“The shining of things. Dedicated to David Sylvian”, DISCO E TOUR DI SERENA SPEDICATO E NICOLA ANDRIOLI. leccecronaca.it HA RIASCOLTATO IL MUSICISTA INGLESE OMAGGIATO, POI HA ASSISTITO AL TRIBUTO LIVE DEI DUE MUSICISTI PUGLIESI NELLA TAPPA DI GIULIANO DI LECCE
di Roberto Molle______
Certi ascolti iniziano per non terminare mai. Di più, sono password che permettono di accedere ogni volta a un livello superiore, facendoci raggiungere gli universi più nascosti di una canzone. Prendono il via in remoti spazi della nostra esistenza, quando le capacità di decodifica di certi suoni sono ancora in via di formazione e si perpetuano per lunghissimi periodi.
Ci danno così l’illusione di aver compreso pienamente l’ordito sonoro, ma ci lasciano anche la sensazione di non essere riusciti a decifrare del tutto parte di un’opera che, a tratti criptica, nasconde frammenti bellissimi, che non verranno mai disvelati, se non vi si accosta con una consolidata predisposizione all’ascolto.
Questo assunto introduce direttamente alla cronaca di un concerto dal vivo dove un gruppo di musicisti ha presentato le canzoni di un disco fresco di pubblicazione dedicato ad un altro musicista.
Il musicista in questione si chiama David Sylvian e a dargli tributo con “The shining of things. Dedicated to David Sylvian” sono stati: la jazz singer leccese Serena Spedicato (eclettica esploratrice di percorsi jazz; non nuova a rivisitazioni personalizzate di brani di musicisti internazionali: è del 2013 il suo tributo al cantautore statunitense Tom Waits, con il disco “MY WAITS – Tom Waits songbook”), e il pianista Nicola Andrioli (pugliese d’origine ma da anni residente in Belgio), coadiuvati dal trombettista scandinavo Kalevi Louhivuori e dal percussionista Michele Rabbia.
Il riferimento agli ascolti di cui sopra si lega benissimo all’esperienza dello scrivente in rapporto alla musica del cantante e compositore David Sylvian, uno dei più controversi ed enigmatici artisti della scena inglese degli ultimi quarant’anni.
Era il 1984 è da poco, all’apice del successo, aveva lasciato i Japan (la band londinese di new wave con inclinazioni glam-pop in cui ha militato per dieci anni) quando pubblica “Brilliant trees”, album bellissimo e opera prima di una carriera solistica che lo vedrà rilasciare sul sentiero della composizione altre gemme di prima grandezza: album divenuti leggendari, tra sperimentazione e incastri di raffinatissimo pop, incursioni nei territori del jazz a rubarne l’essenza e liberarla in composizioni essenziali e ricercate, il tutto tenuto da una voce profonda, calda e delicata, capace di legare l’ascoltatore al filo di un pathos da cui viene difficile staccarsi, in special modo nelle notti insonni con la predisposizione a restare rapiti da suoni e atmosfere sempre più avanti e fuori dal migliore mainstream.
Prepararsi al concerto di Serena e Nicola ha voluto dire rituffarsi in quella musica composta venticinque anni prima e scoprire di averla, all’epoca, esplorata solo in minima parte. “Brilliant trees” è uno scrigno senza fondo pieno di tesori inestimabili.
Ora posso dirlo (allora non avevo ancora gli strumenti) quel disco insieme a “Remain in light” dei Talking Heads e a “3” di Peter Gabriel – non a caso pubblicati tutti tra il 1980 e il 1984 – sono uno splendida prova di creatività e lungimiranza.
Pochi altri riusciranno a raggiungere quei livelli (forse solo Brian Eno che tra l’altro ha prodotto lo stesso “Remain in light”).
Lega quei tre album un file rouge che riguarda le percussioni, tutte a quanto pare ispirate da atmosfere tribali; i suoni, campionati per la prima volta con piglio veramente innovativo, creano ghirigori di atmosfere mai ascoltate prima e riescono a condurre attraverso corridoi sonori a una sorta di trance che trasporta in altri mondi; passaggi dimensionali che hanno come punto di contatto l’Africa nera: misteriosa, affascinante, lussuriosa.
Tra i tanti album pubblicati nella carriera solistica di Sylvian (alcuni vantano collaborazioni stellari: il bassista Mick Karn, già con lui nei Japan; Holger Czukay, storico musicista dei Can, pionieri della scena krautrock; poi altri che non hanno bisogno di presentazioni, da Ryuichi Sakamoto a Robert Fripp, da John Hassell a Mel Collins, e si potrebbe continuare) per realizzare “The shining of things…” Serena e Nicola hanno voluto “attingere” oltre che a “Brilliant trees”, ad altri tre: “Gone to heart” (1986), “Secrets of the beehive” (1987) e “Dead bees on a cacke” (1999); a suggello del tutto, indirettamente, l’aura di Ryuchi Sakamoto è entrata in questo progetto, infatti un brano di “The shining of things…” è proprio “Heartbeat” incluso nell’omonimo album di Sakamoto pubblicato nel 1991, altra multiforme rassegna di suoni e stili che vede la felice partecipazione di personaggi e artisti provenienti dai più diversi panorami musicali e linguistici (tra gli altri: John Cage, John Lurie, Youssou N’Dour, Bill Frisell, Arto Lindsay e ovviamente David Sylvian).
Una rosa di canzoni belle e dannatamente impegnative da riproporre, racchiuse in un disco pubblicato dall’etichetta leccese Dodicilune e presentato in tour per ora nel sudItalia.
Noi di leccecronaca.it abbiamo scelto la tappa di Giuliano di Lecce per saggiare di persona quanto di buono veniva proposto; per la verità con un velato e sibillino desiderio di fare confronti tra i musicisti che erano lì a suonare dal vivo e quelli immortalati tra i solchi di alcuni vinili che nonostante le mode e la tecnologia tengono bene il tempo.
IL CONCERTO
L’opportunità di ascoltare dal vivo “The shining of things. Dedicated to David Sylvian”, il disco di Serena Spedicato e Nicola Andrioli – come al solito quando si tratta di Jazz nel sud Salento – è stata creata dall’associazione Lampus che da anni si prodiga nel tentativo di conciliare eventi musicali (jazz in particolare) e fruizione della bellezza del territorio locale, scegliendo di volta in volta location suggestive a fare da quinte naturali agli spettacoli e ai concerti.
Per l’omaggio a David Sylvian è a chiusura del tour di presentazione è stato scelto Giuliano di Lecce, piccolo centro con poco più di cinquecento abitanti a due passi da Santa Maria di Leuca.
Il palco montato nella piazzetta a ridosso della chiesa di san Giovanni Crisostomo e i giochi di luce mentre si testa il service riportano a stati d’animo vissuti mille volte nelle attese di concerti, grandi o piccoli che fossero.
Un pubblico rispettoso dell’atmosfera creatasi comincia a fluire lentamente, turisti e appassionati di jazz arrivati per l’occasione si può distinguerli facilmente: sguardo curioso e un po’ annoiato i primi, deciso e sicuro i secondi. Di lì a poco Paolo Insalata presidente di Lampus è sul palco emozionato e contento, presenta i musicisti e invita all’ascolto di un concerto esclusivo.
A sinistra del palco seduto al piano Nicola Andrioli, al centro Serena Spedicato e Kalevi Louhivuori con la sua magica tromba, a destra un istrionico Michele Rabbia a percuotere tamburi e a inerpicarsi in virtuosismi giocati in guisa di ritmi campionati, replicati dal vivo con la forza di braccia, mani, dita.
Il concerto si snoda sull’asse della tracklist del disco, uno dopo l’altro i brani scivolano via: “Orpheus”, “Weathered wall”, “Laughter and forgetting”…
Serena nel suo abito rosso tiene la scena splendidamente, eseguendo i brani marchiandoli di un’impronta vocale capace di togliere il fiato.
La sua voce eterea e delicata quasi a sfidare il maestro David attraverso le lusinghe del jazz, smussando quelle tristezze che si liberano dal suono delle parole.
Ancora altri brani: “Forbidden colours” (scritto insieme all’amico Ryuichi Sakamoto e presente anche nella colonna sonora del film “Furyo” con David Bowie e lo stesso Sakamoto protagonisti), “Brilliant trees”, “Heartbeat”… Nicola Andrioli a creare atmosfere soffuse e preludi sui tasti di un pianoforte che non fa rimpiangere il tocco di Sakamoto o di John Taylor.
Michele Rabbia virtuoso percussionista asseconda Serena e Nicola usando le nude man in più di un’esecuzione, poi un’assolo spettacolare come nella migliore tradizione rock e un rientrare nei ranghi assecondando la linea jazz soffusa e intimista.
In chiusura l’eterea “September” e la title track “The shining of things”… la tromba di Kalevi Louhivouri segue per tutto il tempo come un’ombra la voce di Serena e si impenna in più occasioni in solo taglienti e penetranti come lame, riempiendo di splendide sonorità le ferite prima di ricucirle con diavolerie elettroniche collegate a simulare mille altri suoni ancora.
Tutto vola via velocemente, il solo pensiero di un confronto si è volatilizzato.
I dischi di David Sylvian restano lì nel nostro immaginario sonoro protetti dall’amore che solo un pubblico di culto sa. Ma la serata a Giuliano è nata una consapevolezza: Serena Spedicato e Nicola Andrioli possono suonare tutte le canzoni di tutti gli artisti del mondo e uscirne indenni. Sono bravi, profondi, originali._______
La foto è di Rein Skullerud_______
Qui si può ascoltare Serena Spedicato e Nicola Andrioli in “The shining of things. Dedicated to David Sylvian”.