ESCE UN TESTO SATIRICO DI GIUSEPPE CASTRIGNANO’ SULLA NOSTRA QUOTIDIANITA’ SCANDITA DAI TELEFONI CELLULARI
di Raffaele Polo_______
Conosciamo da tempo Giuseppe Castrignanò, apprezzando soprattutto la sua ironia, il suo modo di guardare il mondo con il capo inclinato e l’occhio socchiuso, in una perenne valutazione di sufficienza e sopportazione verso tutto ciò che ci circonda…
Apprezziamo la sua tenace, incontrollabile volontà di dire la propria, servendosi della pagina scritta, novello Marziale contemporaneo che castigat ridendo mores…(Sì, lo so che la frase non è di Marziale, ma è riportata da Jean De Santeuil).
Apprezziamo soprattutto la sua humanitas che invano cerca di nascondere, sotto le sembianze di uomo duro, che non deve chiedere mai…
Apprezziamo e condividiamo la pietas (le citazioni in latino danno prestigio a tutto il testo…. A proposito, si legge pìetas con l’accento sulla ‘i’) che esprime verso chi è schiavo delle pressioni del mondo contemporaneo, fino a dimenticare la differenza sostanziale che vi è tra homo e vir…Homo è quello che tu hai perfettamente descritto con petto villoso e catena d’oro con crocefisso di dimensioni spropositate. Vir siamo noi, naturalmente: intelligenti e perfetti, giudichiamo e pontifichiamo su tutto e su tutti, perché abbiamo sempre ragione, no?
Poi, in questo breve ma ben articolato testo, irrobustito da rime estemporanee con illustrazioni di Cosimo Martina, attraverso l’argomento del ‘cellulare’ (da cui lo spiritoso titolo ‘Cellulari e cellulariti cerebrali… tra invenzione e realtà’) vi è l’allegoria totale della nostra quotidianità, fatta di Facebook, Instagram, WhatsApp che ci accompagnano in ogni momento della giornata, con l’immancabile telefonino che non ci abbandona mai, neppure quando andiamo al bagno. E guai, guai se dovessimo perderlo o romperlo: una sorta di disgrazia ineluttabile, una perdita irrinunciabile che ci sconvolge la vita, si aprirebbe come un baratro nella nostra per il resto insulsa esistenza.
Si, pensateci bene: cosa saremmo senza quell’aggeggio in perenne contatto col mondo che ci fa dubitare persino che si possa vivere senza; come facevamo cent’anni fa, senza Tv, telefonino e lavatrice?
Castrignanò sorride, ammicca e ci fa ascoltare le conversazioni realistiche che ogni giorno si svolgono nei telefonini vicini a noi, spesso anche nei ‘nostri’ apparecchi che non sono esenti, naturalmente, dallo stupidario generale.
Lo stesso Giuseppe mi ha inviato non meno di sette messaggi nell’arco di tre giorni (media bassissima, rispetto a quelle dei messaggiatori seriali…) per ‘spiegarmi’ gli aspetti di questo suo scritto: che vi è un brano ripreso da ‘Bar Sport, 2000’ di Stefano Benni e che in alcune telefonate l’autore è protagonista o ascoltatore…. Visto, Giuseppe? Ci sei cascato anche tu, in quella sorta di palude che è la cellularite, che ti prende la mano, il braccio e non ti lascia più.
Ma il tuo sorriso, il tuo sguardo ironico con la testa piegata di lato, ti fanno perdonare tutto, veramente tutto. E sono felice che il tuo editore, il bravo Luciano Pagano, abbia pubblicato in bella evidenza questa tua ultima fatica. Unico difetto, credimi, è l’introduzione di Raffaele Polo…
Ma, si sa, non si può sempre essere perfetti!