via Cuicolella, un lungo e cordiale incontro tra Ugo Potenza, Consigliere Provinviale del Sindacato Italiano Balneari, in rappresentanza del presidente Alfredo Prete e Wojtek Pankiewicz, coordinatore cittadino di “Cambiamo”, accompagnato da Gianluca Bruno componente del Coordinamento Cittadino.
Potenza ha illustrato le calde tematiche in discussione per spiegare le gravi difficoltà e le preoccupazioni della categoria tra incertezze normative e danni da maltempo.
Pankiewicz e Bruno hanno assicurato che “Cambiamo” si batterà al fianco dei balneari per ottenere la proroga delle concessioni balneari fino al 2033, così come previsto dalla legge di bilancio del 2018.. Cambiamo rivolge perciò un appello accorato in tal senso non solo al Comune di Lecce, ma a tutte le amministrazioni comunali della Regione Puglia. Cambiamo ritiene impensabile smantellare aziende che operano nel territorio, poiché ciò significherebbe rubare il futuro a migliaia di lavoratori.
“La lotta per la riqualificazione di San Cataldo, marina del Comune di Lecce, comincia con la lotta per la DARSENA. L’abbandono ufficiale di questa struttura compie in questo periodo, 6 anni.
I problemi però cominciano già anni prima. La Posidonia oceanica (erroneamente chiamata “alga”, anche se in realtà è una vera e propria pianta acquatica) è importantissima per la conservazione dell’habitat mediterraneo, ma quando si spiaggia può essere un enorme problema se non si esegue una pulizia regolare della zona che interessa l’ormeggio ed il traffico delle imbarcazioni.
Proprio la posidonia che già cominciava a rendere molto difficoltosa la vita dei pescatori e che iniziava a decimarne la presenza tanti anni fa, ora domina il paesaggio. È stato tagliato fuori e preso in giro chi di darsena e di mare ci viveva. Le loro lotte dimenticate, poi usate ciclicamente a scopo elettorale da destra e da sinistra, ma mai nessuno ha risolto il problema.
Si dice che nel Salento non ci sia lavoro, ma il mare è lavoro ed il mare è una delle nostre grandi risorse. Noi non abbiamo miniere ma abbiamo il mare e la pesca può essere un’ottima soluzione ai nostri altissimi tassi di disoccupazione.
Inoltre la posidonia spiaggiata che ora blocca la darsena potrebbe essere usata (come si è sempre fatto) nei campi agricoli, altra nostra grande risorsa.
Alcune forze politiche hanno proposto un porto turistico e dei lidi dove accogliere i benestanti…noi siamo stanchi di sentir parlare di progetti che vanno incontro ai ricchi.
Noi vogliamo che siano i lavoratori ad essere protagonisti, che si ascoltino le loro esigenze e che ci siano spazi e servizi pubblici per la maggioranza della popolazione, quella che sorregge questa società e ne produce tutti i servizi ed i beni.
Chiediamo innanzitutto che vengano pagati i mensili arretrati, compresi di festività, straordinari e tfr a quei lavoratori che sono stati impiegati nella sorveglianza della darsena e dalle società appaltatrici, a volte gli stessi pescatori impiegati per cercare di comprare il silenzio sui cantieri fermi che dovevano sembrare in qualche modo attivi.
Se si ricostruisse a regola d’arte la darsena, i pescatori ed il personale della struttura non solo potrebbero tornare al loro amato mare ed al mestiere che è la loro vocazione, ma potrebbero svolgere una funzione formativa per alcuni dei tanti disoccupati. Invece oggi si lascia la formazione agli sciacalli che prendono ingenti somme di soldi pubblici e gettano le briciole ai corsisti disperati.
Cambiare si può, su tutti i fronti, ma bisogna avere come obiettivo il benessere della collettività e non gli interessi di chi si arricchisce sulle spalle degli altri, non degli affaristi della politica e dei mercati”.