ALTRA BUFERA PER MICHELE EMILIANO, DI NUOVO INDAGATO IL SUO CAPO DI GABINETTO
(Rdl)______Ancora guai giudiziari per la giunta regionale pugliese di Michele Emiliano, il più recente era quello delle scorse settimane legato alle nomine in sanità.
Ora ce n’è un altro, raddoppiato, visto che già era esisteva un primo filone dell’inchiesta dei magistrati baresi.
Riguarda Vito Ladisa, patron dell’omonima azienda barese; il capo di gabinetto del presidente della Regione Claudio Stefanazzi, 49 anni, di Lecce, e sua moglie, Milena Rizzo, indagati per truffa e abuso d’ufficio, per presunti illeciti nella gestione dei Piani formativi aziendali, finanziati dalla Regione per 1.300.000 euro e realizzati dalla Dinamo, società leccese che si occupa di formazione professionale e di consulenza.
Stefanazzi e Ladisa erano già indagati per presunti illeciti nel finanziamento della campagna elettorale per le primarie del Pd del 2017 del presidente della Regione.
Claudio Stefanazzi ha commentato con un post su Facebook: “Ho scoperto che io e mia moglie siamo indagati, senza però aver avuto alcuna notifica in merito. Io sarei accusato di essere “amministratore di fatto” della società.
Ovviamente non sono mai stato amministratore di fatto di quella società. Ci mancherebbe.
L’accusa riguarda la gestione, da parte della società di cui mia moglie era dipendente fino ad un anno fa, di un PFA, Piano Formativo Aziendale. Il Piano Formativo Aziendale è uno strumento di finanziamento di iniziative di formazione della Regione Puglia a beneficio di tutte le aziende per la riqualificazione delle competenze dei propri lavoratori.
Tutti coloro che richiedono un PFA e che rispettano i requisiti menzionati, vengono finanziati.
Tutta la documentazione relativa al piano, ovvero i calendari dell’attività di formazione, l’indicazione delle sedi di svolgimento, dei docenti, dei discenti, del personale coinvolto oltre alla descrizione del piano formativo e documentazione amministrativo/contabile sono inseriti e custoditi in una piattaforma informatica della regione Puglia, quali atti pubblici…Né pare esservi profili di discrezionalità nella gestione, lato amministrazione pubblica, dei suddetti Piani.
Inoltre la filiera amministrativa preposta alla gestione del Piano è del tutto estranea alla mia sfera di influenza“.
Al riguardo dopo poche ore ha commentato anche Michele Emiliano: “Da una attenta analisi della vicenda che sta interessando il mio capo di Gabinetto non emerge allo stato alcun elemento a conferma delle ipotesi accusatorie. La magistratura ha il diritto/dovere di svolgere tutte le verifiche necessarie, ricordo anche in favore dell’indagato, e quindi si rimane in attesa di conoscere l’esito tutti gli accertamenti per le eventuali determinazioni di mia competenza”.
______
LA RICERCA nei nostri articoli del 10 e 11 aprile scorsi
Emiliano rispetti il lavoro della magistratura. Non spetta a lui assolvere qualcuno prima della chiusura delle indagini e poi cercare di correggere il tiro ‘concedendo’ alla magistratura il diritto d’indagare.
Piuttosto ci saremmo aspettati che chiedesse le dimissioni del capo di Gabinetto Stefanazzi, come fatto in passato per i suoi assessori, anche se non indagati. Ma neanche questo può più fare, dal momento che essendo lui stesso coinvolto in tre inchieste, dovrebbe essere il primo a staccarsi dalla poltrona. Lui e Stefanazzi devono dimettersi.
Ormai è chiaro che gli stia sfuggendo la situazione di mano: il consigliere Cera ai domiciliari con l’accusa di induzione indebita a dare o promettere utilità, l’assessore Ruggeri indagato per corruzione nell’inchiesta sulla nomina del commissario dell’ASP di Chieuti e l’ex assessore Caracciolo su cui ieri abbiamo letto la notizia della chiusura delle indagini con le accuse di corruzione e turbativa d’asta.
Decisamente troppo per chi fa della legalità la sua bandiera.
È necessario che Emiliano venga in Consiglio a riferire su quanto sta succedendo, senza dare vita alle scenate a cui ci ha abituati. In ogni caso, a prescindere da quanto oggi leggiamo sui giornali a proposito dell’indagine, emerge chiaramente un problema nella gestione della Formazione in Puglia. Una situazione che più volte abbiamo sollevato, ma su cui si è preferito far finta di niente. Da anni chiediamo di attivare il monitoraggio per verificare la qualità e l’efficienza degli interventi formativi erogati dagli enti di formazione accreditati. Questo sia per garantire la corretta partecipazione ai bandi regionali che il miglior servizio ai cittadini.
Abbiamo chiesto più volte anche l’introduzione della figura del valutatore indipendente a cui spetterebbero i compiti di verificare la qualità delle politiche della formazione e di elaborare una relazione annuale da presentare in Consiglio, in modo da poter valutare e superare eventuali criticità. Gli enti di formazione hanno un ruolo fondamentale, per questo chiediamo la garanzia che i servizi erogati vengano monitorati e valutati in base alla loro efficacia. Ovviamente niente è stato fatto: come per le nomine si aspettano le inchieste prima di provare a cambiare le cose. Ci chiediamo ma Emiliano con tutti questi componenti della propria maggioranza indagati e sottoposti a misure cautelari, riesce a dormire serenamente o qualche senso di colpa, per le scelte fatte, glielo impedisce?