CHI DI SPINA FERISCE, DI SPINA PERISCE
di Giuseppe Puppo_______ “Chi è qua a contestare dov’era prima con la sinistra che per anni ha rubato i soldi dei Calabresi non facendo niente, non facendo strade, ferrovie, ospedali? Evidentemente è più comodo pensare sia colpa di qualcun altro”.
I comizi di Matteo Salvini sono sempre tutti uguali: dice sempre le stesse cose, per di più sempre allo stesso modo, con la passerella di selfie ad aprire e chiudere, e gli immancabili contestatori.
Pure quello di ieri sera a Soverato, in provincia di Catanzaro, sembrava uguale agli altri.
Sembrava…
“Noi ci stiamo mettendo l’anima per dare un futuro a sessanta milioni di italiani e permettere anche a migliaia di donne calabresi, che per una pessima politica ogni anno devono andare a farsi curare in altre regioni, di rimanere qua a farsi curare in ospedali decenti, con strade decenti, scuole decenti, università decenti. Chi fischia evidentemente non ha problema di liste d’attesa, non fa la statale 106 che non è degna di un paese civile. Dove sono finiti i soldi della Regione, invece di investire in strade, scuole e ospedali? L’abbiamo visto nelle ultime settimane dove sono finiti”.
Ora, la Lega che difende i Calabresi è una meraviglia della politica italiana.
Ma che ha detto poi Salvini, ieri sera, a Soverato?
Niente, non ha detto più niente. Gli hanno staccato la spina. Non metaforicamente come ha fatto lui con il governo: proprio concretamente, quella dell’impianto audio.
‘Eroe’ di giornata, anzi, di nottata, in cui albergava la personificazione della Nemesi (nella foto, il quadro di Alfred Rethel del 1834), tale Ciccio, che, in barba a sicurezza, sicurezze, polizia, polizie, del capo politico della Lega e ministro dell’ Interno, è riuscito nell’impresa, e così l’ha poi raccontata: “Un gesto istintivo e politico. Ero nella parte posteriore del palco e mi sono accorto che qualcuno aveva lasciato le chiavi attaccate al generatore, per di più vicino alle transenne. All’ennesima bugia che ho sentito, ho solo pensato che non se ne poteva più, le ho prese e le ho gettate lontano, sul tetto di un lido vicino”.
Le novità di ieri sera a Soverato non sono finite.
I contestatori, rimasti, grazie al prode Ciccio, dominatori incontrastati della piazza,’stavolta non erano i soliti “figli di papà dei centri sociali che non hanno niente di meglio da fare che venire qua a rompere le palle” , come educatamente li saluta ogni volta dal palco il contestato, no, ‘stavolta erano, almeno in buona parte, attivisti 5 Stelle. E se gli attivisti 5 Stelle lasciano gli sdolcinati flash mob, di cui al massimo erano stati artefici nelle loro proteste, e cominciano a gridare, incazzati, è una meraviglia.
Ulteriore meraviglia, poi, il contenuto della protesta, indirizzata al ‘traditore’, colpevole di aver tradito il ‘contratto di governo’.
Non pareva vero ai Cinque Stelle, dopo aver tradito tutte le impostazioni dell’ex Movimento e tutte le promesse fatte agli elettori, di poter dare a loro volta del ‘traditore’ a qualcun altro.
Dopo una notte siffatta, la giornata di oggi non è stata da meno, quanto a meraviglie.
Due cadaveri politici quali Beppe Grillo e Matteo Renzi hanno ripreso fiato e, in perfetto stile zombie della tradizione magica vudù, hanno ritrovato capitolo in voce, all’unisono, per sostenere l’esigenza di un nuovo governo, in luogo di elezioni anticipate.
Resurrezione, miracolo, meraviglia delle meraviglie.
Domani, vedrete, sarà ancora meglio, o peggio, dipende da come si voglia definire quel che succederà.
Già, che succederà?
Può succedere di tutto, però al momento non è successo niente.
Nemmeno la crisi di governo.
E’ crisi di governo quando arbitro fischia. Se arbitro non fischia, non è crisi di governo.
Arbitro fischia quando il capitano o qualcuno dei suoi giocatori si dimette. E qui non si è dimesso nessuno.
Poi, sugli scenari futuri, qualche indicazione, almeno due, si può ricavare dai libri, di cui Matteo Salvini è apparso nella fattispecie completamente ignaro.
Primo. Nella Storia dell’ Italia Repubblicana non si è votato mai in autunno, e una ragione ci sarà. C’è, infatti: in autunno si fa l’indispensabile manovra finanziaria, da approvare entro il 31 dicembre, pena l’esercizio provvisorio di bilancio, con gravi ripercussioni, ove non la si faccia, e non ci sia un governo a ciò preposto, psicologiche, ma pure pratiche. Insomma, bisogna fare i conti, sempre mettendo poi nuove tasse e aggiungendo ulteriori balzelli per i poveri cittadini: è uno sporco lavoro, m qualcuno lo deve pur fare.
Secondo. Il fattore “tengo famiglia”. Già, il nostro eterno, immutabile, carattere distintivo dell’identità nazionale, teorizzato da Leo Longanesi.
In questo parlamento, appena da poco più di un anno, siedono deputati e senatori del Movimento Cinque Stelle, del Pd e di quel che resta di Forza Italia, che, per una ragione o per l’altra, sanno benissimo che comunque non saranno rieletti.
Non hanno maturato nemmeno il diritto alla pensione, sia pur quella ridotta che ancora spetta. Tengono famiglia. Pur di continuare nella legislatura, altro che dare la fiducia ad un governo del presidente, della Repubblica, o ad un bel monocolore stile prima Repubblica del presidente, del Consiglio, che si presenti alle Camere a cercare i voti, che volete che sia? Pur di restare là, darebbero la fiducia pure ad un esecutivo di zombie. _______
LA RICERCA nel nostro articolo di due giorni fa